TERAMO Sulla crisi politico-amministrativa del Comune di Teramo, che dopo la richiesta di dimissioni di "Futuro In" al sindaco Brucchi sembra arrivata all'epilogo, interviene Gianni Chiodi, ex sindaco ed ex governatore ma soprattutto padre di quel "modello Teramo" che oggi appare definitivamente tramontato.«Purtroppo sì», concorda Chiodi, che spiega: «I problemi per me erano evidenti già nel 2015 tanto che una sera invitai il sindaco e tutti i responsabili comunali dei partiti a casa per una pizza. Dissi chiaramente che le cose non andavano bene, sia nell'opinione pubblica, sia nei rapporti tra le forze politiche del centrodestra, e che sarebbe stato indispensabile cambiare passo».E che successe?«Se siamo giunti a questo punto... E lì forse ho sbagliato io a non insistere, a non assumere il ruolo di "pungolo". Non l'ho fatto per due o tre ragioni».Quali ?«Innanzitutto non potevo escludere che la mia lettura della situazione politica e delle sue dinamiche fosse errata, anche se a posteriori... Poi non volevo che associassero questo mio "allarme" alla volontà di assumere un ruolo di "garante politico" del centrodestra teramano come avevo fatto dal 1999 al 2014. Qualcuno di loro, per la verità, me lo chiese nei giorni successivi. L'avrei fatto solo se tutti me lo avessero sollecitato. Ed io non volli forzare perché erano, e sono, persone alle quali sono affezionato. Eravamo gli stessi che nel 1999 rinnovarono la classe dirigente teramana, per poi conquistare addirittura la Regione. Quello era un modello di coesione politica e di condivisione di obiettivi di governo di cui io mi sentivo, e ne ero, il garante».Cosa dovrebbe fare ora il sindaco Brucchi ?«Il problema non è cosa "dovrebbe " fare, ma cosa mai "potrebbe" fare in queste condizioni. Oggi il sindaco si trova nella condizione di aver perso il sostegno di gran parte delle forze politiche che lo indicarono come candidato; di non avere, ormai da mesi, la certezza dei numeri in consiglio comunale e, dopo la presa di posizione di Futuro In, di non averli di certo».Ma Brucchi le ha chiesto un consiglio?«Fino ad ora no. In questi anni, qualche volta, mi ha chiesto un parere o un consiglio ma non ricordo se poi l'abbia seguito (terremoto e ricostruzione compresi)».Allora, cosa farebbe lei in questa situazione?«Io mi sarei dimesso per molto meno. Oggi governare una città è difficilissimo. Proprio per questo un sindaco deve poter essere "autorevole" e questa autorevolezza deriva, perlomeno, dal riconoscimento di essa da parte delle forze politiche che ti hanno indicato come loro leader alle elezioni. È una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per poter sperare di governare bene. Non è una questione di numeri in consiglio. Come ho sempre detto, io mi sarei dimesso anche se la maggioranza numerica fosse stata risicata, perché poi sei al "ricatto politico" giornaliero».Cosa sarà del centrodestra teramano dopo Brucchi?«Dobbiamo raccogliere le macerie e ricostruire, ci vorrà qualcuno in grado di rendersi garante di un progetto di governo condiviso».Gianni Chiodi ci sarà?«Certamente sono disponibile ad aiutare chi lo volesse fare, ma non ad essere l'attore principale».