ROMA «Non è un problema che riguarda solo Renzi, al Nazareno può arrivare anche qualcun altro. Il fatto è che la sinistra ha fallito ovunque e fallirà anche alle Politiche». Berlusconi restringe il campo: alle prossime elezioni «sono solo due le squadre in gioco: il centrodestra e i 5 stelle», il Pd «non è più credibile». La sua convinzione è che dopo il successo in Sicilia si vincerà anche l'anno prossimo «con una coalizione compatta e coesa».
IL VIDEO
L'ex premier realizza un video su facebook, in serata invia una nota alle agenzie, poi parla con Musumeci ringraziandolo e garantendogli appoggio pieno. Sente al telefono i suoi e gongola per l'obiettivo raggiunto. «E' la mia rivincita. Un messaggio al Paese e all'Europa, la gente si fida di me», la lettura del voto siciliano che fa il Cavaliere pronto a rilanciare la sua leadership. Un messaggio che potrebbe a suo dire anche riaprire le porte sul contenzioso sulla legge Severino con la Corte di Strasburgo che comincerà ad esaminare il ricorso il 22 di questo mese. «Il vento è cambiato e sono sicuro che ne terranno conto. Noi siamo l'unico argine ai populisti», osserva. L'ex presidente del Consiglio attacca i pentastellati a testa bassa, gente «che non ha mai amministrato nulla». Li accusa di «ribellismo, pauperismo, giustizialismo».
Critica nei confronti di M5S anche Giorgia Meloni ieri tornata in Sicilia per ribadire che la scommessa Musumeci è sua: «Visto che Di Maio dice che vuole confrontarsi con chi vince mi propongo di confrontarmi io con lui... Il Patto dell'arancino e' vincente, qualcuno mi dovrebbe ringraziare», afferma tra le lacrime per la commozione. Il superamento dell'asticella del 5% fa esultare Salvini: «I nostri voti rilancia - sono stati determinanti. Sono sempre più convinto della mia scelta di offrire a tutti i 60 milioni di italiani la nostra proposta politica fondata sull'onestà e concretezza».
Ma il segretario della Lega è pronto a dar battaglia al Cavaliere. Sulla leadership, sui collegi, sul programma, sulla necessità di non demonizzare l'elettorato M5s, anzi di cavalcare alcuni loro temi, a partire dal rinnovamento della classe dirigente. Ma per Berlusconi la strada per arrivare al governo è in discesa. «Con Salvini rimarca al telefono con i fedelissimi - non ci saranno problemi, il candidato premier lo decideremo dopo le elezioni e ci metteremo d'accordo anche sui contenuti dell'alleanza». Ma tra i tre leader le distanze restano. La prova è che l'ex premier rivendica l'apporto di FI: «E' stata determinante. La vittoria di Musumeci è la vittoria dei moderati. Il centrodestra moderato è la sola alternativa a M5S». Non la pensano così Salvini e Meloni. Per entrambi il successo sull'isola arriva da destra, «non si vince al centro». Il prossimo scontro sul candidato alla regione Lazio: FI vuole un moderato e dice no alla candidatura di Pirozzi.
Duello tv, Di Maio si sfila Il leader dem: «Scappi?»
ROMA Lo ha prima cercato, poi ottenuto e infine rifiutato. La breve ma intensa storia del confronto tv tra Luigi Di Maio e Matteo Renzi è cominciata e finita sui social nel giro di pochi giorni. Ed è stato sempre il vicepresidente della Camera a dare le carte salvo tirarsi indietro ieri perché «il Pd è politicamente defunto» e perché «Renzi qualche giorno fa era il candidato premier». E poi? «Il terremoto del voto in Sicilia ha completamente cambiato questa prospettiva - scrive Luigi Di Maio sul blog di Beppe Grillo - Mi confronterò con la persona che sarà indicata come candidato premier da quel partito o quella coalizione».
I GIORNALI
Di Maio sfiducia Renzi stando «a quello che leggo oggi sui giornali» o «secondo le ultime indiscrezioni - che dicono - a breve ci sarà una direzione del Pd dove il suo ruolo sarà messo in discussione». Insomma, pare che i vituperati giornali abbiano avuto il potere di cambiare l'agenda del candidato premier del M5S. Esterrefatta la reazione del segretario dem Renzi che ha parlato di una scusa «ridicola». Secondo l'ex premier Di Maio «ha paura e scappa, semplicemente non è un leader. Io ci sarò. Se ha un sussulto di dignità lo aspetto in studio». Quando Di Maio aveva lanciato la sfida era partita una gara tra Rai e La7 per ospitare il faccia a faccia. Alla fine Renzi aveva accettato la proposta di Di Maio che aveva dettato condizioni iniziali: lo studio di Giovanni Floris, martedì sera su La7. I rispettivi portavoce, Marco Agnoletti e Rocco Casalino, si sarebbero dovuti sentire in queste ore per definire le regole di ingaggio. E invece poi è arrivato il dietrofront del candidato M5s. «Da giorni - continua Renzi - sapevamo che stavano litigando al loro interno dopo i precipitosi tweet dell'onorevole campano ma non credevamo che arrivassero al punto di fuggire così». Il deputato M5S Carlo Sibilia ha detto fra i denti: «Io non avrei invitato proprio Renzi». Ma Di Maio si scrolla di dosso le critiche accampando ragioni basate sui retroscena (quegli articoli che di solito il M5S irride). «A breve - spiega sicuro Di Maio - ci sarà una direzione del Pd dove il suo ruolo (quello di Renzi, ndr), sarà messo in discussione. Il nostro competitor non è più Renzi o il Pd». Questo non spiega però l'abitudine consolidata del M5s di rifiutare tutti i confronti all'americana con qualsiasi avversario. «Di Maio potrebbe essere il nuovo presidente del consiglio - replica Renzi - se vinceranno loro. Mi spiace per i miei figli pensare che gli italiani rischino di essere guidati da un leader che è senza coraggio».
Prende le difese di Renzi, il ministro Andrea Orlando, leader della minoranza che osteggia Renzi: «A Di Maio sfugge che noi scegliamo il leader con metodo democratico». E mentre i renziani associano al nome del candidato M5s l'hashtag #coniglio, anche Maria Elena Boschi, che aveva sfidato Di Maio a duello sul tema banche, attacca: «Il coraggio non è il suo forte».
CONTROPROPOSTA
E a quel punto arriva la controproposta del M5s che offre a La7 Alessandro Di Battista, ma comunque in differita, non in studio assieme a Renzi. In tutto questo Di Maio non rimarrà a digiuno di telecamere e si trasferirà alla concorrenza, dove ha già preso accordi con Fabio Fazio su Rai1. «Da parte della Rai - attacca il renziano Michele Anzaldi - sarebbe un episodio di servilismo senza precedenti».
Anzaldi ricorda anche che «Renzi è stato eletto leader da due milioni di cittadini con le primarie» e invece Di Maio che ora disprezza i dem «a inizio legislatura non disdegnò di ricevere i voti del Pd per diventare vicepresidente della Camera». Ma anche la base pentastellata si è divisa e sui social ha protestato poiché aveva già preparato i pop corn per la serata. «L'arroganza con cui Di
Maio ha detto che non va più al confronto tv con Renzi mi ha amareggiato molto. Una cosa è la protesta, altro è governare» ha stigmatizzato Antonio Di Pietro, considerato amico dei 5 Stelle.