Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/07/2024
Visitatore n. 738.561



Data: 15/11/2017
Testata giornalistica: Il Centro
«Ma il nostro primo obiettivo è centrato» di Marco Camplone(*)

Gentilissimo direttore,il tema della Nuova Pescara è tornato ad essere centrale nel dibattito delle tre città interessate e del resto d'Abruzzo. Benissimo! Quando abbiamo costituito l'Associazione, ci siamo posti come primo obiettivo proprio quello di scuotere dal torpore la nostra classe politica che, eccezion fatta per una minoranza, si era bene accomodata. Il non fare del governo regionale, diciamolo francamente, stava bene anche a gran parte dell'opposizione perché la fusione di Spoltore, Montesilvano e Pescara elimina poltrone e privilegi e, soprattutto, cancella ogni status quo.Un Comune più grande cambia gli equilibri del Risiko politico. Toglie certezze. Costringe a un lavoro diverso. Comporta l'assunzione del rischio di non essere eletti a causa della mutata base elettorale. Da qui, il crescendo polemico a cui assistiamo da mesi. Una parte del centrodestra, che prima, con parole quasi sussurrate, biasimava il governatore D'Alfonso perché aveva chiuso in un profondo e oscuro cassetto la Legge costitutiva della Nuova Pescara, ora è pronta ad alzare le barricate per ritardarne l'iter. Per contro, la maggioranza del centrosinistra, in ossequio all'esito del referendum datato 2014, vuole recuperare il terreno perduto, di proposito, nell'arco di un paio d'anni.Il M5s mostra coerenza: era e rimane per la fusione in tempi brevi, senza se e senza ma. I sindaci danzano con musiche diverse: Alessandrini di Pescara è d'accordo, Maragno di Montesilvano decisamente meno e Di Lorito di Spoltore dice no da sempre. I loro pareri, comunque, non sono vincolanti. A tutto questo bisogna aggiungere che la Nuova Pescara è diventata un modo facile facile per arpionare spazio sui media e, magari, riemergere dal dimenticatoio. C'è chi sogna di creare una lista civica ispirata, tenetevi forte, alla vetusta Dc e urla al golpe perché il nuovo Comune non si presta a un progetto politico da quartierino. C'è chi, tanto per gettarla in cagnara e mettere sulla difensiva gli aquilani, vuole Pescara capoluogo di regione. Abbiamo anche letto che ci sarebbero incolmabili differenze antropologiche tra chi vive a Villa Carmine e chi passeggia lungo le vie di Porta Nuova. Giudicate voi. Possiamo giurarci: ne vedremo e ne sentiremo ancora tante. Ci sta. Ci sta che la politica lotti per conservare denari e privilegi, proprio quelli che i cittadini dei tre comuni, dicendo Sì al referendum, hanno deciso di ridurre. Siamo giunti al momento, però, di guardare oltre. Per scrivere un futuro importante, dobbiamo cancellare l'inerzia del presente e prendere lezioni dal passato. La frammentazione amministrativa di questa area, in realtà omogenea in tutto, è un handicap che non possiamo più tollerare. La sfida è globale e l'Abruzzo, compresa l'area metropolitana Chieti Pescara, non la sta vincendo. Abbiamo bisogno di un motore che possa spingere l'intera regione.È indispensabile creare una Città Nuova capace di attirare investimenti e persone, dove la progettualità porti a cose concrete e non a chiacchiere morte. Il passato ci dice che abbiamo creato una grande città commerciale, Pescara, e poi l'abbiamo lasciata soffocare dagli "iper" disseminati in tutti i comuni limitrofi. Dice anche che a Montesilvano abbiamo concentrato il più alto numero di posti alberghieri d'Abruzzo, senza però creare una sola attrazione turistica. E non ce n'è neppure a Spoltore, dove la speculazione edilizia divora il suolo come avvenuto a Pescara nel dopoguerra e a Montesilvano fino a un attimo fa. Spoltore e Montesilvano finora si sono nutrite di Pescara: hanno preso abitanti e costruito case, incassato Imu e altre tasse, illudendosi di creare ricchezza. In realtà, stanno semplicemente inaridendo la pianta di cui fanno parte. La Nuova Pescara può aprire scenari inediti, ma sempre che non ci sia un pensiero stantio a governarla. Qual è la vocazione della nostra città, intesa come Pescara Montesilvano Spoltore? Forse ora non ce n'è una perché il terziario non brilla come potrebbe, manca l'appeal giusto per il turismo e dell'industria si fa fatica anche a parlare. Unirsi è il primo passo per essere competitivi. Ragionare su una sola città permetterebbe, ad esempio, di pensare a una rete di trasporti pubblici degna di questo nome e a non ripetere i recenti errori, come il palazzone costruito a Montesilvano al centro della Strada Parco, che ha fatto diventare monco per sempre il progetto della Filovia. Uno degli argomenti preferiti dagli oppositori della Nuova Pescara è che si possono mettere in comune i servizi senza rinunciare alla rappresentanza politica. La realtà è diversa: i servizi non sono ancora in comune proprio perché la rappresentanza politica è eccessiva e afflitta da un'atavica gestione clientelare della cosa pubblica.Tre sindaci, decine di assessori e un esercito di consiglieri sono troppi per 190mila abitanti, soprattutto se - e qui prendiamo tre carte a caso nel ricco mazzo - non sono riusciti a portare l'Alta Velocità, se non sanno tenere puliti i fiumi, se concentrano grumi di case, invece che strutture dedicate e funzionali, ai margini del più grande distretto sanitario d'Abruzzo, e stiamo parlando di Villa Raspa di Spoltore. Siamo già un sola città, cresciuta male ma ancora vitale. Dobbiamo trarre forza da questa realtà. L'agenda è fissata: legge pronta entro il 2018, elezioni per un solo sindaco nel 2019. Non ci sono i tempi per tutto questo? Rispondiamo che l'unico tempo che non c'è più è quello degli alibi.

(*) Presidente Associazione Nuova Pescara

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it