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Data: 07/11/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Crisi in Comune - Gatti pronto a staccare la spina. Oggi l'ultimo atto di Brucchi. Il sindaco: «Mi dimetto se Chiodi si ricandida». Risposta beffarda all'ex governatore: «Rinunci alle politiche e torni a guidare la città. Negli ultimi anni ha parlato solo due volte e sempre per criticarmi»

L'ipotesi: il gruppo ritira gli assessori e va in aula solo per far passare il bilancio, poi abbandona

TERAMO «Il commissario non è sempre una iattura». Questa frase detta ieri al Centro da Paolo Gatti fa capire che ci siamo. Dopo tre anni di stillicidio oggi alle 15.30, nella sala ipogea, potrebbe andare in scena l'ultimo atto dell'era di Maurizio Brucchi sindaco. Il consiglio in seconda convocazione con all'ordine del giorno l'approvazione del bilancio di previsione 2017 potrebbe anche non iniziare affatto, e andrà così se "Futuro in" - il gruppo di Gatti, il più numeroso della maggioranza con i suoi sei consiglieri - deciderà di non garantire il numero legale, avendo Brucchi risposto picche alla richiesta dei gattiani di presentarsi dimissionario in aula. Più probabilmente (dissidenti permettendo) il consiglio si farà e il bilancio verrà approvato con numeri risicati, ma "Futuro in" si chiamerà fuori dall'amministrazione senza alcuna possibilità di tornare indietro e il prosieguo dell'era Brucchi - con appena 10 consiglieri su 33 che rimarrebbero a sostenere il sindaco - diventerà, da difficile com'è ora, impossibile. Gatti, in qualità di vice presidente del consiglio regionale, ieri era a Firenze per impegni istituzionali. E non era affatto di buonumore dopo che gli hanno riferito il modo un po' beffardo in cui Brucchi (vedi pagina a destra) ha risposto all'invito a dimettersi fattogli pervenire, attraverso il Centro, da Gianni Chiodi. «Mi sembra che vada sempre peggio», dice il leader di "Futuro in", «le dichiarazioni in risposta a Chiodi mi sono sembrate fuori luogo e un po' volgari. Al sindaco è stata fatta una richiesta, argomentata e motivata; lui ha risposto in modo sprezzante ma senza fornire argomenti politico-amministrativi. Quanto al comunicato di sabato del vice sindaco Dodo Di Sabatino, relatore del bilancio, l'ho trovato insultante. E non mi pare intelligente insultare sei consiglieri che devono votare il documento di cui sei il relatore... In quella nota si parlava di "metamorfosi kafkiana" riferita a me. E allora lui? Lui che fin quando non è rientrato in giunta parlava di amministrazione e giunta di basso livello, mentre adesso va tutto bene? Faccio notare che questa non è una gara a chi si offende di più, dovrebbe essere una gara a chi ragiona di più: i consiglieri di "Futuro In" hanno espresso una posizione assolutamente legittima, nel rispondere ci vorrebbe una certa continenza».Se gli si chiede cosa faranno i suoi oggi, però, Gatti glissa. «Rientro a Teramo in tarda serata, domani (oggi, ndr) vedremo il da farsi. A chi mi ricorda ossessivamente che mi sono espresso contro il commissariamento del Comune rispondo che il commissario non è sempre una iattura. Lo era mesi fa, perché 500 giorni di commissariamento sono una cosa... e adesso sarebbe ben altra cosa. Il valore a cui tendere, e forse qualcuno non lo ha ancora capito, non è che Brucchi faccia il sindaco, ma che la città abbia un'amministrazione legittimata e capace. Non ha senso che Brucchi faccia l'ultimo giapponese. Non è solo? Ma chi lo sostiene totalizza 10 consiglieri su 33, siamo lontani dai 17 che servono per avere la maggioranza...».Una cosa è certa, la rottura è conclamata e insanabile. Oggi è probabile che "Futuro in" ritiri i propri assessori prima del consiglio e che i suoi consiglieri vadano in aula solo per far passare il bilancio, dichiarando che è l'ultima seduta alla quale partecipano. Ma, vista l'aria che tira, non è da escludere del tutto l'ipotesi più rapida e clamorosa: cioè che il consiglio salti, e con esso il bilancio.



Il sindaco: «Mi dimetto se Chiodi si ricandida». Risposta beffarda all'ex governatore: «Rinunci alle politiche e torni a guidare
la città. Negli ultimi anni ha parlato solo due volte e sempre per criticarmi»

TERAMO «Mi dimetto se lui si ricandida a sindaco». Maurizio Brucchi risponde con una battuta provocatoria al suo predecessore Gianni Chiodi che, condividendo la presa di posizione di "Futuro in", ne ha prospettato la conclusione anticipata dell'esperienza amministrativa alla guida del Comune. Per il primo cittadino il ritorno dell'ex governatore, che lasciò l'incarico in municipio per candidarsi alla presidenza della Regione nel 2008, «sarebbe un bel segnale, in un momento difficile per la vita della città, che rinunciasse all'aspirazione di essere eletto in parlamento». Chiodi, sottolinea il sindaco, «avrebbe l'autorevolezza e le competenze per ricoprire un ruolo che ha già svolto rimettendo insieme tutte le anime del centrodestra».Al di là della «piena disponibilità» nei confronti dell'ex primo cittadino che lo nominò assessore ai lavori pubblici, Brucchi non intende farsi da parte. Anzi, non ha gradito e non condivide le considerazioni di Chiodi seguite alla lettera aperta indirizzatagli dalla lista civica che fa capo a Paolo Gatti. «Abbiamo idee diverse della città», sottolinea, «loro vogliono il commissariamento, io ritengo che sia dannoso e che serva un governo politico». Brucchi tiene a ricordare che qualche mese fa tutti gli alleati, compresi i gattiani, la pensavano come lui. «Nessuno ha voluto che mi dimettessi a giugno o a settembre quando la situazione era anche peggiore», fa notare, «non vedo perché dovrei farlo ora». Il sindaco rivendica i suoi successi elettorali. «Ho vinto due volte, anche quando il centrodestra perdeva ovunque», afferma, «non capisco cosa sia cambiato e perché ora non sarei più capace, a meno che alla base di tutto questo non ci siano le prossime elezioni politiche».La situazione, sebbene complicata, secondo lui non è così critica come la descrive Chiodi. «Non è vero che ho perso il sostegno degli alleati», chiarisce, «la maggior parte dei gruppi mi hanno ribadito piena fiducia». A togliergli l'appoggio, oltre a Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale, è stata la lista civica di Mauro Di Dalmazio che, rileva il sindaco, è vicino all'ex governatore. «Mi sono rivolto a lui e al senatore Gaetano Quagliariello che è il suo riferimento nel movimento Idea per ricucire i rapporti con "Al centro per Teramo"», racconta Brucchi, «ma non ho visto alcun risultato in questo senso». L'unica richiesta esplicita di dimissioni dai ranghi della maggioranza, invece, è arrivata al primo cittadino proprio dai gattiani. Per il sindaco, insomma, la presa di posizione del suo predecessore è quanto meno inopportuna anche perché Chiodi, oltre che ex governatore e leader della coalizione che concepì il "modello Teramo", è anche esponente del suo partito, Forza Italia. «E' singolare che mentre in Sicilia si vince», osserva Brucchi, «a Teramo si chiedano le dimissioni di un amministratore che sta dalla stessa parte: dal presidente emerito della Regione ed ex sindaco mi sarei aspettato un atteggiamento pacificatore e non di chi sparge benzina sul fuoco».La conclusione è polemica: «Negli ultimi quattro anni Chiodi si è sentito solo due volte, e in entrambe le circostanze per criticare me e l'amministrazione».

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