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Pescara, 24/11/2024
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17/11/2017
Il Centro
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Fusero: il futuro di Chieti è nell'area metropolitana. Il direttore del polo di Architettura detta le sue proposte per il rilancio del centro urbano. «La Nuova Pescara è il primo passo, si punti su cultura, sanità e imprese allo Scalo» |
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CHIETI Chieti ha ancora «grandi potenzialità» ma, di fronte alla creazione della Grande Pescara, dovrà cercare il suo ruolo pensando in chiave di «area metropolitana» e abbandonando «logiche di campanile». Paolo Fusero, direttore del dipartimento di Architettura dell'università d'Annunzio, detta l'unica via possibile per la città. Chieti aspetta una stagione di grandi opere con la promessa di 11 milioni di euro di finanziamenti statali e regionali, intanto, però, perde 4-500 residenti all'anno e nel 2019 la città potrebbe scendere sotto i 50 mila residenti. «Il futuro di Chieti», dice Fusero, «è legato in modo indissolubile al grande tema dell'area vasta Chieti-Pescara». Ma Chieti dovrà mettere sul piatto sul piatto le sue eccellenze: storia, cultura, sanità e un rilancio dell'area industriale dello Scalo. Sono questi i «valori», così li chiama Fusero, che la città «può portare in dote al sistema metropolitano multipolare Chieti-Pescara». Oggi alle 16,45 al Museo universitario Fusero parlerà di "Metamorfosi urbane: dalla città post-industriale alla città digitale" in un convegno organizzato dal Comitato cittadino per il rilancio di Chieti. Professore, cosa significa "metamorfosi urbane"? «Quando gli organizzatori mi hanno chiesto di dare un titolo al mio intervento ho subito pensato al tema della metamorfosi, in parte perché stimolato dalla ricorrenza del bimillenario dalla morte di Ovidio (Metamorfosi è il suo poema epico-mitologico), in parte perché trovo questo tema di assoluta attualità pensando a come si sono trasformate nel tempo le nostre città e i nostri territori». Anche le città cambiano?«Dobbiamo immaginare le città come organismi viventi che si modificano nel tempo. A volte espandendosi altre volte contraendosi; a volte in modo ordinato altre volte in modo caotico, ma sempre reagendo alle sollecitazione esterne della società. Così è successo dalle origini dell'urbanistica moderna, fino ad arrivare ai giorni nostri: dalla rivoluzione industriale alla rivoluzione digitale. Per vincere le grandi sfide che attendono la città del futuro bisogna aver ben compreso i modelli di trasformazione della città del passato».Chieti è una città che si culla del suo passato: quale può essere il suo ruolo futuro?«Il futuro di Chieti è legato in modo indissolubile al grande tema dell'area vasta Chieti-Pescara: è un territorio di grandi potenzialità che presenta notevoli margini di sviluppo, se sarà capace di darsi un progetto di futuro condiviso ed organico, basato sulla valorizzazione delle attitudini e sulla specializzazione sinergica di tutte le sue componenti territoriali. Il patrimonio storico paesaggistico della città alta, le possibilità di rigenerazione delle aree produttive dello Scalo, il sistema infrastrutturale multimodale, la presenza dell'università e del sistema ospedaliero sono alcuni tra i valori che Chieti può portare in dote al sistema metropolitano multipolare Chieti-Pescara».In questi giorni si parla tanto dell'istituzione della Nuova Pescara: accanto a una città di oltre 200 mila abitanti, quale spazio può ritagliarsi Chieti nell'area metropolitano? «Il disegno di legge 206 per l'istituzione del comune di Nuova Pescara mediante l'accorpamento di Pescara, Montesilvano e Spoltore tiene conto dell'esito del referendum consultivo del 2014. Mi pare chiaro che questo non possa che considerarsi come un primo passo verso la definizione di un sistema metropolitano ampio che comprenda altri comuni, per l'appunto quelli della provincia di Chieti che si attestano sul bacino inferiore del fiume Pescara». Un primo passo che dovrebbe compiersi all'inizio del 2019: è troppo presto? «Attualmente, il dibattito politico nei tre comuni pescaresi interessati dalla fusione è concentrato sulla fattibilità dell'operazione entro la scadenza prevista (1° gennaio 2019): è mia opinione che i tempi e la road map indicati nella proposta di legge non siano adeguati alla complessità dei fenomeni, ma che questo impulso "forzato" sia assolutamente salutare per dare una prima spinta e mettere in moto una riflessione sulle opportunità che possono derivare da forme di collaborazione istituzionale e di razionalizzazione dei servizi essenziali da parte di associazioni di comuni, a cominciare dal ciclo dei rifiuti e dell'acqua, dal trasporto pubblico locale, dall'approvvigionamento energetico per finire a questioni strategiche come la pianificazione urbanistica, la tutela ambientale o il marketing territoriale». Quindi, Chieti deve guardare al di là dei propri confini?«Mi pare chiaro che l'obiettivo sia quello di ragionare in termini di competitività territoriale dell'intero sistema metropolitano multipolare Chieti-Pescara, al di là delle formule amministrative intermedie che sia utile porre in essere. Esiste però una conditio sine qua non». E qual è? «È necessario abbandonare ogni logica di campanile e comprendere che la competizione globale richiede che il nostro territorio ragioni in termini di sistema organico e integrato, condividendo obiettivi comuni e valorizzando le specificità di ciascuna realtà territoriale che lo compone».Quali sono, anche a Chieti, Pescara, Montesilvano e Spoltore, i grandi temi delle politiche urbane che ci attendono nel futuro? «Le nostre città e i nostri territori nel futuro saranno chiamati a una competizione globale che si misurerà in base alle performance su almeno 4 assi principali: consumo di suolo zero e tematiche ecologico-ambientali; spazi pubblici e rigenerazione urbana delle periferie; gestione dei conflitti sociali e dei flussi migratori; smart cities, mobilità sostenibile e industria 4.0».
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