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Pescara, 24/07/2024
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Data: 12/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Strada dei Parchi bloccati i fondi per la sicurezza

PESCARA Ancora una settimana e poi si chiuderanno i cantieri sullaA24 e A25: 900 posti di lavoro a rischio, tra tecnici e operai, e un brusco stop agli interventi di messa in sicurezza delle due autostrade, tra l’altro richiesti urgentemente dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con undecreto dell’aprile scorso. Notizia choc annunciata con toni piuttosto duri dalla stessa concessionaria Strada dei Parchi, dopo che dalla Cassa depositi e prestiti è stato comunicato che l’anticipazione dei fondi stanziati dal governo attraverso il decreto Mezzogiorno (250milioni di euro), non potrà avvenire prima del prossimo febbraio. La società del gruppo Toto fa la voce grossa attraverso il suo amministratore delegato, Cesare Ramadori: «Tutto questo è assurdo e inaccettabile. Lo Stato trova i soldi ma un suo organo, interamente controllato dal Tesoro (Cassa depositi e prestiti), non è capace di fare in una situazione di tale emergenza ciò che ha fatto per ben altre cause meno urgenti». Già, perché a mettere fretta sui lavori di messa in sicurezza delle due autostrade era stato proprio il ministro Graziano Del Rio. «E quello che doveva essere un lavoro di prevenzione antisismica - sottolinea la concessionaria - rischia di trasformarsi in un’incompiuta».
I FATTI I fatti sono riassunti così: lo Stato italiano, proprietario delle due autostrade che collegano il Lazio all’Abruzzo, finanzia con fondi europei la messa in sicurezza della A24 e A25. I fondi saranno però disponibili soltanto nel 2021. Così, ribadita l’urgenza dell’intervento, si chiede alla Cassa depositi e prestiti di anticipare i 250milioni. A mettersi di traverso sarebbe però arrivata la burocrazia e l’anticipazione delle somme è stata rinviata al febbraio 2018. Intanto la concessionaria, già nel maggio scorso, ha aperto i cantieri (ben visibili per chi viaggia sulla Pescara-Roma) necessari alla messa in sicurezza dei viadotti. Questo primo pacchetto di interventi era stato finanziato destinando due rate, per complessivi 110milioni, che la società versa ogni anno a parziale copertura dei lavori urgenti. Una fonte di finanziamento rintracciata attraverso la cosiddetta “manovrina” di aprile. Somme servite a realizzare un piano “antiscalinamento” dei viadotti.
SECONDA FASE Adesso si sarebbe dovuti passare alla seconda fase, ovvero la messa in sicurezza vera e propria delle due autostrade. Per scongiurare un ulteriore aumento delle tariffe, il governo ha pensato di ricorrere alle risorse messe a disposizione da Bruxelles (il Fondo di Coesione), fissando entro il 2018 il completamento dei lavori sulle due autostrade. Ma i 250milioni saranno disponibili solo fra tre anni, nel 2021, attraverso rate annuali da 50milioni. Da qui la richiesta della concessionaria alla Cassa depositi e prestiti per una anticipazione dei fondi, operazione necessaria per tenere in vita i cantieri. Sempre secondo la ricostruzione fatta da Strada dei Parchi, l’ad dell’istituto, Claudio Gallia, avrebbe fornito assicurazioni sulla rapida disponibilità delle risorse. «Purtroppo la burocrazia - commenta ancora la società del gruppo Toto -, che evidentemente è arrivata anche in Cassa depositi e prestiti, ha bloccato tutto». Venerdì la comunicazione che le risorse non potranno essere disponibili prima del febbraio prossimo. Immediata la reazione di Strada dei Parchi, con l’annuncio della chiusura dei cantieri entro la settimana prossima. Un piccolo spiraglio per risolvere la questione in realtà ci sarebbe ancora, ma il percorso appare in salita, come spiega lo stesso Ramadori: «I parlamentari abruzzesi Pezzopane e Pelino hanno presentato degli emendamenti al decreto fiscale che sarà approvato dal Senato la prossima settimana, in cui sostanzialmente si chiede di dare continuità alla messa in sicurezza delle autostrade, riproponendo quanto approvato lo scorso luglio: sospendere il pagamento delle rate Anas, dovute annualmente da Strada dei Parchi come canone di concessione. Che non si significa, si badi bene - spiega ancora l’ad del gruppo Tito - “cancellare”. Il debito, infatti, rimane e Anas non perde nulla. Anche questa via sta però incontrando resistenze a livello del Ministero dell’Economia, davvero incomprensibili a questo punto».

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