Apperò che furbata quella di Enzo Cantagallo, neo segretario Pd di Montesilvano terza città d’Abruzzo. Mica una sparata qualsiasi, di quelle, come dicono gli aquilani, per farsi pubblicità, per segnalare il suo ritorno sulla scena politica dopo le inchieste e il declino.
No, proprio per niente. Lui in testa aveva un’altra idea, e ci hanno abboccato tutti. Quale? La provocazione, lo sgambetto ai dalfonsiani, lo spariglio, la grana con la g maiuscola. E ci è riuscito.
Ne ha scatenate di polemiche la sua uscita sulla Nuova Pescara che deve diventare capoluogo di regione: ma sì, per forza capoluogo di Regione ha detto lui, sennò che bisogno ci sarebbe di fare una maxi area metropolitana e poi lasciare lo scettro all’Aquila, e ne ha provocato di scompiglio dentro il Pd costretto a rifarsi vivo dopo anni di coma e di subordinazione al governatorissimo, e ne ha suscitate di incavolature dentro le stanze presidenziali già indaffaratissime per la imminente campagna elettorale. Uno scompiglio così non si era mai visto prima, e la polemica è continuata per tutta la giornata di ieri sui social, che sembrava di essere tornati ai tempi dei moti del 71, Pescara contro L’Aquila, con la Pezzopane che manda messaggi attraverso Fb al buon Cantagallo, e Dalfy che parla come al solito di “derive alcoliche”, e Camillo D’Alessandro costretto a dire che per carità, e chi lo conosce Cantagallo.
Invece Cantagallo lo conoscono tutti, e soprattutto lo conoscono D’Alfonso e i dalfonsiani.
Il segretario Pd di Montesilvano, non proprio l’ultima ruota del traballante carro Pd, è contrario da sempre alla Nuova Pescara: non ci sta a trasformare la terza città d’Abruzzo nel dormitorio del capoluogo adriatico, come non ci sta il sindaco di Spoltore Di Lorito. E allora ha pensato bene di imboccare la strada più veloce per far andare di traverso il boccone della Nuova Pescara al suo novello sostenitore, il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso che dopo un periodo di neppure malcelata ostilità, ne è diventato il più forte sostenitore, solo per assicurare una poltronissima degna di questo nome al rettore e futuro sindaco Luciano D’Amico. E così ecco pronta la frase che ha fatto rizzare sulla sedia tutti gli aquilani:
“La Nuova Pescara non potrà prescindere dal ruolo di capoluogo di regione – ha detto – Se s’istituirà questa grande città, di circa 200 mila abitanti, dovrà essere il motore dell’economia, del turismo e della crescita imprenditoriale per garantire un reale sviluppo”.
Non fa una piega, e non ci sarebbe neppure molto da obiettare, visto che gli aquilani da anni hanno assistito inermi al trasferimento di importanti uffici e assessorati regionali senza battere ciglio. Ma in realtà quella di Cantagallo è una vera e propria provocazione: per mandare a carte quarantotto la nuova Pescara, per mandarla di traverso al governatore, e anche, semmai alla fine Dalfy dovesse spuntarla, per rendergli tutto più difficile. Perché a quel punto lui dovrebbe imbarcarsi in una sfida di campanile con i cittadini dell’Aquila (che già non lo sopportano molto), ai quali ha promesso una legge per L’Aquila capoluogo, depositata 3 anni fa da Pierpaolo Pietrucci, che però fino a questo momento non ha ancora visto la luce.
Insomma, apperò Enzo Cantagallo: è stato bravo a mettere lo sgambetto a D’Alfonso. Che d’altronde tra i suoi sostenitori, soprattutto in Comune a Pescara, ha tanti che da sempre lo spingono a togliere lo scettro all’Aquila.
E adesso prende la palla al balzo pure Pietrucci:
“Se il pd vuole dare un segnale politico – dice -la Legge per L’Aquila Capoluogo, da me depositata a dicembre 2014 deve essere approvata prima della Legge sulla grande Pescara. Io per senso di responsabilitá e per dare un segnale di unità dell’Abruzzo dissi che sarebbero potute andare di pari passo, adesso non più: deve essere approvata subito e prima della Legge sulla grande Pescara. È il più grande segnale e la risposta più efficace che il Pd possa dare”.
ps 1: ma il finale è molto da “aspetta e spera”. Cantagallo conosce (meglio) i suoi polli.
ps2: com’era prevedibile, ieri l’ex sindaco di Montesilvano ha ricevuto telefonate di sostegno da due assessori del Comune di Pescara, che gli avevano annunciato comunicati nella scia del suo. Poi però evidentemente gli hanno messo il bavaglio.