ROMA Esenzione dal meccanismo dell'adeguamento all'aspettativa di vita anche per braccianti agricoli, marittimi e ad alcune specifiche professionalità dell'industria. Questa è l'offerta che oggi il governo metterà sul tavolo in un nuovo incontro con i sindacati sulla scottante materia previdenziale, ma senza la certezza di convincere gli interlocutori: particolarmente scettiche appaiono Cgil e Uil, mentre la Cisl ha un atteggiamento più possibilista.
DUE ASPETTI
L'esecutivo ha scelto di affrontare separatamente i due aspetti della questione: le categorie escluse dall'incremento automatico che dal 2019 dovrebbe portare l'età della vecchiaia a 67 anni, e le eventuali revisioni del calcolo stesso. Sul primo punto la strada scelta è quella di allargare la platea delle attività gravose già incluse nel perimetro dell'Ape social, l'indennità che consente di lasciare il lavoro a 63 anni in attesa della pensione definitiva. Dunque operai agricoli marittimi e addetti ad alcune specifiche attività industriali (come forse la siderurgia) insieme a camionisti, ferrovieri, infermieri che lavorano su turni, facchini, maestre d'asilo, edili, addetti alle pulizie e operatori ecologici si aggiungeranno alla platea dei lavori usuranti in senso stretto (che comprende tra l'altro addetti agli altiforni e alle linee di catene, minatori, autisti di autobus) già esentata dallo scorso anno, fino al 2026 dagli incrementi legati all'aspettativa di vita.
LA PROCEDURA
Quanto ad un eventuale nuovo sistema di calcolo, ed in particolare alla richiesta dei sindacati di tener conto della speranza di vita differenziata per le singole attività professionali, l'indicazione più importante è quella arrivata ieri a livello tecnico dall'Istat. Il presidente Alleva ha giudicato non praticabile allo stato attuale una procedura di calcolo così sofisticata, che richiederebbe di prendere in considerazione non solo le attività in quanto tali ma anche gli specifici percorsi di carriera di chi le svolge. Se mai si farà ci vorrà tempo, ma intanto in un altro incontro che si dovrebbe tenere domani la delegazione governativa proverà a ragionare su modifiche più limitate, come quella che permetterebbe di tener conto nella determinazione dei requisiti anche delle eventuali riduzioni dell'aspettativa di vita. Se non si troverà un'intesa, potrebbe riguadagnare terreno in Parlamento l'ipotesi di un rinvio per legge della scadenza entro la quale l'adeguamento per il 2019 va effettivamente definito (oggi fissata al 31 dicembre).
LE AUDIZIONI
Il capitolo previdenza fa parte del più ampio confronto sulla legge di Bilancio che sta finalmente per entrare nel vivo al Senato. Ieri si sono svolte alcune audizioni: oltre a ai rappresentanti dell'istituto di statistica (che ha dato un giudizio abbastanza positivo sulla ripresa economica in atto) sono stati sentiti quelli delle associazioni imprenditoriali. Confindustria pur esprimendo perplessità su specifiche misure fiscali ha salutato con favore la scelta del governo di non cedere proprio in tema di previdenza. Non particolarmente favorevole la valutazione di rete Imprese che parla di manovra «di manutenzione» dei conti pubblici. L'Abi chiede il ripristino delle norme (saltate) per facilitare lo smaltimento dei crediti deteriorati da parte delle banche.