Nuovo ciclone nomine in vista per la sindaca Virginia Raggi. La Procura ora indaga sull'attuale cda di Atac, mandati e retribuzioni comprese. A Piazzale Clodio è stato aperto un fascicolo, per ora senza ipotesi di reato, dove è stata subito acquisita l'ordinanza con la quale la sindaca ad agosto ha formalizzato la nomina del consiglio di amministrazione della municipalizzata dei trasporti, un atto che potrebbe trasformarsi in una polveriera. Nell'ordinanza in primis il nome di Paolo Simioni, l'attuale presidente, ad e dg di Atac, la cui triplice investitura è stata appena giudicata regolare dall'Anac. Seguito da quello dei nuovi consiglieri di amministrazione, Cristiano Ceresatto (allora capo staff dell'assessore alle Partecipate Massimo Colomban) e Angela Sanzonetti. L'ordinanza della sindaca è stata acquisita dagli agenti della Anticorruzione della Mobile su ordine della procura assieme agli atti relativi alle rispettive retribuzioni. Lo stesso provvedimento è scattato pure per le posizioni dell'ex amministratore unico, Manuel Fantasia, e per Bruno Rota, ex direttore generale da aprile fino alle dimissioni di agosto.
IL SEQUESTRO I documenti, in particolare buste paga, degli attuali big e degli ultimi manager in carica della municipalizzata, sono stati sequestrati e rischisti al capo del personale, su ordine del sostituto procuratore Francesco Dall'Olio. Lo stesso magistrato che, insieme al procuratore aggiunto Paolo Ielo, ha sollecitato il processo con l'accusa di falso per la sindaca nell'ambito del primo filone nomine, ossia quella che aveva portato a capo del dipartimento Turismo del Campidoglio Renato Marra, fratello di Raffaele, l'ex capo del Personale capitolino, suo fedelissimo, finito poi arrestato e sotto processo per corruzione. Al vaglio degli inquirenti in particolare la nomina senza bando e per 240.000 euro annui (con la durata di tre anni) per il super manager Simioni. La sua posizione ad ogni modo è già stata passata al setaccio dell'Anticorruzione che non ha ravvisato incompatibilità tra le tre cariche pubbliche ricoperte. Simioni ha infatti rinunciato ai circa 70.000 euro annui da consigliere di amministrazione in Atac mantenendo comunque uno stipendio cospicuo, appunto 240.000 euro. Unico appunto, sollevato dall'autorità nticorruzione rappresentata da Raffaele Cantone, un ipotetico conflitto di interesse per altri incarichi esterni su cui è stato dato compito al responsabile Anticorruzione dell'Atac di valutare: Simioni siede anche nel cda di due grandi aziende di Infrastrutture.
LA DELIBERA L'indagine è partita da un esposto presentato dai consiglieri comunali di Fratelli d'Italia Fabrizio Ghera e Andrea De Priamo. All'indomani della costituzione del cda e della nomina del manager hanno messo nero su bianco le ipotesi di illegittimità delle procedure amministrative e portato tutto a piazzale Clodio. Con una deliberazione, la 174 del 1 agosto 2017, secondo l'esposto, in Campidoglio, sarebbero stati riparametrati i compensi del neo costituito collegio prevedendo: 52.008,7 euro per il presidente del cda e 27.000 per i due consiglieri. Il giorno seguente, con l'ordinanza del sindaco appena acquisita in procura, la Raggi avrebbe formalizzato le nomine dei tre componenti del consiglio e del presidente. Che poi ha assunto anche la carica di amministratore delegato (altri 40.239,20 annui) e di direttore generale.
E la Corte dei Conti avvia l'inchiesta su finte pulizie e consulenze d'oro
La lista degli sprechi che hanno contribuito a portare a un passo dal dissesto la municipalizzata capitolina dei trasporti, si arricchisce di due nuovi capitoli, finiti al centro di altrettanti fascicoli d'indagine aperti dalla Corte dei conti. Milioni di euro pagati per servizi di pulizia dei vagoni delle linee A e B della metropolitana, a fronte di lavori mai effettuati. E cifre a sei zeri spese per consulenze legali affidate ad avvocati esterni, nonostante l'azienda avesse un ufficio interno con 21 professionisti a disposizione e regolarmente stipendiati. Nel primo caso, la segnalazione viene direttamente dall'Atac.
L'AUDIT Da un audit interno effettuato dalla municipalizzata nel dicembre dello scorso anno e girato ai magistrati contabili, infatti, è emerso che, nel periodo che va dal 3 marzo 2014 al 30 marzo 2016, l'azienda comunale avrebbe pagato due milioni e 800mila euro per «prestazioni non rese» - si legge nell'atto - in relazione alla «gestione del contratto interno di pulizia del comparto metro ferroviario». Il sospetto è che per due anni gli operatori deputati al servizio siano stati stipendiati per interventi mai realizzati. Ad occuparsi del caso è il viceprocuratore regionale Massimo Lasalvia, che ha aperto un fascicolo d'inchiesta contestando un danno erariale milionario.
Sul caso delle consulenze legali, invece, indaga il pm Massimiliano Minerva. A segnalare l'anomalia in questione era stato il presidente dell'Anac, Raffaele Cantone. Tra il 2011 e il 2015 l'azienda avrebbe affidato incarichi ad avvocati esterni, staccando parcelle per un totale di 2,5 milioni di euro, nonostante l'Atac avesse un ufficio legale interno con una squadra di 21 persone. Proprio quella cifra a sei zeri, per la procura, costituisce un possibile danno erariale per le casse della municipalizzata. Nel 2011, il prezzo pagato dall'azienda comunale è stato di 7.850 euro, ma è salito esponenzialmente negli anni successivi. Si contano 184.747 euro nel 2012, diventati addirittura 1.088.958 euro nel 2013. La cifra è scesa nel 2014 a 737.800 euro e nel 2015, infine, il conto si è fermato a 500.250 euro.
LA REPLICA L'azienda aveva replicato che le spese legali esterne erano drasticamente diminuite nel 2013, «grazie alla notevole opera di internazionalizzazione che ha consentito, solo nel 2014, di risparmiare il 31% rispetto al 2013, proseguendo tale trend anche nel corso del 2015». Atac aveva anche sottolineato che «gli avvocati patrocinanti in azienda sono otto effettivi, e non 21, e dalla metà del 2013 hanno patrocinato 925 nuove cause giuslavoristiche, oltre a diversi contenziosi in materia civile e amministrativa. Gli affidamenti esterni sono stati quindi una parte minima e residuale di tale contenzioso, motivata dalla peculiarità della materia trattata, che ha richiesto un supporto altamente specialistico». Ora, i pm contabili intendono verificare se l'ingaggio esterno fosse effettivamente necessario, o se costituisca un danno per le casse pubbliche. L'Anac era intervenuta anche sul caso delle commesse - da 23 milioni di euro l'anno - relative alla pulizia di depositi e uffici e alla manutenzione dei mezzi. Anche in questo caso gli interventi, affidati a ditte esterne e spesso senza gara, sarebbero stati effettuati solo in parte.
GLI APPALTI L'inchiesta sugli appalti irregolari, alla Corte dei conti è stata assegnata al pm Tammaro Maiello, già titolare dell'indagine sulla parentopoli interna all'azienda comunale. L'ipotesi di abuso d'ufficio configurata dai magistrati di piazzale Clodio non potrà approdare a processo, anche perché sui fatti incombe la prescrizione e il fascicolo, coordinato dal pm Francesco Dall'Olio, è stato archiviato. Dal punto di vista contabile, invece, i tempi per gli accertamenti sono più lunghi. Nel mirino ci sono bandi di gara che partono dal 2011 e riguardano anche i servizi di rimorchio e manutenzione delle vetture di superficie. Il sospetto è che molte delle commesse siano state affidate esternamente, anche se l'azienda avrebbe potuto curare i lavori in proprio.