ROMA L'adeguamento automatico dell'età di pensione alla speranza di vita non può essere bloccato, altrimenti si mina l'occupazione. Il nuovo monito arriva dal presidente dell'Inps, Tito Boeri, secondo il quale sarebbe comunque «giusto» che si decidesse «adesso una quota di lavoratori da esentare» dallo scatto che ci sarà nel 2019 a 67 anni. Lasciando poi il compito e il tempo ad una commissione ad hoc di «identificare le categorie che hanno una speranza di vita più breve», in base al lavoro svolto. Dura la replica della segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso: «Boeri, chi? Il presidente dell'Inps? Quello che aveva i dati per valutare le aspettative di vita in base ai diversi lavori? Li tiri fuori invece di parlare di cose che non gli competono». Per il numero uno dell'Istituto di previdenza «il punto è che in un sistema in cui le pensioni di oggi vengono pagate dagli attuali lavoratori, se non adeguiamo l'età pensionabile alla speranza di vita aumentiamo il carico fiscale e contributivo che pesa sui lavoratori e quindi distruggiamo l'occupazione». Sulle possibili soluzioni per sciogliere il nodo dell'aumento automatico dell'età di pensione, sul tavolo di confronto tra governo e sindacati, si tireranno le fila lunedì 13. Ad oggi c'è la proposta del governo di escludere dal prossimo innalzamento (che deve essere certificato con un decreto entro fine dicembre) 15 categorie di lavori gravosi e di rivedere il meccanismo di calcolo, basandolo su una media biennale, in modo da attenuare i picchi con uno scatto più soft, considerando anche gli eventuali cali. Un punto quest'ultimo, secondo Camusso che è «una prima dimostrazione di buona volontà». Ma nel complesso «si è lontani dalle risposte» sulla cosiddetta 'fase 2' della previdenza, in particolare su giovani e donne. Ora «siamo desiderosi di capire se il governo si presenterà con una proposta compiuta» al tavolo di lunedì prossimo. Se però, avvisa, la situazione resta questa rimangono «distanze significative». Più possibilista la Cisl che, con il segretario confederale Gigi Petteni, «apprezza le aperture importanti» fatte negli incontri scorsi dal governo ma chiede di fare «un ultimo sforzo» per poter arrivare ad «un'intesa nel segno dell'equità». La Uil rimarca la necessità di risposte concrete: «Giù le mani dai 300 milioni risparmiati per l'Ape sociale e precoci» nel 2017, a causa «delle pretestuose rigidità» che hanno ridotto «drasticamente la platea».