MILANO La signora Bartolini «può contare su un cospicuo patrimonio, 104.418.000,00 lordi, oltretutto costituitole integralmente dal marito nel corso del quasi ventennale matrimonio». E ha «un tenore di vita elevatissimo» grazie alla «capacità di produrre reddito, sia per le ingenti somme di denaro che l'ex marito le ha corrisposto sia perché possiede numerosi beni immobili di notevole valore commerciale in qualità di socio unico della società Il Poggio». Insomma, Veronica Lario può cavarsela da sola.
AUTOSUFFICIENZA ECONOMICA Sposare un uomo con un patrimonio di 9 miliardi di euro e aver vissuto nel lusso non garantisce il mantenimento a vita. Così i giudici della corte d'appello di Milano hanno stabilito che Silvio Berlusconi non dovrà più versare alla signora Lario (nome d'arte di Miriam Bartolini) l'assegno mensile di 1,4 milioni e l'ex consorte dovrà anche restituire quanto percepito da marzo 2014, quando diventa ufficiale il divorzio: 60,2 milioni di euro, 43 effettivi. Vanno infatti considerati i conti in sospeso tra l'ex premier e la first lady, che negli ultimi mesi si sono affrontati a testa bassa: lei ha chiesto il pignoramento di 26 milioni di euro (ora bloccati sui conti di Berlusconi), lui ha deciso di interrompere i pagamenti stabiliti dal tribunale di Monza. Adesso il collegio di secondo grado gli dà ragione, ma il Cavaliere non è in vena di festeggiamenti. Spiega: «Questa vicenda con la madre dei miei tre figli mi ha sempre amareggiato e addolorato. Ho lasciato tutto in mano ai miei avvocati e sono stato, credo, l'ultimo a saperlo. Non commento, preferisco non commentare in alcun modo». Dopo diciannove anni di matrimonio e tre figli è stata Veronica a sbattere la porta, le foto del marito che brinda alla festa del diciottesimo compleanno di Noemi Letizia nel 2009 e la fila di soubrette per un posto in lista elettorale l'hanno fatta correre dagli avvocati.
Sono passati otto anni e quella che è cominciata come una delle separazioni più care del mondo, con un appannaggio di tre milioni al mese deciso da «tre giudichesse femministe e comuniste», s'infiammò il Cavaliere, finisce allo stesso modo del celebre precedente in Cassazione tra l'ex ministro dell'Economia Vittorio Grilli e l'ex moglie Lisa Lowenstein. Il diritto al mantenimento del medesimo tenore di vita, secondo i magistrati, è un concetto obsoleto, sostituito dal principio di «indipendenza o autosufficienza economica». Può apparire, scrive la corte d'appello nella sentenza, «un mutamento radicale di impostazione», ma «non si tratta di un fulmine a ciel sereno». I cambiamenti sociali e i modelli familiari, «certamente assai diversi rispetto a quelli di qualche decennio fa, già da tempo hanno portato la giurisprudenza a ridisegnare via via i presupposti dell'assegno divorzile, restringendo e delimitando i confini di un concetto astratto - quello del tenore di vita - che rischia di ancorare le decisioni a un modello tradizionale di matrimonio e dei rapporti personali e patrimoniali tra ex coniugi superato nella realtà sociale». La «rigida ripartizione tra i coniugi di ruoli e compiti», rilevano i giudici, è archeologia e oggi «il principio solidaristico alla base del riconoscimento dell'assegno divorzile richiede che la condizione di debolezza e le effettive necessità economiche siano provate da chi ritenga di avere diritto».
INDEBITO TRASFERIMENTO L'appannaggio mensile dunque non è strumento «di indebito arricchimento», ma l'ancora che salva dal «degrado esistenziale del coniuge economicamente debole». Secondo l'avvocato Pier Filippo Giuggioli, legale di Berlusconi, il denaro versato a Veronica Lario rientra nella prima categoria. In base ai calcoli della difesa la signora ha liquidità per 16 milioni (come precisato nella sentenza di separazione del Tribunale del dicembre 2012), possiede gioielli per decine di milioni ed è socia unica della immobiliare Il Poggio, che ha un patrimonio di 78 milioni. «Le disponibilità della appellata sono in realtà enormemente maggiori - aggiungono i legali - considerato solo che la stessa, nei 63 mesi antecedenti, ha percepito come assegno di mantenimento oltre 91,5 milioni di euro lordi, con disponibilità al netto del prelievo fiscale di circa 50 milioni di euro, ovvero 26.000,00 euro al giorno percepiti negli ultimi cinque anni». Sommando a ciò la villa svizzera a S-chanf, nel cantone dei Grigioni, del valore di diversi milioni di euro e fiduciariamente intestata alla madre, «il patrimonio è quindi complessivamente stimabile in circa 300 milioni di euro». Perciò, concludono i difensori, «il pagamento, da parte di Silvio Berlusconi, di una somma complessiva di oltre 110 milioni di euro costituisce nei fatti un indebito trasferimento di ricchezza, non consentito dall'ordinamento». E una disponibilità così ingente di liquidità, «accumulata in un arco temporale estremamente contenuto, ha consentito alla signora Bartolini una ulteriore produzione di ricchezza mediante patrimonializzazione della misura non consumata».