ROMA «Aspettiamo, ragionateci ancora un po'. Ci rivediamo martedì. Vorrei che trovaste un accordo e ve lo dice uno che è abituato a tenere insieme ciò che è difficile da tenere unito». Dopo ben quattr'ore di riunione, quando si era ormai ai saluti, Paolo Gentiloni ha lanciato il suo appello a Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Il riferimento del premier a ciò che è difficile tenere insieme è alla maggioranza di governo. E Gentiloni spera che a Cgil, Cisl e Uil riesca lo stesso miracolo.
A palazzo Chigi c'è «amarezza» e «sconcerto» per il no della Camusso. Nell'entourage del presidente del Consiglio sono convinti che dietro alla posizione di rottura della leader della Cgil ci sia l'intenzione di offrire sponda ad Articolo 1-Mdp di Pierluigi Bersani. E l'obiettivo dei fuoriusciti del Pd, «come dimostra l'intervista di Speranza che ha chiesto il rinvio dell'adeguamento dell'età pensionabile», è quello di arrivare alle elezioni con la rottura sul fronte previdenziale ancora calda. Ancora sul tavolo. Un argomento da sventolare in una campagna elettorale giocata (a meno di miracoli) contro il Pd. Sintesi di palazzo Chigi: «La Camusso fa prevalere le ragioni politiche a quelle sindacali. Noi abbiamo offerto tutto ciò che potevamo offrire. Abbiamo anche proposto deroghe per ben 15 categorie di lavori usuranti, nel 2012 Monti e nel 2014 Renzi non fecero altrettanto. Insomma, è praticamente impossibile rispondere no. Tant'è, che nei giorni scorsi anche i tecnici della Cgil si erano mostrati interessati e disponibili. Adesso, invece...».
L'IPOTESI SFORBICIATA Nelle stanze del governo non si vive solo di rimpianti. Oltre alla speranza che qualcosa cambi da qui a martedì, quando il tavolo con i sindacati tornerà a riunirsi, avanza l'ipotesi di ridurre il pacchetto di proposte se saltasse l'accordo unitario. Gentiloni, com'è nel suo stile, l'ha lasciato intendere in modo garbato: «Noi vareremo il pacchetto nella sua interezza se voi lo sosterrete». E ciò che il premier ha lasciato solo intendere, viene spiegato dai suoi collaboratori: «Se abbiamo proposto delle misure è perché le riteniamo giuste. Se però saltasse l'intesa, potremmo decidere di risparmiare qualche risorsa da utilizzare su altri fronti. Di soldi ce ne sono pochi...».
A palazzo Chigi non dicono quali misure potrebbero essere sforbiciate. Si limitano a elencare «quanto di più è stato offerto ai sindacati»: l'allargamento fino a 15 categorie della platea dei lavori usuranti, i criteri per le pensioni di vecchiaia estesi a quelle di anzianità, la creazione di un fondo per rendere strutturale anticipo pensionistico, l'Ape social. Insomma, la mannaia potrebbe cadere su uno di questi interventi gettati sul tavolo per agganciare la Cgil.
C'è da dire che Gentiloni ha fatto di tutto per evitare lo stop alla trattativa. Ha usato l'arma della persuasione: «Vi chiediamo di sostenere questo pacchetto. Le proposte che abbiamo avanzato le riteniamo doverose. Il governo non si limita a recepire le indicazioni sull'aspettativa di vita, ma prende atto dell'utilità di alcuni interventi mirati. È giusto che vengano attenuati alcuni effetti nell'applicazione e nel metodo di calcolo dell'aspettativa di vita. Sono tutte cose sacrosante, di equità sociale e giuste in sé». Poi, allargando il discorso alle «cose buone» contenute nella legge di bilancio e agli interessi sindacali: «Si tratta di un pacchetto molto rilevante che fa parte di una manovra economica che, sia pure nella ristrettezza delle risorse, prevede misure per il pubblico impiego, per i giovani e per la povertà. Questo pacchetto è importante anche perché contiene molte delle questioni che i sindacati hanno posto al centro della loro iniziativa».
I TEMPI Di fronte al muro alzato dalla Camusso, Gentiloni ha addirittura concesso, a metà della riunione, una pausa. Ha invitato la leader della Cgil, Furlan e Barbagallo a discutere riservatamente in una saletta: «Parlatevi e chiaritevi». Ma i tre sindacalisti, dopo ben novanta minuti di incontro-scontro, non tornati al tavolo senza alcun accordo. Ed è a questo punto che il premier ha lanciato l'estremo appello: «Ragionateci ancora un po', provate a trovare un'intesa. Noi ci rivediamo martedì».