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Data: 17/11/2017
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Elezioni politiche: niente dimissioni nei tempi, sindaci abruzzesi fuorigioco. Un cavillo legislativo salva solo la Magnacca su cui punta Forza Italia.

L'AQUILA - Sono fuori dai giochi per le elezioni politiche i sindaci abruzzesi dei Comuni superiori a 20 mila abitanti: le mancate dimissioni entro il 15 settembre, infatti, precludono loro la possibilità di una candidatura al Parlamento.

L'unica eccezione, grazie a un escamotage, potrebbe essere quella della sindaca di San Salvo (Chieti), Tiziana Magnacca, sulla quale è infatti pronta a puntare Forza Italia.

In base a un cavillo normativo, secondo gli esperti del partito, la sua candidatura sarebbe infatti resa possibile da un articolo della legge sulle incandidabilità che fa riferimento al 1995, anno in cui San Salvo ancora non superava i 20 mila abitanti.

Secondo la principale corrente di pensiero, per potersi candidare alla Camera o al Senato i sindaci dei Comuni maggiori si sarebbero dovuti dimettere entro il 15 settembre, 6 mesi prima, cioè, della scadenza naturale della legislatura, iniziata il 15 marzo del 2013 e che, per questo, si conclude lo stesso giorno e lo stesso mese del 2018.

Un'altra interpretazione, tuttavia, calcola i 6 mesi di tempo dalla data del voto che, com'è noto, ancora non viene fissata, visto che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha neppure sciolto le Camere. E in base a quanto previsto dalla Costituzione, il voto può essere fissato fino a 70 giorni dopo la conclusione della legislatura, in questo caso, perciò, si arriverebbe alla fine di maggio.

Ma escludendo questa seconda lettura, da molti considerata illegittima, non ci sarebbe spazio né per il sindaco di Giulianova (Teramo), Francesco Mastromauro del Partito democratico, che non ha mai nascosto la propria volontà di correre per uno scranno romano, né per quelli di Teramo, Maurizio Brucchi, alle prese con una annosa crisi di maggioranza, e di Chieti, Umberto Di Primio, entrambi di Forza Italia, dopo che il secondo ha chiuso la parentesi alfaniana.

Chi vuole candidarsi, d'altra parte, e forse ha anche già avuto garanzie dal proprio partito, si è già dimesso. Nel centrodestra, è il caso dei sindaci di Perugia, Ascoli Piceno, Venezia e Trieste.

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