Quando si parla di Comuni, occorre valutare due polarità principali: le polarità urbane e le aree interne, ovvero quelle realtà territoriali distanti dai centri che rappresentano l'obiettivo territoriale strategico nazionale del settennio di programmazione europea 2014-202 esattamente opposto alle aree metropolitane. Vi è difatti un bisogno di razionalizzazione in cui le città, e non solo quelle capoluogo, necessitano di una migliore governance che vada oltre il confine comunale ed entri in contatto con i comuni più piccoli, così da diventare il polo centrale di sistemi urbani integrati.Le modalità distinte di governo delle grandi aree metropolitane le hanno rese, nelle evoluzioni dei sistemi socio-economici, grandi hub dello sviluppo. Quello che un tempo era il Comune "centroide" delle relative conurbazioni perde importanza a fronte dell'autorità metropolitana, che attrae la gran parte delle principali funzioni di regolazione (urbanistica, trasportistica e logistica), pianificazione (strategica, territoriale ed economica) e di servizio da quel Comune stesso così come dagli altri di prima e seconda cinta: tutti vengono ricondotti sotto il cappello della nuova autorità metropolitana, trovando unità ed efficacia ben diverse dal passato.Su una scala quantitativa differente, la stessa problematica del governo intercomunale di fenomeni più o meno grandi di coalescenza del costruito e di interdipendenza delle funzioni si pone in tutti i contesti urbani, in Abruzzo come in tutta Italia, Paese caratterizzato da un policentrismo spinto.L'Abruzzo, poi, ha un sistema urbano complesso, in cui vi sono capoluoghi tra loro fortemente conurbati fino a costituire una sorta di grande unico sistema urbano (Chieti e Pescara), mentre alcune città non capoluogo hanno una grande importanza funzionale, socioeconomica e produttiva (Vasto, Avezzano, Sulmona, Roseto, Giulianova e Lanciano). Ciascuna delle città ha poi un certo numero di Comuni di prima cinta che nel tempo si sono interconnessi sempre più strettamente con il centroide fino a richiedere forme di governo concertato di molte funzioni non di prossimit? (trasporti, catasto, servizi alle imprese, edilizia e territorio, tributi...).Una "nuova Pescara" dovrebbe dunque porsi non solo il problema di estendere attraverso forme contrattuali o associative alcune rilevantissime funzioni di rete verso un certo numero di Comuni ormai a tutti gli effetti con essa interdipendenti, ma potrebbe cogliere l'occasione per sviluppare una più forte sinergia strategica con Chieti, adottando un unico grande piano strategico d'area vasta urbana, adeguando ad esso le principali decisioni urbanistiche e infrastrutturali, sviluppando servizi unici su funzioni cruciali (dai trasporti alla progettazione europea all'attrattività per gli investimenti pubblici e privati).Ne nascerebbe una vera e propria area metropolitana abruzzese, che potrebbe fungere da riferimento centrale per il resto del tessuto urbano regionale, senza andare minimamente a scalfire il ruolo di capoluogo di regione che appartiene a L'Aquila. Questa integrazione in un polo urbano può essere funzionale e non comporta necessariamente la cancellazione di forti identità locali ricche di storia e cultura; implica piuttosto una più forte concertazione delle principali politiche e il rafforzamento mediante unificazione di alcuni servizi amministrativi. Può non essere considerata una esigenza immediata ma rappresenta certamente una sfida per il medio-lungo periodo.
(*) Direttore del Dipartimento Affari Regionali Presidenza Consiglio dei Ministri
(**) Presidente della Giunta regionale