TERAMO Le rassicurazioni istituzionali servono a poco, il territorio teramano non si fida e non vuole più che l'acqua che beve venga messa a rischio dagli esperimenti condotti nei Laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso. Gli enti locali del Teramano (Provincia e Comuni) ieri hanno fatto un passo ufficiale molto pesante. È stata infatti approvata all'unanimità dall'assemblea dei sindaci (presenti 29 Comuni) una delibera riguardante la "sicurezza del sistema acquifero del Gran Sasso" in vista dell'annunciato esperimento Sox, in programma per la prossima primavera nel Laboratorio di fisica nucleare. Un esperimento che prevede l'utilizzo di fonti radioattive, e che i rappresentanti dei cittadini teramani chiedono di bloccare. Altrimenti, andranno in tribunale.Così dà conto della deliberazione una nota dell'amministrazione provinciale: «Le amministrazioni locali, Provincia e Comuni, questa mattina, hanno deliberato di: richiedere al Governo di individuare e deliberare le risorse economiche necessarie per la messa in sicurezza del sistema acquifero del Gran Sasso da ogni possibile contaminazione; richiedere alla Regione Abruzzo l'avvio delle attività di studio e progettazione per la realizzazione degli interventi strutturali idonei ad azzerare il rischio di interferenze tra il sistema di captazione delle acque e di tutte le condutture con le strutture dell'Istituto nazionale di fisica nucleare e con il tratto autostradale della A24, rimettendo all'assemblea dei sindaci l'elaborato e le proposte che si intendono adottare; sottoporre l'avvio di nuovi esperimenti presso i laboratori dell'Infn alle procedure di verifica e controllo di cui al protocollo d'intesa sottoscritto dagli Enti intervenuti; richiedere, nelle more della realizzazione dei lavori di messa in sicurezza, la sospensione delle attività e degli esperimenti, come il Sox, che comportano il ricorso all'uso di sorgenti radioattive; rimuovere dai Laboratori del Gran Sasso le sostanze radioattive e comunque pericolose attualmente stoccate, non immediatamente utilizzabili; promuovere, in caso di mancato riscontro positivo entro 30 giorni, d'intesa con i Comuni, le opportune azioni per la tutela della collettività, per ottenere giudizialmente quanto sopra richiesto».Dall'assemblea è arrivata piena adesione alla manifestazione promossa sabato prossimo dall'Osservatorio indipendente sull'acqua del Gran Sasso i cui rappresentanti, ieri mattina, sono intervenuti all'assemblea lanciando un appello alla partecipazione.In apertura dei lavori il presidente Renzo Di Sabatino ha illustrato la proposta di delibera, sostenendo, fra le altre cose: «Siamo di fronte a dei nodi che attengono alla politica nazionale, all'assetto dello Stato, al ruolo delle popolazioni e degli enti locali. Si delinea un nuovo centralismo che limita il diritto dovere di partecipazione del cittadino, da una parte le Province svuotate di poteri e enti come l'Ersi che esistono ma non operano - ha affermato - Ci sono cinque Ministeri e la stessa Regione che hanno autorizzato la realizzazione dell'esperimento: autorizzazioni e informazioni che non sono mai arrivate al tavolo regionale istituito dal vicepresidente Lolli proprio per condividere un percorso per la messa in sicurezza del bacino acquifero. Immagino che le autorizzazioni siano state rilasciate dalle strutture amministrative sulla base di protocolli regolamentari e di leggi ma si tratta di capire per cosa è stata richiesta l'autorizzazione. In ogni caso la criticità del sistema idrico, i rischi di interferenze e quindi di contaminazioni, oggi sono ampiamente riconosciuti e nelle more di lavori di messa in sicurezza è impensabile porre in essere altre attività che riducono margini di sicurezza.Molte le domande poste dai sindaci nel corso dell'assemblea che attendono una risposta: il Laboratorio di fisica nucleare opera in zona protetta, in piena area Parco; è stata chiesta la valutazione di incidenza del rischio? E' stata chiesta la valutazione di impatto ambientale? Esistono dei piani di emergenza esterni in caso di incidenti?Quindi la decisione di porre un termine, 30 giorni, entro il quale ricevere delle risposte, altrimenti ci si muoverà per via giudiziale. «Ho già dato mandato agli uffici di ripercorrere lo schema utilizzato per i ricorsi contro le trivelle», ha aggiunto Di Sabatino a margine dell'assemblea.