Gentile direttore, il dibattito di questi giorni sulla Nuova Pescara e sulle ipotesi di farne il capoluogo di Regione ha evidenziato la saggezza dell'operato della Regione e del suo Presidente nel raccogliere gli esiti del referendum del 27 maggio 2014. Al netto delle provocazioni estemporanee di alcuni personaggi, che evidentemente non conoscono i problemi, la storia della regione e le dinamiche attuali delle realtà urbane, ciò che emerge è una disponibilità delle classi dirigenti abruzzesi a superare un dualismo antistorico. Ho letto dichiarazioni convincenti di esponenti del mondo produttivo, culturale e politico pescarese che, di fronte a tali estemporaneità, hanno reagito con giusta indignazione ribadendo la loro piena adesione alla conferma dell'attuale città capoluogo di regione. Ho sentito altrettante dichiarazioni dei gruppi dirigenti aquilani, di opposti schieramenti, che riconoscono la prospettiva utile di un ingrandimento delle funzioni, prima che demografiche, della città adriatica, che si completi con la vocazione amministrativa, culturale e storica del capoluogo regionale. La maturazione di questa consapevolezza, che può rappresentare un punto di forza per il futuro dell'Abruzzo, è stata resa possibile anche e principalmente dal modo avveduto ed equilibrato con cui il Presidente della Regione ha gestito, senza assumere posizioni frettolose e demagogiche, l'iter di presentazione e prossima approvazione della legge istitutiva della nuova città, portando avanti parallelamente l'impegno sulla legge per L'Aquila capoluogo. Affiancando a ciò una programmazione degli interventi infrastrutturali, di sostegno allo sviluppo, di attenzioni, contenuti nel Masterplan e non solo, che riguardano le due città in una visione d'insieme delle prospettive di crescita dell'Abruzzo. Non hanno contribuito e non contribuiscono a questa maturità di dibattito le contestazioni populiste che si sono introdotte nel confronto pubblico. Non sarà la dimensione demografica a rendere vincente il progetto della Nuova Pescara, ma il suo essere ricompresa in una dimensione di naturale espansione sul territorio che coinciderà con l'espansione delle sue capacità relazionali. Non verranno ridotti gli spazi di democrazia e partecipazione, che anzi si vogliono allargare prevedendo l'istituzione dei Municipi; a rendere più condivisa la sfida della fusione di realtà storicamente separate che dovranno abituarsi a gestire insieme le emergenze e i problemi sarà la capacità delle sue classi dirigenti di costruire progetti di sviluppo sulle sfide che sono tipiche delle nuove realtà metropolitane urbane: la mobilità sostenibile e veloce, la capacità di attrazione turistica, una programmazione urbanistica intelligente, la messa in comune dei servizi, la lotta all'abbandono e al degrado delle periferie, la salvaguardia del mare e il disinquinamento dei fiumi. Il progetto di legge n. 206/2016, scelto come testo base per la discussione in Consiglio regionale, arriva dopo varie proposte formulate anche da altri. Ora si deve prevedere un percorso graduale e ragionato, con un cronoprogramma dettagliato che porti alla nascita del nuovo soggetto urbano entro 20 mesi da oggi. Il Presidente D'Alfonso non poteva accogliere la generosa proposta pentastellata di una fusione a freddo. E non poteva farlo per due ragioni di fondo: una di carattere tecnico, in quanto la proposta di fusione era priva di un progetto realistico di fattibilità. Il progetto di fattibilità deve essere costruito nei prossimi mesi dagli organismi tecnico-politici, snelli e a costo zero, che la legge istitutiva contempla, e sulla base di previsioni attendibili. L'altra ragione è di carattere politico, perché istituire la Nuova Pescara chiamava e chiama in causa la dimensione poliedrica di questa regione, che una volta si chiamava Abruzzi e che deve imparare a pensarsi come Abruzzo.Tuttavia il dibattito a tratti fuori registro di questi giorni ci consente di fare un passo avanti. Le strumentalità sono emerse, così come ciò che di intelligente doveva emergere. La Nuova Pescara sarà per noi l'inizio di un cambiamento più ampio che dovrà portarci a rivedere l'intera governance territoriale regionale. La visione che ci ispirerà sarà quella di una regione policentrica, dove le diverse vocazioni e specializzazioni dei nostri territori e delle nostre città dovranno fare sistema. Una regione che vuole essere cerniera, a partire dalla più moderna rete infrastrutturale che abbiamo disegnato nel Masterplan, tra la sponda adriatica e tirrenica del Mediterraneo e che continuerà ad avere in L'Aquila il suo capoluogo di regione.
(*) Presidente della Provincia di Pescara