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Pescara, 24/11/2024
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Data: 19/11/2017
Testata giornalistica: Il Centro
La morte del generale Conti. Ha scritto due lettere prima di dire addio. In una parla di Rigopiano: «Potevo evitare la tragedia». Il suo messaggio a Renzi. «Io come mio padre Un forestale che vive per il bene comune». Era molto angosciato dopo l'accorpamento ai carabinieri

SULMONA Tre fogli formato A4 fatti trovare sul sedile della Smart sono una sorta di testamento col quale il generale Guido Conti si è congedato dalla vita. Li ha scritti a mano, con una calligrafia ordinata, come nel suo stile. Nel primo un messaggio alla famiglia, negli altri due un lungo riferimento alla tragedia di Rigopiano. Un dramma che dal 18 gennaio scorso ha pesato come un macigno sull'esistenza del militare di 58 anni.
MORTE NEL BOSCO. Il corpo senza vita di Conti è stato scoperto in un boschetto ai margini della Provinciale che collega Sulmona con Pacentro. Accanto la pistola regolarmente detenuta con la quale il generale ha deciso di farla finita. Il ritrovamento intorno alle 21 di venerdì, ma il medico legale fa risalire il decesso fra le 19 e le 19.30. Di Conti si sono perse le tracce dal mattino. È uscito dalla sua abitazione di Sulmona dopo aver salutato una delle figlie. «Abbi cura di te» le ha detto abbracciandola. Parole che sono suonate strane fin dall'inizio, tanto da insospettire la ragazza e gli altri familiari. Le ricerche sono iniziate subito, ma di Conti si sono perse le tracce. Telefonino irraggiungibile, profilo Facebook cancellato, ultimo accesso a whatsapp alle 9.52. Gli investigatori sono convinti che si tratti di un suicidio, anche se le indagini coordinate dal sostituto procuratore Aura Scarsella vengono fatte con particolare scrupolo per fugare ogni dubbio e visti i precedenti lavorativi di Conti, il paladino dell'ambiente che con le sue grandi inchieste ha scoperchiato sistemi malavitosi e ha consentito di portare alla luce lo scandalo della mega discarica di Bussi.
LE LETTERE. Ma proprio dall'analisi dei fogli si sta cercando di allontanare i sospetti che aleggiano attorno a questo dramma. Nel primo foglio il generale manda «un bacio soave» ai propri cari. Negli altri due fa soltanto riferimento a Rigopiano, alla tragedia del 18 gennaio quando, dopo cinque scosse di terremoto, una valanga staccatasi dal monte Siella investì in pieno l'hotel di Farindola. Una massa di circa 120 mila tonnellate di neve e detriti che travolse l'albergo uccidendo 29 persone. Sei, per ora, gli avvisi di garanzia. Che potrebbero aumentare nel giro di pochi giorni.
«LE PRESCRIZIONI». «Da quando è accaduta la tragedia», scrive il generale Conti, «la mia vita è cambiata, quelle vittime mi pesano come un macigno perché tra i tanti atti ci sono prescrizioni a mia firma. Non per l'albergo di cui non so nulla, ma per l'edificazione del centro benessere dove solo poi appresi di non esserci state vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa, mi sono sempre posto la domanda: potevo fare di più? Nel senso, potevo prestare attenzione in indagini per mettere intoppi o ostacolare in qualche modo quella pratica? Probabilmente no, ma avrei potuto forse creare problemi, fastidi. Pur non conoscendo neppure un rischio valanghe, anche perché il Cta non ne notiziava neppure all'ufficio di Pescara, e ignorando la cosa del tutto, vivo con il cruccio. In quel periodo ero presissimo e concentrato in tante grandi inchieste che mi assorbivano mentalmente e fisicamente. Totalmente. Potevo fare di più? Non lo so. Vivo con questa domanda. Avrei potuto indagare ma nulla mi fece sospettare nulla. Rigopiano è stato uno dei motivi che mi ha convinto a lasciare il mio lavoro, o a tentare di fare altro, o a disinteressarmi di tutto questo. Ho cercato di non pensarci, di trovare altri stimoli, avventure, progetti inutili. Non vivo, vegeto, facendo finta di essere vivo. Rispettate la mia famiglia, fate che cada il silenzio, onoratemi».
ESCLUSI LEGAMI. Gli investigatori che indagano sulla morte di Conti escludono categoricamente il coinvolgimento del generale nell'inchiesta di Rigopiano.
ADDIO ALLA TOTAL. Lo scorso 11 ottobre il generale Conti si era congedato dai carabinieri forestali e dal primo novembre aveva assunto un nuovo incarico alla Total, nel campo pozzi di Tempa Rossa in Basilicata, dove avrebbe continuato a lavorare su sicurezza e ambiente. Ma neanche una settimana fa Conti ha lasciato l'incarico nella multinazionale francese del petrolio. Per motivi di salute, sarebbe la motivazione addotta. Tanto che gli inquirenti hanno disposto accertamenti per fare chiarezza
LE ULTIME ORE. Gli investigatori - le indagini sono portate avanti dal maggiore Edoardo Commandè del nucleo investigativo provinciale dell'Aquila dei carabinieri e dal capitano Florindo Basilico della compagnia di Sulmona - stanno ricostruendo le ultime ore di vita di Conti. A Sulmona, venerdì mattina, è andato in una tabaccheria in via De Nino, dove ha acquistato tre fogli, buste da lettera e un francobollo. Ha spedito qualche messaggio? Al momento sono stati trovati solo i fogli in auto. Anche la scelta del luogo non è casuale. Da sempre il generale amava fare lunghe passeggiate lungo la provinciale che da Sulmona sale verso Pacentro, chiusa da due anni e mezzo, in seguito a una frana nel marzo 2015. Il caso ha voluto che a trovarlo siano stati due forestali che avevano lavorato con Conti a Sulmona. L'auto, la pistola e i tre fogli sono stati sequestrati. Così come il telefonino che il generale ha lasciato a casa, certamente per evitare di essere intercettato durante gli spostamenti, l'iPad e le agendine. Ieri pomeriggio è stata eseguita l'autopsia dal medico legale Ildo Polidoro.I FUNERALI. Oggi la camera ardente verrà aperta nell'aula d'udienza al pian terreno del tribunale di Sulmona.
I funerali sono in programma domani alle 15 nella chiesa di Santa Maria della Tomba, con avvio del corteo funebre da piazza Capograssi. È atteso Tullio Del Sette, comandante generale dell'Arma dei carabinieri.


Il suo messaggio a Renzi. «Io come mio padre Un forestale che vive per il bene comune». Era molto angosciato dopo l'accorpamento ai carabinieri Così decise di sfogare tutta la sua delusione all'ex premier

SULMONA Lo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato, accorpato all'Arma dei carabinieri, aveva spinto Guido Conti a scrivere all'allora premier Matteo Renzi una lettera che pubblichiamo integralmente perché rende l'idea di che cosa significasse per lui la divisa da forestale e la delusione provata. La Forestale era come un padre.«Mio Padre era un Ispettore generale del Corpo Forestale dello Stato. Ed ha dedicato 40 anni della propria vita al Cfs. Trasmettendo a me nessuna ricchezza. Ma un testimone morale. Fatto di passione, rettitudine, amore per la natura e il Corpo che la difende. All'epoca ha rimboschito, piantato e fatto piantare milioni di alberi. Srotolava tutto contento progetti su progetti di rimboschimenti di montagne brulle e arse in ufficio e a casa sul tavolo in tinello. Resuscitandole a nuova vita. Ricordo l'energia e l'attenzione che poneva nel percorrere, ispezionare, consigliare, manco fosse roba Sua. Ma poi capii che lo era. Anche Sua. Nostra. Compresi lì il concetto di Bene Comune. E di sacralità del lavoro. Migliaia gli operai impiegati nei cantieri a far buche in montagna. A rinverdire, sistemare, proteggere.Ero ragazzino, e un giorno mentre eravamo nella faggeta di Val Fondillo in Abruzzo mi permisi di chiedergli come mai andava poco a messa. Avevo 10 anni. Stette un istante, mi guardò sorridendo che ancor mi pare di vederlo, poi serio aggiunse: "Io Nostro Signore lo incontro qui. Queste sono colonne - e guardò gli alberi - di una cattedrale talmente potente che mai nessun essere umano potrà edificare". Si girò, e proseguì il collaudo di quel bosco. Come se fosse normale, parlare così, ad un ragazzino di dieci anni. Io ho continuato, umilmente, a percorrere le Sue orme. In quello stesso bosco ideale. Districandomi però non tra selve, ma tra leggi, indagini, intercettazioni, fascicoli, che parlano di traffici di rifiuti pericolosissimi, di acque avvelenate, di corruzioni e tanta, tanta fatica, per il bene di tutti quei bimbi, di quegli uomini e donne, che lottano ogni giorno contro malattie nuove, oncologiche le chiamano, senza sapere come l'abbiano contratte. Noi, Signor Presidente, io e i miei soliti quattro gatti, crediamo di saperlo, come. A sentire Ella, giorni fa decretare con animo lieto e, mi consenta, assoluta misconoscenza, lo scioglimento di una istituzione benemerita bisecolare e carica solo di dignità, abnegazione ed efficienza, mio Padre è morto due volte. Ed insieme a lui decine di migliaia di uomini che nella nostra missione, perché tale è lo spirito che ci anima, hanno creduto e credono. E questo non posso permetterlo senza battermi fino in fondo perché trionfino equilibrio e buon senso. Me lo chiedono la Sua memoria e la dignità di uomini e donne che hanno creduto e credono in quello che fanno. A volte fino al sacrificio della propria vita. Che fosse tra le fiamme o in conflitto a fuoco, a soccorrer sepolti tra le macerie o roteando spericolatamente sulle fiamme alte a bordo di mezzi aerei. Rifletta, Signor Presidente, unitamente magari a qualche Suo cattivo consigliere. Perché tra l'altro Ella sta tagliando l'unica forza di polizia con il bilancio in pari. Che non costa nulla. E non ha debiti. Al contrario di infinite e voraci partecipate regionali e statali o dei tanti carrozzoni sacche di sperpero e sottopolitica.Noi non si fa questo mestiere per un piatto di lenticchie. Né viceversa per trenta denari. Non si fa per speranza di chissà quale premio. Né per timor di punizioni. Si fa per intimo convincimento. Le cose buone non si gettano, soprattutto le poche rimaste. Si migliorano, si accudiscono e fortificano. A maggior lustro della Nazione, ed in amore e in difesa delle cose più belle e sacre del Creato. E dei fratelli Italiani. Io e i miei collaboratori Le auguriamo tutti di cuore buon lavoro. E migliori consigli. Viva il Corpo Forestale. Viva l'Italia»Guido Conti


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