L'AQUILA Abruzzo cerniera tra Nord e Sud o regione in grande crisi anche rispetto al Mezzogiorno? È l'interrogativo attorno a cui ruota il dibattito sul rapporto Svimez 2017 che contiene il confronto tra i dati 2016 e 2015. Un'analisi che ha certificato un lieve calo del Pil (-0,2%), a fronte della crescita in altre aree: Campania (+2,4%), Basilicata (+2,1%), Molise (+1,6%), Calabria (+0,9%), Puglia (+0,7%), Sardegna (+0,6%), Sicilia (+0,3%). Se l'assessore regionale al Bilancio Silvio Paolucci ha valutato positivamente il trend («L'Abruzzo si conferma terra cerniera tra Nord e Sud, con dati che la pongono nettamente al di sopra dei valori registrati nel resto del Mezzogiorno e che guardano al centro Italia»), sono molto più cauti i commenti delle parti sociali. Gli industriali, attraverso il neo-riconfermato presidente Agostino Ballone, chiedono maggiore coraggio: «Variazioni così minimali non possono orientare le scelte di carattere economico. Questa timidezza nello spostamento degli indici presuppone la stessa timidezza anche dei provvedimenti legislativi che evidentemente non sono da stimolo per l'economia. Diamo questa chiave di lettura: serve più coraggio nelle scelte che la Regione deve mettere in campo. Penso alla riduzione del carico fiscale, alle addizionali Irpef e Irap che sono già penalizzanti per gli industriali. E poi serve la messa in campo immediata dei fondi europei, alcuni ritardi stanno frenando l'economia».
Daniele Becci, presidente di Confcommercio Pescara, sostiene che la verità sta nel mezzo: «Dei piccoli segnali di ripresa, in alcuni settori, ci sono, ma non risolvono una situazione compromessa da anni. Ne occorrono di più consistenti: il ritorno a una progettualità, ma soprattutto la realizzazione degli investimenti come il Masterplan e l'utilizzo pieno delle misure previste per le ultime calamità. Al momento manca una risposta concreta del sistema. La burocrazia ci sta ammazzando. Non sono né tra i pessimisti né tra gli ottimisti, ma non abbiamo i segnali positivi di altre regioni: l'area di Milano cresce di 4,1 punti. C'è chi è ripartito con la Ferrari e chi con il motorino, ma dobbiamo venire fuori dalle polemiche politiche».
IL SINDACATO
Sul fronte sindacale le valutazioni sono più impietose. Per Michele Lombardo, segretario Uil, la regione «è poco attraente e competitiva, alle prese con un'insicurezza di fondo e che, dunque, ha bisogno di una spinta decisa per tornare a crescere in maniera solida e costante». «A fronte di un reddito pro capite e di un'occupazione rimasti stabili - commenta Lombardo - siamo in presenza di un Pil che arretra e di una propensione al risparmio che torna a crescere. In altri termini, c'è una sfiducia ancora molto diffusa verso il futuro, dovuta al tracollo della piccola e media impresa, che rappresenta la spina dorsale della nostra economia, e a numerose crisi aziendali ancora aperte, a partire da Honeywell e Hatria, con migliaia di posti di lavoro a rischio. L'Abruzzo deve tornare ad essere attrattivo e competitivo, per fare in modo che le aziende che investono possano rimanere nel tempo. Rimane ancora troppo lenta la cantierizzazione del Masterplan, lo stesso vale per le cosiddette Zone economiche speciali».