ROMA A due giorni dall’incontro tra governo e sindacati sulla previdenza, la Cgil fa i conti sulle proposte del governo e ribadisce l’esistenza di forti distanze con le richieste del sindacato. L’ipotesi del governo sullo stop al passaggio a 67 anni per l’età di pensionamento nel 2019 per 15 categorie di attività gravose - sottolinea la Cgil in uno studio sulle misure proposte - salvaguarderebbe solo 4.305 lavoratori, ovvero appena il 2,2% della platea complessiva. Il governo infatti, spiega il sindacato guidato da Susanna Camusso, si dice disponibile a intervenire solo sul pensionamento per vecchiaia fermando lo scatto di cinque mesi per l’età e non sulle uscite per anzianità contributiva stoppando la crescita dei contributi necessari alla pensione anticipata (dal 2019 per gli uomini saliranno di cinque mesi a 43 anni e tre mesi). Il complesso delle misure proposte dal governo costerà nel triennio - secondo il sindacato - solo 61,8 milioni. Il costo della misura del Governo sullo stop all’aumento dell’età - sottolinea ancora la Cgil - impatterà sul sistema previdenziale solo a partire dal 2019, e nel triennio sarà pari a 46 milioni. Il resto della spesa riguarderà le misure inerenti la previdenza complementare. «L’irrilevanza delle proposte del governo sulle pensioni, evidenziata dai dati concreti - dice il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli - conferma che gli impegni sottoscritti l’anno scorso con il sindacato sono stati sostanzialmente disattesi. Ci auguriamo che l’Esecutivo sabato consegni un documento con contenuti profondamente diversi da quelli illustrati nei precedenti incontri su giovani, donne, previdenza complementare e aspettativa di vita. In particolare - sottolinea - bloccando il meccanismo automatico di innalzamento delle condizioni di accesso alla pensione e lavorando per una sua revisione. In caso contrario non potremmo che essere coerenti con l’impegno preso con i lavoratori e i pensionati, quello di dare continuità ed intensificare la nostra mobilitazione».