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Data: 09/11/2017
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Corte conti: metà delle leggi 2016 della. Regione Abruzzo senza copertura certa

L'AQUILA - Delle 44 leggi approvate nel 2016 dalla Regione Abruzzo, ben 22, la metà, presenta problemi di copertura economica, ottenuta “attraverso aumenti delle entrate solo ipotetici”, “privi di elementi giustificativi”, o “con quantificazione degli oneri non resa nota nelle relazioni tecniche e finanziarie”.

A dirlo, in una corposa relazione, è la sezione regionale della Corte dei Conti, che torna a bacchettare in nome del più spietato rigore di bilancio la Regione Abruzzo, con cui in questi anni ha avuto un rapporto conflittuale.

Era già avvenuto, del resto, l’anno scorso, relativamente all’annata 2015, dove su 22 leggi approvate ben 16 avevano evidenziato molteplici irregolarità.

Notizia positiva, per lo meno, è che diminuisce la percentuale delle leggi contestate dagli inflessibili giudici contabili: si passa, infatti, dal 73 per cento del 2015 al 50 per cento del 2016.

Dalla relazione emerge comunque, con immutata evidenza, la difficoltà che la Regione Abruzzo, come del resto tante altre amministrazioni italiane, incontra nel dare copertura finanziaria alle leggi che approva, in una situazione di pesante ristrettezza di bilancio, e costretta alla riduzione del debito dal governo centrale, e ancor prima dall’Europa.

E così spesso si devono celebrare le proverbiali nozze con i fichi secchi, approvare provvedimento attesi, condivisibile e ambiziosi, ma che poi non hanno la forza di camminare perché manca il "carburante" di un adeguato stanziamento economico.

Oppure presentando e approvando leggi a costo zero che, tuttavia, talvolta poco cambiano di essenziale nella vita dei cittadini.

Non va, infatti, dimenticato che la Regione solo ora sta venendo a capo alla rendicontazione dei debiti e crediti pregressi, fermi a oggi al 2014, più volte pungolata proprio dalla Corte.

L’ammontare del debito della Regione era nel 2014 pari a 780 milioni di euro, ora, a costo di parecchi sacrifici, è sceso a 680. Debiti che vanno comunque onorati, e per fortuna la norma introdotta dal governo di Paolo Gentiloni nel disegno di legge di bilancio, consentira una rateizzazione più a lungo termine, di 25 milioni di euro l’anno, rispetto ai 50 attuali.

La conseguenza è che in futuro si potrà tornare ad allentare i cordoni della borsa per poter finalmente dare certe e adeguate coperture alle leggi approvate, evitando finalmente le immancabili tirate di orecchie dei giudici contabili.
LE BACCHETTATE DELLA CORTE

Entrando nel merito della relazione, il Consiglio regionale abruzzese ha approvato 44 leggi, di cui 25 recanti oneri finanziari e 19 prive di impatto finanziario, per costi complessivi 34,3 milioni di euro.

Tale importo è stato coperto, per il 23 per cento mediante utilizzo di fondi accantonati, per il 20 per cento con la riduzione di altri stanziamenti di spesa, per il 40 per cento attraverso maggiori entrate, per il 16 per cento tramite rinvio al bilancio successivo.

Per la Corte dei Conti, comunque, in ben 22 provvedimenti sono stati “trascurati i potenziali profili di onerosità delle disposizioni normative ovvero è risultata carente la quantificazione degli oneri, e le relazioni tecniche”. E non è stata effettuata una “piena valutazione sull’attendibilità delle stime prospettiche in merito all’impatto finanziario dei provvedimenti”.

La Corte critica anche la tecnica di copertura consistente nel rinvio al bilancio. Ammonisce che, anche se le leggi sono a costo zero, “la clausola di neutralità finanziaria non può limitarsi ad un mero enunciato testuale, ma dovrebbe essere suffragata da un’effettiva analisi concernente l’impatto delle disposizioni normative che si intende introdurre”.

Si contesta, anche, l’atavica abitudine, da parte dei consiglieri regionali, di presentare emendamenti dell’ultimo minuto, che contengono impegni di spesa, senza le dovute pezze d’appoggio, senza, cioè, dire dove si prendono i soldi. Nel 2016, calcola la Corte, è avvenuto in ben 13 casi di assenza della relazione tecnica sulle proposte di modifica del progetto legislativo. Per 12 di questi non si è proceduto a richiedere nemmeno la scheda tecnico-finanziaria.

In una situazione di forte disavanzo, si osserva infine, nel caso si verifichino entrate in eccesso rispetto alle previsioni iniziali “andrebbero prudentemente destinate al ripiano della massa passiva, piuttosto che a incrementare la capacità di spesa”.

Prescrizione a dir poco indigesta per chi è stato votato per dare risposte ai cittadini, e non solo per tirare la cinghia e tirare a campare, per ripianare i debiti pregressi.

Come del resto già fatto l’anno scorso, la Corte torna a sollecitare una modifica del Regolamento interno del Consiglio regionale, per far sì che sia obbligatorio, per ogni intervento legislativo o emendamento intervenuto nel corso dell’iter di approvazione, allegare la relazione tecnica e la scheda tecnico-finanziaria recanti la quantificazione degli oneri, la metodologia impiegata per il calcolo e le forme di copertura approntate.
LE LEGGI E I LORO LIMITI

La carrellata comincia con la legge 1 del 2016 sulla Tutela e la protezione degli animali utilizzati ai fini di ricerca e sperimentazione.

La Corte contesta che non si prevede la copertura dei corsi di aggiornamento professionale e corsi di formazione universitari previsti, facendo riferimento all’assegnazione delle risorse statali, senza una "previa ricognizione della piena disponibilità delle risorse finanziarie richieste". Idem per la proroga, inserita nel provvedimento, dei contratti di lavoro a tempo determinato dei dipendenti in servizio presso l'Agenzia sanitaria regionale.

C’è poi la legge regionale 4 sulla “Lotta agli sprechi alimentari”, che intende promuovere l'attività di recupero e di distribuzione delle eccedenze alimentari e non alimentari a favore delle persone in stato di povertà o grave disagio sociale.

In particolare, per conseguire tali finalità, la Regione, si stabilisce, concederà contributi ai soggetti attuatori. La Corte contesta che il provvedimento non sia stato accompagnato dalla relazione tecnica, e dalla scheda finanziaria emerge che “la stessa non espone le modalità di quantificazione degli oneri”.

Problemi di quantificazione effettiva dei costi, anche in prospettiva, sostiene la Corte, si riscontrano nell’istituzione dell'organismo strumentale per gli interventi europei della Regione contenuti nella manovra finanziaria; nell’emendamento inserito nella legge 8 del 2016, che stabilisce che al presidente del Consiglio di amministrazione dell'Azienda regionale delle attività produttive (Arap) compete una indennità di carica lorda annua pari al 50 per cento dell'indennità di carica dei consiglieri regionali.

Idem per la legge 10 che ha concesso un prestito agevolato di massimo 40 mila euro a favore di chi è sotto sfratto per morosità incolpevole, e per la legge 15 che prevede interventi a favore della conservazione dell'Orso bruno marsicano, e l’indennizzo dei danni causati alle colture e al patrimonio zootecnico, perché appunto l'amministrazione non ha quantificato in modo puntuale quanta sia la spesa prevista, come pure per la legge 20, che allunga la vita, o forse l’agonia, delle Comunità montane, di fatto soppresse, trasformando i liquidatori in commissari straordinari. E pure la legge 42 che istituisce la Rete escursionistica alpinistica speleologica torrentistica abruzzese (Reasta) e nuove norme per il soccorso.

Contestata anche la norma che ridefinisce le modalità di calcolo dei canoni per l’uso idroelettrico relativi alle utenze di potenza nominale superiore a 220 chilowatt. A tal proposito, i magistrati contabili contestano che, nonostante venga dichiarata la neutralità finanziaria della norma, tali modifiche dei canoni “potrebbero variare l’importo in entrata del bilancio".

La Corte pone, ancora, l’accento critico più volte su norme che vengono finanziate da risparmi ottenuti dalle refluenze delle cartolarizzazioni Cartesio e D'Annunzio. A suo dire, tale copertura “presenta profili di problematicità poiché le stime delle maggiori entrate medesime non siano suffragate da elementi di concretezza e piena attendibilità”.

E il caso del finanziamento da 486 mila euro all’Associazione regionale allevatori, in profonda crisi, disposta nella legge 24, o ad alcune misure contenute nella legge 27, come ad esempio i 200 mila euro per le spese di funzionamento della super indebitata Azienda territoriale per l'edilizia residenziale (Ater) di Chieti, e a favore della Protezione civile, come l’esenzione del pagamento del bollo auto per le autovetture di proprietà delle organizzazioni di volontariato.

Analoga criticità si verifica con le norme finanziate con le maggiori entrate previste dalla tassa automobilistica regionale, a seguito anche “di attività di accertamento e controllo”.

Per la Corte, infatti, non sono forniti elementi a supporto di tale previsione di una maggiore entrata”, nelle relazioni illustrative a supporto dei provvedimenti. E comunque ribadisce anche in questo caso, “le maggiori risorse dovrebbero essere utilizzate a fini di rientro dal deficit; diversamente i nuovi oneri verrebbero in realtà finanziati dal disavanzo, non coperto dalle maggiori entrate”.

È il caso, per esempio, della legge 31, che prevedeva un sostegno di 100 mila euro per l'organizzazione del raduno nazionale dei Bersaglieri di Pescara, della legge 34, che stanzia 700 mila euro a favore dell’Agenzia regionale per l’informatica e la telematica, per la centrale unica di committenza regionale, la legge 39, che ha istituito borse di studio in memoria dei 77 studenti deceduti durante il terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009.

Non poteva poi sfuggire all’occhiuta disamina della Corte la famosa legge 38 che ha stanziato a pioggia circa 4 milioni a istituzioni, associazioni ed eventi culturali ai centri regionali di istruzione, alla valorizzazione del patrimonio culturale regionale e altri beneficiari.

Innanzitutto evidenzia che “l’originario progetto di legge non era corredato dalla prevista relazione tecnica” e che il maxi provvedimento viene coperto attraverso riduzioni di spese mentre i restanti tre quarti attraverso maggiori entrate, ma “per quanto alle riduzioni di spese solo in due casi si individua una copertura specifica, e altrettanto dicasi per quanto riguarda le maggiori entrate”.

E tra quest’ultima ricompaiono le incerte refluenze delle cartolarizzazioni Cartesio e D’Annunzio.

C’è infine un'altra modalità di copertura contestata dalla Corte, quella del “togli e metti” da un capitolo all’altro del bilancio. E il caso, per esempio, della legge 37 che concede un contributo straordinario all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di 210 mila euro. Soldi reperiti togliendo risorse al Corecom e al Garante dei detenuti, del resto ancora non istituito.

“Il ricorso a riduzioni di stanziamenti di capitoli di spesa riferibili ad altri programmi e missioni non è privo di potenziali criticità - scrivono infatti i giudici contabili - Le decurtazioni potrebbero infatti pregiudicare la realizzazione degli altri interventi già previsti a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse”. Come a dire, se la coperta è troppo corta, è fatica vana tirarla da una parte o dall’altra.

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