VASTO L'uguaglianza socio-economica per tutti gli utenti del trasporto pubblico a prescindere dal colore della pelle e dalla nazionalità. Ad invocarla è un gruppo di pendolari costretto ad assistere con sempre maggiore frequenza a scene che non fanno onore agli immigrati. È accaduto anche ieri. «Quotidianamente alcuni immigrati solo soliti usufruire del servizio senza pagare il biglietto e guai a chiedere loro di farlo. Non è giusto», affermano i pendolari. Sul fatto che non sia giusto, sono tutti d'accordo. Sia i politici del centrodestra che quelli del centrosinistra sono per il rispetto delle regole. «Noi siamo per l'inclusione, su questo non si discute. Ma inclusione significa vivere esattamente come i residenti e quindi rispettare anche le regole e le leggi proprio come i residenti. I biglietti del bus e del treno vanno pagati da tutti, quali che siano le origini e le appartenenze socio-culturali», dice Gennaro Luciano del Pd di San Salvo. Tiziana Magnacca, sindaco di San Salvo, lancia una proposta. «Atteso che il trasporto pubblico va pagato, chiediamo alle cooperative che gestiscono la permanenza degli immigrati nel Vastese di farsi carico delle spese pagando loro gli abbonamenti per il bus o il treno degli immigrati ospiti dei centri di accoglienza».L'indignazione dei cittadini è unanime e la politica locale chiede che la questione venga affrontata e risolta. «È necessario farlo anche per il bene degli autisti o dei controllori. Senza considerare che spesso i viaggiatori si trovano ad assistere a scene che li spaventano», dice il sindaco di Villalfonsina, Mimmo Budano, testimone di un episodio che ha suscitato non poche polemiche: un bus è stato costretto a fermarsi sulla Statale 16 per far scendere tre immigrati che dovevano rientrare nella struttura di Vasto nord e hanno preteso una fermata non prevista. Una settimana fa un altro autista è stato aggredito sulla linea Vasto-Napoli.«Nei nostri viaggi all'estero», dicono due studenti di Vasto, «abbiamo verificato che non pagare il biglietto è considerato un fatto molto grave e nessuno si permette di farlo altrimenti non gli è consentito accedere. Questa è la soluzione più sensata. Non è razzismo ma l'invito ai sindaci e al prefetto, Antonio Corona, a fermare un fenomeno culturale completamente errato di chi vuole vivere in un Paese ignorando le regole»