È Papa Francesco a riaccendere oggi inaspettatamente il dibattito relativo al ddl sul Biotestamento, che al momento è fermo in Senato in attesa della calendarizzazione in Aula: il Pontefice, in un messaggio al convegno sul «Fine vita» promosso dalla Pontificia Accademia, ha espresso un netto No all'accanimento terapeutico, che ha definito cosa diversa dall'eutanasia, che «rimane sempre illecita», ma soprattutto si è espresso in favore dell' «autodeterminazione» del paziente. Una vera svolta, considerato l'aspro confronto politico in atto sull'opportunità di arrivare all'approvazione della legge, che ha immediatamente innescato diverse prese di posizione come quella dei senatori a vita Elena Cattaneo, Mario Monti, Carlo Rubbia e Renzo Piano. «Le parole di Papa Francesco sull'accanimento terapeutico e il fine vita, che nella loro ricchezza e articolazione vedono nel paziente, capace e competente, la persona che giudica l'effettiva proporzionalità delle cure, crediamo possano rappresentare un'ulteriore occasione per il Parlamento, di inserire nell'agenda politica del Paese la necessità di dare certezza normativa in questa legislatura alle scelte di fine vita», dicono i senatori a vita. Rispetto all'accanimento terapeutico, il pontefice ha affermato che è «moralmente lecito rinunciare all'applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico» sulla proporzionalità delle cure. Ma è il riferimento all'autodeterminazione a rappresentare la svolta del messaggio di Bergoglio: «Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità». È «anzitutto lui che ha titolo, ovviamente in dialogo con i medici - ha affermato il pontefice - di valutare i trattamenti che gli vengono proposti e giudicare sulla loro effettiva proporzionalità nella situazione concreta». Un concetto, quello dell'autodeterminazione, che rappresenta esattamente il cuore del ddl che si trova ora in Senato: dopo l'approvazione della legge di Bilancio, la Conferenza dei capigruppo dovrebbe pronunciarsi sul suo avvio in Aula senza relatore, dopo le dimissioni della presidente della commissione Sanità Emilia De Biasi. Ciò dovrebbe accadere alla fine del mese. Ora, però, il cammino della legge, nodo di fine legislatura, appare quanto mai in salita, con varie forze che chiedono un cambiamento del testo. A partire dal ministro della Salute Lorenzin secondo la quale «la legge sul Biotestamento va migliorata ancora al Senato». Anche un gruppo bipartisan di 9 parlamentari cattolici afferma che il ddl «necessita di maggior riflessione e prudenza». «Tutto il centro-destra è contro» il ddl, ha avvertito Maurizio Sacconi invitando a non strumentalizzare le parole di Bergoglio. Sul fronte opposto Rosy Bindi (Pd) dice: «Occorre fare presto e non vanificare il lungo lavoro svolto».