PESCARA Il mattino dopo l'approvazione dell'ordine del giorno del Consiglio comunale di Pescara nel quale si rivendica alla città adriatica la funzione di capoluogo di regione - facendo saltare i nervi ai cugini aquilani (leggi servizio di lato) -, è toccato ai due coordinatori abruzzesi di Pd e Forza Italia, Marco Rapino e Nazario Pagano tentare un'imbarazzata presa di distanza dai consiglieri ribelli, mentre il Forzista Lorenzo Sospiri, capogruppo azzurro all'Emiciclo, apre il nuovo fronte sulla legge per L'Aquila Capoluogo, presentata in Giunta dal governatore Luciano D'Alfonso. E sarà in quella sede, l'Emiciclo, che la disputa istituzionale diventerà più pragmaticamente disputa economica.Ieri Pagano ha giustificato il voto dei suoi ammettendo, citando Berlusconi, che «Forza Italia è un partito anarchico e monarchico» (dunque nessuna conseguenza interna per gli anarco-forzisti). Nello stesso tempo Pagano, che non vuole problemi alla vigilia delle elezioni politiche che lo vedranno quasi certamente candidato, ha ribadito, come se ce ne fosse bisogno, che «Il capoluogo è e resterà L'Aquila» e che parlare d'altro «è assurdo». Pagano però avanza anche il sospetto che dietro la vicenda «ci sia il tentativo di far naufragare l'ipotesi di fusione tra i tre comuni», Pescara, Montesilvano e Spoltore, «creando uno schieramento extra-cittadino che lavori per il fallimento della Nuova Pescara». Una tesi condivisa dal segretario regionale del Pd Marco Rapino, che precisa: «Noi non creiamo scompiglio a danno del futuro di città come Pescara, Spoltore e Montesilvano, affinché non venga realizzato il progetto della Nuova Pescara. L'Aquila è e rimane il capoluogo d'Abruzzo. E il Partito Democratico abruzzese non ha mai pensato di portare il capoluogo a Pescara, non ha mai pensato di discuterne, non ha mai pensato di sostenere alcuna proposta su questo tema. Chi ha deciso e scelto di intraprendere, con il proprio voto e in una sede istituzionale, una strada differente da quella più volte ribadita in questi giorni dovrà assumersi le proprie responsabilità». Mantiene la posizione il forzista Lorenzo Sospiri sostenitore del trasferimento sulla costa del capoluogo di regione: «Pescara lo è già», ha spiegato ieri in conferenza stampa, «lo è nella sostanza dei fatti, anche se non nella forma». «È legittima certo la posizione di chi vive a L'Aquila e pensa che sia immutabile qualsiasi assetto istituzionale», ragiona il consigliere. Ma è anche legittima, aggiunge, la posizione di chi con la Nuova Pescara «vedrà invece venir meno l'indipendenza di due grandi comuni, di cui uno, Montesilvano, è grande quanto L'Aquila». «E allora è immaginabile che una grande città come Pescara sia anche il maggior polo di attrazione extra regionale, magari del medio Adriatico, e più grande di Ancona? Credo che sia così. Quindi invece crediamo non sia poi il massimo dire alle persone che si recano a Pescara per servizi, dire poi di farsi un viaggio di un'ora e mezza per recarsi all'Aquila». Per questo Sospiri chiede che nei prossimi mesi si varino «norme non confuse, ma puntuali e precise» che indichino precisamente «il ruolo delle due città, le competenze e i finanziamenti a sostegno». Nel concreto, precisa, «voglio dire che se a L'Aquila si danno 700mila euro, allora a Pescara dobbiamo dare 2,5 milioni di euro. Per questo sulla Nuova Pescara andiamo avanti, e pensiamo ad un progetto più ampio. E sulla Legge per L'Aquila capoluogo presentato dalla giunta D'Alfonso presenteremo tre emendamenti al testo della Giunta per chiedere che Pescara abbia quei fondi che merita e che abbia lo stesso trattamento delle alte città fra cui L'Aquila». Si fa sentire anche la voce dei 5 Stelle. Secondo il consigliere regionale Riccardo Mercante «ad un anno e mezzo dalla fine della consiliatura e a tre anni dal deposito del mio testo, ripreso per intero nel progetto 206 dal presidente D'Alfonso, se non si muove foglia un motivo c'è. Il dubbio, che si avvicina sempre più alla certezza», aggiunge il consigliere 5 stelle, «è che nessun partito politico voglia la nascita della Nuova Pescara attraverso la fusione dei comuni Montesilvano, Pescara e Spoltore e che il cambio di rotta di D'Alfonso sia solo una boutade propagandistica in vista delle prossime elezioni». Se così non fosse, Mercante invita D'Alfonso a «non boicottare la volontà referendaria espressa dai cittadini» e a «passare dalla narrazioni di intenti all'azione immediata procedendo finalmente all'approvazione della legge».