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Pescara, 24/07/2024
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Data: 11/11/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Crisi in Comune - «Niente sfiducia a Brucchi se sarà Gatti a proporla». L'opposizione: «C'è già la nostra mozione, "Futuro in" può votare quella»

TERAMO Sì alla sfiducia al sindaco Maurizio Brucchi, ma non se arriverà da "Futuro in". L'opposizione ricalibra le proprie strategie dopo l'invito alle dimissioni rivolto al primo cittadino dai consiglieri della lista civica e le conseguenti dimissioni dei loro tre assessori. Con l'allungamento dei termini per l'approvazione del bilancio di previsione, disposto dal decreto del ministero dell'Interno, che di fatto concede al sindaco almeno altri due mesi e mezzo di permanenza alla guida dell'amministrazione cittadina, torna d'attualità l'ipotesi di una mozione che decreti la fine anticipata della sua esperienza con un voto in aula o un atto depositato dal notaio con almeno 17 firme di consiglieri intenzionati a mandarlo a casa. La sfiducia sarebbe l'unico modo per disfarsi di Brucchi prima della scadenza naturale del suo mandato, posto che lui non ci pensa nemmeno a togliere il disturbo da solo, anche perché la diffida da parte del prefetto ad approvare il bilancio potrebbe fissare anche a fine febbraio il termine per la convocazione del consiglio. A quel punto, qualunque fosse l'esito della voto sul documento contabile, non ci sarebbero più i tempi tecnici per far tornare alle urne la città prima del 2019, quando Brucchi arriverà comunque a scadenza. Per tentare di liberarsene in anticipo l'opposizione ha già proposto una mozione di sfiducia a giugno e da quel testo riparte anche ora. «Nel documento sono elencate tutte le responsabilità politiche e amministrative che motivano l'uscita di scena del sindaco», spiega Gianguido D'Alberto, capogruppo di "Insieme possiamo", «è un atto condiviso da tutta l'opposizione e su quello restiamo fermi». Un'eventuale proposta da parte del gruppo che fa capo a Paolo Gatti, insomma, non verrebbe accolta. «Non togliamo le castagne dal fuoco a Futuro in», chiarisce Paola Cardelli, consigliere indipendente, «c'è un testo di sfiducia pronto, lo possono firmare: altrimenti ne preparano un altro e se lo votano da soli». La consigliera paragona Gatti a un dinamitardo vittima della sua stessa bomba. «La mina che ha piazzato a giugno, quando il sindaco si era dimesso ma è stato spinto a ripensarci», osserva, «gli è esplosa in mano qualche giorno fa». Anche Maria Cristina Marroni, del gruppo Teramo 3.0, la pensa allo stesso modo sulla sfiducia. «Non andiamo dietro a Gatti o a Sandro Mariani», afferma, «una mozione è pronta da mesi e siamo pronti a portarla in aula». La chiusura nei confronti di un'ipotetica iniziativa che parta da "Futuro in" è ribadita anche dal capogruppo del Pd Flavio Bartolini. «Non faremo da stampella a nessuno», afferma, «la mozione di sfiducia sarà la nostra e chi vuole potrà aderire, partendo dai dissidenti». I gattiani, insomma, dovrebbero eventualmente accodasi all'opposizione e non prendere l'iniziativa per tentare di smarcarsi dalle responsabilità di un'amministrazione ritenuta fallimentare. Per Bartolini, però, la mancata approvazione del bilancio sarebbe dannosa per la città. La sfiducia, dunque, dovrebbe seguire il varo del documento contabile.Per il grillino Fabio Berardini la sfiducia al sindaco sarebbe l'unico passaggio coerente successivo alla richiesta di dimissioni da parte del gruppo di maggioranza relativa in consiglio. «Dopo il silenzio assordante degli ultimi giorni aspettiamo che i consiglieri si facciano sentire», dichiara, «abbiamo la mozione pronta: se la vogliono sottoscrivere, ben vengano». Gianluca Pomante (Abruzzo civico) chiede al sindaco se «vale la pena di perdere la dignità politica per tenere in piedi una situazione insostenibile». Il consigliere ricorda che la mozione di sfiducia dell'opposizione «è stata rigettata in modo sdegnato da coloro che qualche giorno fa hanno chiesto a Brucchi di dimettersi». Spetterebbe proprio ai consiglieri di "Futuro in", secondo il rappresentante dell'opposizione, l'onere di riprendere l'iniziativa per mandare a casa in anticipo il primo cittadino.

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