ROMA Almeno in prima battuta, la proposta sarà sempre la stessa: il governo si presenterà oggi al tavolo con i sindacati offrendo l'esenzione, per 15 categorie professionali, dall'incremento di 5 mesi dell'età di vecchiaia, che quindi resterebbe a 66 anni e 7 mesi nel 2019. Del pacchetto finale farebbero parte anche la formazione della commissione scientifica che dovrebbe valutare per il futuro la possibilità di determinare la speranza di vita in modo differenziato tra le varie attività lavorative e le misure a favore della previdenza complementare nel settore pubblico. Ovvero, dal punto di vista dell'esecutivo, quanto era stato previsto già nel confronto dell'autunno 2016 in vista della cosiddetta fase due.
PALAZZO CHIGI
Si tratta però di uno schema ritenuto largamente insufficiente dalla Cgil ed anche dalla Uil, mentre la Cisl pur ponendo ulteriori richieste appare un po' più possibilista. All'incontro di Palazzo Chigi (cui partecipano il premier Gentiloni e i ministri Padoan e Poletti) guarda anche la maggioranza parlamentare, perché l'eventuale intesa dovrà essere tradotta in emendamento alla legge di Bilancio. Ma proprio dall'incrocio con il lavoro del Senato potrebbe forse arrivare una soluzione: era già stato presentato dal Pd un emendamento per la proroga al 2019 dell'Ape sociale, l'indennità che permette a 11 categorie, ma anche a disoccupati e disabili, di lasciare il lavoro con 63 anni in attesa della pensione definitiva. Attualmente infatti è previsto che questo regime sperimentale termini il prossimo anno. Il governo potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di allargare l'Ape già dal 2018 alle quattro categorie di attività faticose individuate di recente, ovvero braccianti agricoli, pescatori, marittimi e operai siderurgici, attingendo alle risorse finanziarie che presumibilmente avanzeranno quest'anno. Poi toccherà alle Camere decidere cosa fare dal 2019 in poi ed eventualmente se rendere strutturale l'indennità dell'Ape: scelta che potrebbe essere fatta subito oppure lasciata alla prossima legislatura.
SE NON C'È L'INTESA
Cosa succederà in caso di mancata intesa? La Cgil, pur auspicando una conclusione unitaria, ha già fatto sapere di essere pronta alla mobilitazione, che potrebbe scattare a inizio dicembre. In questo caso occorrerà vedere quanto sarà forte in Parlamento lo schieramento a favore di un'altra soluzione, già ventilata nelle settimane scorse: un norma che semplicemente rinvii di sei mesi l'adozione del provvedimento amministrativo che - prendendo atto dei dati Istat - deve ufficializzare il lo scatto di cinque mesi dal 2019. Questo decreto per legge deve essere emanato entro la fine di quest'anno.
LE RISORSE
In ogni caso per quanto riguarda le risorse da impegnare subito il governo difficilmente potrà andare oltre i 300 milioni complessivi definiti nell'incontro di lunedì corso. In un momento in cui l'Unione europea torna a guardare con qualche preoccupazione al percorso di finanza pubblica del nostro Paese (anche in vista di una scadenza elettorale dall'esito incerto) il capitolo pensioni diventa più delicato che mai. Non va dimenticato che l'aggiornamento dei requisiti alla speranza di vita è già pienamente incorporato nelle previsioni sull'andamento di lungo periodo del sistema previdenziale italiano: previsioni che però secondo le più recenti analisi della stessa Ue e del Fondo monetario internazionale rischiano di non essere del tutto realistiche a causa di stime troppo favorevoli sia sulla crescita economica che sugli andamenti demografici.