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Pescara, 24/07/2024
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Data: 13/11/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Turni irregolari. La Tua deve risarcire quattro macchinisti. I dipendenti hanno presentato ricorso tramite la Faisa Cisal. Il giudice: il lavoratore deve poter organizzare le ore di svago

LANCIANO «La comunicazione di turni senza un congruo e ragionevole preavviso incide negativamente sull'organizzazione extralavorativa del dipendente, che non può programmare le ore di svago, la vita di relazione ed i riposi quotidiani». Lo ha stabilito il giudice del lavoro del tribunale di Lanciano, Cristina Di Stefano, accogliendo il ricorso di quattro macchinisti della ex Sangritana, oggi Tua spa. I dipendenti, adibiti alla guida di treni merci, si erano rivolti alla Faisa Cisal che, tramite il proprio legale, l'avvocato Maria Assunta Chiodi del foro di Teramo, ha presentato ricorso per il riconoscimento del danno. I macchinisti, nel ricorso, hanno denunciato di essere stati assegnati «a svolgere turni lavorativi svantaggiosi rispetto a quelli assegnati ad altri tredici colleghi più anziani adibiti al trasporto passeggeri, i quali hanno potuto godere di una turnazione regolare e di vantaggi dal punto di vista economico». In particolare i dipendenti, assunti successivamente, erano stati prevalentemente adibiti alle mansioni di conduzione di treni merce «implicanti una serie di disagi nell'organizzazione della vita quotidiana e notevole stress psicofisico derivante dall'incertezza in ordine ai turni da rispettare e dalla necessità di restare a disposizione del datore di lavoro in stazione senza conoscere i tempi dei futuri viaggi». I dipendenti hanno chiesto il riconoscimento del danno a titolo di indennità di disponibilità. «Dopo il ricorso l'azienda ha subito riconosciuto la turnazione unica», precisa l'avvocato della Faisa Cisal, Chiodi, «il giudice del lavoro, con la sentenza pubblicata nei giorni scorsi, ha stabilito il principio per il quale un lavoratore, senza conoscere con congruo anticipo il suo orario di lavoro, non può organizzare la sua vita, poiché non sa quale parte della giornata sia impegnata dal lavoro. Finora non c'era mai stata una sentenza in questo senso». Il giudice Di Stefano ha accolto anche la richiesta di risarcimento del danno non patrimoniale, quantificato in mille euro (i ricorrenti ne chiedevano cinquemila) a lavoratore.

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