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Pescara, 24/07/2024
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Data: 11/11/2017
Testata giornalistica: Il Centro
La difesa: non correva. Il guard-rail non ha retto. L'avvocato Sabatino Ciprietti assiste il 42enne a giudizio per omicidio colposo «Quel tipo di barriera, che ha causato morti in tutta Italia, andava sostituita»

PESCARA «La colpa è stata del guard rail». Su questo insiste, e continuerà a insistere anche in sede di processo, (la prima udienza il 22 febbraio 2018) il difensore di Angelo Aristone, l'avvocato Sabatino Ciprietti. «Le autostrade hanno l'obbligo, per legge, di aggiornare i guardrail, strutture di contenimento che devono essere capaci di assorbire l'urto della macchina che ci si va a scontrare. Le barriere che stanno sostituendo adesso sono di tipo H4, alte quasi un metro e mezzo e con una fascia molto spessa, ma prima», spiega il legale, «c'era il modello M 100, che ha provocato morti in tutta Italia, anche lungo i viadotti». Ma allora perché il gup che ha rinviato a giudizio Aristone non ne ha tenuto conto, e anzi, al contrario, ha deciso per il non doversi procedere, perché il fatto non sussiste, nei confronti del direttore del Settimo Tronco Autostrade, inizialmente indagato per concorso in omicidio colposo, proprio a causa delle condizioni del guardrail che non sarebbe stato a norma? «Sotto il profilo penale», spiega Ciprietti, «il giudice ha ritenuto che quell'obbligo di sostituire il guardrail non c'era, anche se la legge che lo prevede è del 1992. Ma questo perché la legge dice, sì, di sostituire le barriere, ma non indica i tempi entro quando questo va fatto. C'è una sorta di elasticità, nei tempi di sostituzione, che è governata dalle varie società di gestione. È questo il punto. Ma quello che sosteniamo comunque è a che Aristone non correva. E ne abbiamo la prova». Secondo la Procura di Chieti che l'ha rinviato a giudizio Angelo Aristone non avrebbe tenuto «una velocità adeguata alle condizioni della strada (fondo stradale bagnato) tale da consentirgli di compiere in sicurezza tutte le manovre necessarie a conservare il controllo del veicolo». Ma la difesa afferma: «L'orario di ingresso in autostrada registrato dal Telepass della Golf su cui viaggiava la famiglia Aristone è la prova che non viaggiavano a una velocità sostenuta».Facendo la media tra l'orario d'ingresso in autostrada, con i chilometri percorsi, infatti, secondo la difesa risulta «che al momento dell'incidente la Golf condotta da Aristone non superava gli 80-90 chilometri orari». E comunque, rimarca il difensore, «la Cassazione dice anche che il guardrail non deve cedere, non si deve rompere. L'ha affermato nel caso di una macchina che aveva invaso la corsia opposta. Neanche la velocità sostenuta del conducente, che in quel caso c'era, per la Cassazione non ha interrotto il nesso causale tra l'incidente e la responsabilità di chi ha realizzato la barriera».Per questo, parallelamente al processo penale, il legale va avanti anche sotto il profilo civilistico. «In questo terribile incidente sono morte due persone, e una terza è rimasta paraplegica. È certo che andremo avanti per il risarcimento, anche in considerazione del fatto che il tribunale di Ortona un paio di anni fa ha modificato la sentenza penale relativa a un caso analogo, di barriere non sostituite.

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