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Data: 09/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Nessuna tregua tra parenti e Prefetto

«Le risposte che cercate le darà la magistratura. Noi tutto quello che potevamo e dovevamo fare l'abbiamo fatto. I soccorsi sono partiti in tempo, appena ricevute le segnalazioni. Non abbiamo colpe». Ha detto così il prefetto Francesco Provolo, ieri mattina, a una rappresentanza dei familiari delle 29 vittime dell'hotel Rigopiano, nel corso di un incontro a Palazzo dei Marmi. Erano presenti anche il questore Francesco Misiti e il vice prefetto Carlo Torlontano. Un faccia a faccia che i parenti desideravano da tempo, reso urgente dall'imminente trasferimento di Provolo, ma ancora di più dalla segnalazione alla Procura dell'incursione effettuata il 18 ottobre Matrone nell'ufficio della funzionaria della prefettura che non credette alle richieste d'aiuto di Quintino Marcella: protagonista Giampaolo Matrone, rimasto ferito gravemente sotto le macerie dell'albergo in cui ha perso la moglie. Insieme a lui, nel blitz, Gianluca Tanda e Marco Foresta. E a chiedere chiarimenti al prefetto sono stati proprio Matrone, Tanda e Foresta con Mario Tinari, papà di Jessica. Sotto il palazzo dei Marmi, ad attenderli con tanto di striscioni, tutti gli altri parenti. Alcuni sono arrivati anche da lontano.
Fra loro ancora tanta amarezza e rabbia. Rabbia che l'incontro, durato più di un'ora, non ha affatto scalfito. «Ha fatto il prefetto anche oggi ha spiegato Matrone, all'uscita da Palazzo dei Marmi-. Non si è immedesimato in noi. Appena entrato gli ho dato la mano destra con il tutore e lui mi ha detto in napoletano: non ci provare, dammi la mano buona. E io ci sono rimasto male. Poi mi ha chiesto scusa». Riguardo alla famosa segnalazione alla Procura, Provolo ha ribadito che è stato un atto dovuto, una prassi d'ufficio, che non vuole portare ad una denuncia. «Ha detto che non si azzarderebbe mai a denunciarmi», ha evidenziato Matrone, che in modo provocatorio ha anche consegnato una confezione di Valeriana per i dipendenti della prefettura sotto stress.

LA MACCHINA DEI SOCCORSI Per il resto, si è parlato della macchina dei soccorsi e il prefetto ha spiegato come funziona tecnicamente, come scatta la catena dei soccorsi e come è scattata per Rigopiano. «Lui ha riferito Foresta continua a sottolineare che hanno fatto il possibile e che tutto è in mano alla Procura». Questo aspetto fa parte del secondo filone dell'inchiesta sulla tragedia, attualmente allo studio del procuratore Serpi e del sostituto Papalia. L'obiettivo è chiudere entro gennaio anche l'indagine madre con i sei indagati noti. «Ci ha spiegato ha proseguito Matrone che hanno ricevuto tardi, a mezzogiorno, l'email dall'albergo, in cui si faceva presente che dipendenti e ospiti volevano andare via, che avevano paura per le scosse». «Ha fatto capire ha aggiunto Tanda - che il punto è che nessuno doveva salire al resort già nei giorni precedenti. Non dovevano essere fatti salire». Di qui una vera e propria sollevazione da parte dei parenti. «Chi li ha scortati allora?», ha gridato Alessio Feniello. «Li hanno fatti morire come topi per nove chilometri di strada da pulire ha osservato il papà di Marinella Colangeli -. Dovevano lavorare sulla strada notte e giorno, senza fermarsi» I familiari non si arrendono. Vogliono chiarimenti e capire cosa accaduto prima e dopo la tragedia. Oltre a Provolo, ora hanno intenzione di parlare con tutte le persone coinvolte nella vicenda, tutti coloro che in questa storia hanno avuto un ruolo e il dovere di decidere. E ieri mattina, hanno provato ad incontrare il presidente della Provincia Di Marco, che però era impegnato all'Aquila.

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