È corsa contro il tempo per sciogliere il nodo dello scatto a 67 anni dell'età di pensione dal 2019. Il governo è pronto a mettere sul tavolo di confronto con i sindacati la lista dei lavori gravosi da escludere dall'innalzamento: le undici categorie (da maestre a muratori e macchinisti) già fissate dall'Ape social, con un possibile ampliamento per braccianti, marittimi e siderurgici. L'Istat fa intanto notare che per definire le esenzioni «non basta stabilire le categorie», come dice il presidente Giorgio Alleva, ma bisogna anche valutare «durata» e «percorso lavorativo individuale». Non solo: per classificare la diversa aspettativa di vita in base ai diversi lavori servono più tempo ed «un progetto ad hoc». Su posizioni opposte sindacati e Confindustria: mentre i primi non mollano la presa per fermare l'asticella di uscita, per viale dell'Astronomia è «apprezzabile che il governo sia riuscito finora a respingere le richieste in materia di età pensionabile: avrebbero un impatto significativo sul deficit pubblico», afferma il direttore generale Marcella Panucci. Resterebbe in piedi l'ipotesi di prorogare l'Anticipo pensionistico a carico dello Stato, che scade il prossimo anno. Insistono sul fattore tempo Cgil e Uil. Piuttosto delle «non risposte che sta dando il governo», sarebbe meglio studiare un «rinvio», incalza la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, riferendosi ai possibili emendamenti in Parlamento. Bisognerebbe «intervenire prima che scatti l'innalzamento automatico dell'età, con un provvedimento di legge che lo eviti» e poi avere anche «uno sguardo verso il futuro», per facilitare i giovani e le donne. Una sorta di soluzione in due step, sostenuta dal leader della Uil, Carmelo Barbagallo: ossia congelare lo scatto, che il decreto direttoriale entro il 31 dicembre deve assorbire, e contestualmente avviare «una commissione scientifica» per analizzare i diversi lavori. Intanto si continua a lavorare al tavolo tecnico a Palazzo Chigi. Oltre alla questione, oggi all'ordine del giorno, dei lavori gravosi e dei requisiti necessari per poter evitare lo scatto a 67 anni (si dovrebbero prevedere gli stessi paletti inseriti nell'Ape social, ossia l'aver svolto la mansione pesante per almeno sei anni continuativi nell'arco degli ultimi sette), si affronterà nei prossimi appuntamenti il meccanismo di calcolo dell'aspettativa di vita. Un calcolo nel quale tenere conto anche degli eventuali cali dovuti ad una maggiore mortalità, magari ricorrendo ad una media spalmata su periodi più lunghi (ad esempio triennale). I sindacati aspettano di vedere nero su bianco la proposta del governo e, quindi, di fare una valutazione di merito, in vista del tavolo politico e conclusivo già in calendario per lunedì prossimo 13 novembre. Cgil e Uil, dopo il primo incontro tecnico, parlano di «strada in salita», la Cisl invita a guardare anche «i segnali positivi », con «la disponibilità» dell'esecutivo ad affrontare questi nodi. Tutti esprimono però malcontento perché gli altri temi della cosiddetta fase due della previdenza, dalle donne ai giovani, restano fuori in questa fase. Il pressing dei sindacati per allargare la platea delle categorie da salvare è forte e la Flai-Cgil minaccia lo sciopero se non saranno inclusi gli agricoli, i pescatori e gli addetti alla macellazione.