Nuova, grande, forte. L'escalation degli aggettivi riassume il senso del ragionamento che ha come punto di arrivo l'equazione fra città metropolitana e capoluogo di regione. Dopo 48 ore di silenzio imposto alle truppe è Giacomo Cuzzi, assessore comunale a Pescara e membro dell'assemblea nazionale del Pd, a rompere gli indugi schierandosi apertamente con Enzo Cantagallo, il segretario cittadino di Montesilvano autore della proposta che ha riacceso all'Aquila i fuochi del '71 trascinando tutto il partito sulla graticola. «Ritengo giusto e naturale che la Nuova Pescara divenga il capoluogo di regione - scrive Cuzzi in una nota che smentisce nei fatti la tesi di una sortita isolata e personale di Cantagallo -. Senza campanilismi di sorta e senza voler nulla togliere all'Aquila e alla necessaria spinta che la politica deve continuare a imprimere per il suo ritorno alla normalità e alla bellezza». Normalità e bellezza, dunque: nessun'altra concessione alla funzione strategica della città capoluogo di regione in carica e capitale dell'Abruzzo interno. Di contro, per la Nuova Pescara si immagina un futuro di «città grande», «città forte», «città regione» in competizione aperta con Ancona e Bari, alla guida di un Abruzzo a definitiva trazione adriatica. La netta presa di posizione di Cuzzi ha il merito di dare voce a quello che molti a Pescara pensano, nel Pd e non solo, in una fase delicatissima per l'iter legislativo sull'istituzione del super Comune metropolitano, in conformità al risultato del referendum del 2014.
Certo, mettere in discussione la funzione del capoluogo di regione rischia di complicare il percorso della legge. E forse questo è il vero obiettivo dell'intervento di Enzo Cantagallo, rilanciato ieri da Giacomo Cuzzi. Che, in effetti, scrive: «Non posso esimermi dall'evidenziare fondate perplessità sulla tempistica dell'attuazione che non può e non deve corrispondere a una corsa contro il tempo per non generare il contrario della velocità: una fase di stagnazione per un lasso di tempo indeterminato». L'alternativa proposta è «un percorso dettagliato e dai tempi certi e ragionevoli, che parta dall'unione dei servizi volta a generare risparmio e maggiore qualità ed efficienza, visione unitaria sulla programmazione del territorio e sullo sviluppo possibile con regole uniche».
IL NODOSul piano politico, è un cerino acceso che torna nelle mani del Partito democratico, dopo il tentativo di spegnere l'incendio sul nascere partorito domenica con la nota congiunta del segretario regionale Marco Rapino e dei colonnelli aquilani. Tutto mentre il centrodestra, dove pure non mancano posizioni a favore di Pescara capoluogo, tace pregustando l'ennesimo dividendo elettorale elargito dal campo avverso. Con la discesa in campo di Giacomo Cuzzi, assessore pesante della giunta pescarese e membro dell'assemblea nazionale, diventa impossibile continuare a rubricare come caso isolato la posizione di Cantagallo, ex sindaco e leader in carica nella seconda metà di città metropolitana. Un chiarimento di linea diventa urgente, al di là delle note a firma congiunta: prima occasione utile il mega convengo organizzato per sabato prossimo da Luciano D'Alfonso, l'uomo con il cerino in mano. Tra i 25 relatori convocati anche Toni Castricone, deputato e uomo di riferimento di Cantagallo. Il nodo del capoluogo è sempre più vicino al pettine.