Nel giorno numero quattro è Lorenzo Sospiri, capogruppo di Forza Italia in Regione, a rompere il fronte del centrodestra sposando la tesi Cantagallo-Cuzzi sull'equazione Nuova Pescara-capoluogo d'Abruzzo. «Pescara - scrive - è indiscutibilmente il motore economico, con 117 mila abitanti che durante il giorno diventano il triplo. È evidente che, dopo la fusione con Spoltore e Montesilvano, diventerà la città anche numericamente più importante, assumendo un'estensione e una potenzialità economica che non possono esonerarci dal ripensare anche il suo ruolo istituzionale». Un effetto mal comune che non basta a spegnere il fuoco divampato nel capo del Pd, dove volano accuse incrociate e richieste di dimissioni, rendendo disperato il lavoro dei pompieri. Come il sindaco Marco Alessadrini, che evitando il termine capoluogo, scrive: «La nascita della Nuova Pescara è uno sguardo al futuro, una sfida per essere all'altezza della scelta lungimirante che quasi 100 anni fa portò alla nascita di questa città e della sua nuova provincia. Uno scenario ricco di prospettiva che mal si combina con un pensiero che occhieggi al passato, riaprendo questioni che sono state definite più di 40 anni fa, stabilendo un equilibrio di ruoli che tutto sommato ha mostrato di funzionare».
Getta acqua anche la senatrice Stefania Pezzopane, definendosi «interdetta» per le polemiche interne al Pd sulla questione capoluogo. «Posso dire - aggiunge - che non solo i vertici dem sono estranei a questa discussione, ma che ogni volta che a Roma parliamo dell'Aquila e dell'Abruzzo lo facciamo solo per portare nuove risorse e per affrontare tutti i problemi di una regione terremotata che va rilanciata. Riaprire questo dibattito alla vigilia di difficili elezioni politiche, regionali e amministrative, è un azzardo indegno di una forza politica serie qual è il Pd». E oggi, alle 10,30 all'emiciclo, il segretario regionale Marco Rapino e lo stato maggiore regionale proveranno a parlare finalmente con una voce sola.
BOTTE E RISPOSTE Ma dietro le prime file è ormai rissa. A Pierpaolo Pietrucci e Sandro Mariani, consigliere aquilano e capogruppo regionale, che chiedono le dimissioni di Cuzzi e Cantagallo, sul presupposto che «il chiarimento lo ha dato la storia. Il capoluogo di Regione Abruzzo è L'Aquila», risponde per le rime Toni Castricone: «Aggressività inspiegabile», dice il deputato pescarese e leader di riferimento di Enzo Cantagallo. «Non ci sono dimissioni da chiedere né da rassegnare. Sarebbe più utile che al segretario regionale chiedessero un incontro per discutere su alcune delle giuste questioni che pongono, a cominciare dal destino delle aree interne, perché le cose sono drammaticamente diverse da come vengono rappresentate». Picchia anche Stefano Albano, segretario dem dell'Aquila: «Personaggi in cerca d'autore» è il complimento che accompagna la richiesta di dimissioni di Cuzzi Cantagallo. «Il Pd regionale sta portando avanti con serietà una linea opposta. La legge sull'Aquila capoluogo, per cui attendiamo a breve un'accelerazione dell'iter di approvazione, è uno strumento che serve alla nostra città» E giù un elenco sulla funzione strategica del capoluogo in campo culturale e turistico, ma soprattutto come cerniera territoriale con Roma.
IL GOVERNATORE NEL MIRINO Il nodo, al netto di proclami e legnate, è squisitamente politico e, alla vigilia della discussione della legge sulla Nuova Pescara, ad aggrovigliarlo contribuisce indubbiamente il silenzio di Luciano D'Alfonso, vero obiettivo di Lorenzo Sospiri. Che osserva: «Dando via libera al progetto di costituzione della Nuova Pescara il governatore sapeva benissimo di avviare un processo politico, amministrativo, storico e geografico di proporzioni enormi e dai mille risvolti. Forza Italia ritiene che una riflessione in tal senso vada fatta, anche perché è evidente che il processo di fusione dei tre territori ha bisogno di risorse e attenzioni, anche finanziarie, che vengono riservate solo ai capoluoghi. Privare Nuova Pescara di tale opportunità significherà creare comunque un danno di cui D'Alfonso si assumerà le responsabilità». E l'effetto vicolo cieco è perfetto.