ATESSA La Honeywell di Atessa chiude. Lo stop delle produzioni è previsto a inizio primavera, allo scadere degli ultimi sgoccioli degli ammortizzatori sociali a disposizione: i contratti di solidarietà terminano il 2 aprile. Lo ha riferito la dirigenza della multinazionale direttamente al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Dietro precise domande: «Avete problemi ad Atessa? Proseguirete la produzione?», la risposta - «Abbiamo intenzione di ristrutturare lo stabilimento Honeywell Garrett Italia srl di Atessa nel corso del secondo trimestre del 2018» - ha gelato l'interlocutore del Governo che ha potuto solo incassare. «Ho ricevuto (martedì sera ndc), come previsto, i vertici della Honeywell e ho rinnovato la disponibilità piena del Governo a sostenere programmi di investimento in innovazione e ricerca per mantenere l'attività produttiva nello stabilimento di Atessa», riferisce Calenda, «i vertici di Honeywell hanno ritenuto di non accogliere la proposta avanzata e hanno comunicato la decisione di cessare l'attività. Si tratta di una decisione estremamente grave. In accordo con le organizzazioni sindacali e le istituzioni territoriali il ministero continuerà a seguire la vicenda con l'obiettivo di trovare soluzioni che possano garantire gli attuali livelli occupazionali». Il prossimo incontro è previsto già il 21 novembre. Al tavolo ministeriale si siederanno ancora i manager francesi della corporate americana, la vera "testa" operativa per il business Honeywell in Europa, il ministro Calenda, il vice presidente della giunta regionale abruzzese, Giovanni Lolli, e i sindacati. E si riparte da qui per tracciare la seconda fase di una delle principali vertenze del Paese, alla stregua dell'Ilva di Taranto, con un percorso tutto in salita. I LAVORATORI. Alle 19 la sala polivalente di Atessa è gremita. Dentro si respira un'aria greve, di speranze colpite a morte, di sudore che si mischia alle lacrime dentro i cappotti del primo freddo invernale, di domande che prudono dentro. Dietro un tavolo ci sono i rappresentanti sindacali di Fiom, Fim e Uilm, c'è l'assessore alle crisi industriali Lolli, diversi sindaci del comprensorio, il presidente della Provincia di Chieti, Mario Pupillo, il sindaco di Atessa, Giulio Borrelli, e la giunta quasi al completo del Comune di Lanciano. Si è, letteralmente, di fronte ad un capezzale. I volti sono tesi e gli sguardi bassi. Si parte quasi in sordina, poi il discorso si scalda. «Ci hanno presi in giro, sapevano tutto e ci hanno affamato per due mesi. È un'azienda che ha chiuso a dicembre in utile, che corre dietro al centesimo guadagnato in più». Ma quando il segretario provinciale della Fiom, Davide Labbrozzi, si dilunga un po' di più al microfono viene intimato di smettere. La gente vuole sapere cosa deve fare a partire da domani. «Rientriamo in fabbrica? L'azienda sarà pronta a ripartire? Che cosa può fare lo Stato, che cosa possiamo fare adesso?». Sono tutte le domande che arrivano ai sindacalisti e alle rsu. Volano anche accuse. C'è rabbia, angoscia, disgusto. PROSSIME MOSSE. «Stasera stessa (ieri per chi legge, ndc) comunichiamo all'azienda l'intenzione di interrompere lo sciopero», spiega la rsu Fim, Dorato Di Camillo, «tecnicamente l'azienda il primo giorno ci metterà in ferie, il secondo in ferie o in formazione, dal momento che non è pronta a far ripartire le macchine, dal terzo giorno, lunedì, lo stabilimento sarà operativo e dal giorno successivo si andrà in produzione. L'azienda si organizzerà con la rotazione della solidarietà come si fa in questi casi». Più in alto, al tavolo ministeriale, si dovrà innanzitutto cercare di strappare alla Honeywell il tempo necessario per formulare altre proposte per il territorio. «Il peso della battaglia finora l'avete portato voi sulle spalle», dice Lolli, «ora lo porteremo noi». Alla Honeywell si chiederà di far richiesta allo Stato per una proroga della solidarietà, poi si dovrà pensare a qualche alternativa. E si dovrà restare incollati a quel tavolo, pretendere l'interessamento diretto di Calenda. Ci sono 420 posti di lavoro diretti e 200 dell'indotto da salvare in qualche modo. Si riparte da lì. Il Governo proverà a far pesare la sua forza sugli altri business che Honeywell ha in Italia, e ogni giorno, ogni ora a venire, saranno decisive. «Fate in fretta», dice un lavoratore rivolto ai politici, «in primavera si vota e voi sarete distratti, non penserete più a noi. Perciò fate in fretta».
Pupillo: catastrofe sociale per l'Abruzzo. Reazioni di sconcerto all'annuncio dell'azienda. Melilla: inaccettabile. I sindacati: salviamo gli operai
ATESSA«L'annuncio della chiusura dello stabilimento di Atessa, dalla prossima primavera, è una catastrofe sociale, economica e industriale per l'Abruzzo, la provincia di Chieti e l'intero comprensorio frentano». Lo dice Mario Pupillo, sindaco di Lanciano e presidente della Provincia, a poche ore dalla comunicazione fatta dall'azienda ai sindacati in un incontro informale al Castel di Septe, a Mozzagrogna. «È una notizia che non avremmo mai voluto ricevere», prosegue Pupillo, «i 60 giorni di sciopero continuo, una lotta nel segno della solidarietà che ha visto stringersi un intero territorio intorno al coraggio e alla determinazione dei lavoratori, meritavano ben altro finale». Le reazioni che si susseguono dopo l'annuncio della chiusura sono tantissime. In un'interrogazione -a prima firma Bersani- presentata al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, 29 parlamentari chiedono l'intervento del Governo per chiedere «un ripensamento della scelta» alla Honeywell e «l'apertura di un tavolo negoziale». «L'irresponsabilità e il mancato rispetto del sindacato e delle istituzioni italiane non può passare senza una forte reazione», sostiene il segretario generale Fim-Cisl, Marco Bentivogli. «Occorre tornare indietro sull'annuncio di cessazione per garantire il mantenimento dell'attività produttiva dello stabilimento e il reddito dei lavoratori», interviene Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil. La decisione di chiudere il sito di Atessa «è inaccettabile» per Gianni Melilla, deputato di Articolo uno-Mdp, che evidenzia «il dramma umano che vivono adesso gli operai, già duramente provati da due mesi ininterrotti di sciopero. I sindacati, la Regione e il Governo devono concordare una strategia per contrastare la scelta dell'azienda». «Ora non si lasci da soli i lavoratori della Honeywell», afferma il segretario regionale dell'Udc e sindaco di Fossacesia, Enrico Di Giuseppantonio, «lavoratori che, negli anni, hanno fatto grande questa azienda e che ora si sono visti chiudere la porta in faccia». «È un altro duro colpo all'occupazione abruzzese», interviene la senatrice del Pd Stefania Pezzopane, «chiediamo al Governo e al ministro Calenda di insistere con gli sforzi già avviati per portare la multinazionale a riconsiderare una decisione così amara per l'economia del territorio».