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Pescara, 24/07/2024
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Data: 21/11/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Un varco nella diga foranea. Aperto il cantiere, tra nove mesi. Parte l'atteso intervento da 3,5 milioni che permetterà di evitare il deposito di fanghi sui fondali. D'Alfonso: «Così si facilita il dragaggio naturale e aumenta la sicurezza per i pescatori». Gli operatori portuali: riacquistiamo fiducia ma controlleremo. Gianni Leardi: «Dopo tanti annunci finalmente si parte»

PESCARA Lavori consegnati. Da ieri è cominciato il conto alla rovescia per arrivare, in nove mesi, all'atteso taglio di una parte della diga foranea e alla realizzazione della soffolta. Un giorno come pochi, nella storia del porto che negli ultimi anni ha vissuto parecchi momenti bui per l'insabbiamento dei fondali, con conseguenze drammatiche per tutti coloro che lavorano attorno allo scalo. «Comincia una straordinaria stagione nuova», ha sintetizzato il presidente della Regione Luciano D'Alfonso parlando davanti ai rappresentanti della ditta che si occuperà dell'intervento, la Rcm costruzioni, ma anche rappresentanti di Comune, Provincia, Azienda regionale attività produttive, Capitaneria, Provveditorato opere pubbliche, Camera di commercio, porto turistico e operatori portuali. I lavori partiranno «in una decina di giorni», ha assicurato il segretario particolare di D'Alfonso, Enzo Del Vecchio, e consisteranno nel taglio di 70 metri della diga e nella realizzazione, in contemporanea, di una soffolta a nord (una scogliera sott'acqua) longitudinale alla diga e servirà ad incanalare l'acqua, bloccando il materiale trasportato dal fiume e consentendo il passaggio delle imbarcazioni, come ha spiegato Eugenio Rainone, dell'impresa. E in questo modo si crea una «prima nuova opera di sicurezza per gli operatori dell'economia del mare», ha sottolineato D'Alfonso.L'intervento costerà 3,5 milioni di euro, ed è stata la Regione ad «organizzare la copertura finanziaria» per quest'opera che consentirà, tra l'altro, «il recupero di funzionalità del porto» visto che, di fatto, permetterà «all'acqua del mare, alla sua forza, al suo andirivieni, una quota di manutenzione del dragaggio del porto». Il lavoro andrà «fatto per bene», si è raccomandato D'Alfonso chiedendo di «dialogare anche con coloro che sollecitano il massimo rispetto dell'ambiente». E non sarà il solo intervento da realizzare perché sta andando avanti anche l'iter per i nuovi moli guardiani di competenza dell'Arap, con Giampiero Leombroni. Parlando della copertura finanziaria per i moli il presidente della Regione ha ricordato che «15 milioni ci sono già ma ne servono 20. Il progetto sarà completato a dicembre, guadagneremo tutti i pareri e intanto mi sto organizzando per trovare la quota finanziaria ulteriore», ha assicurato. Ci ha tenuto anche a dire di non essersi mai fermato, di aver avuto «tenacia» e mantenuto «la barra dritta» anche nei momenti più critici: quando si è rischiato di veder trascorrere tempi biblici per il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici e poi in vista della nuova norma sull'Autorità di sistema portuale, che è stata anticipata per evitare tempi ancora più lunghi. «Qui è scritto gran parte del futuro della nuova città», ha concluso D'Alfonso che «non vede più il futuro di Pescara sulla terraferma ma in corrispondenza dell'acqua». «Non è un giorno come un altro», ha commentato soddisfatto il sindaco Marco Alessandrini ricordando il lungo «combattimento con la burocrazia» che la Regione ha saputo «bypassare». «Con la diga foranea salterà una sorta di tappo e le acque del fiume potranno fluire più al largo dalla costa», ha proseguito. «E questo intervento, sommato anche ai lavori in corso per aumentare la capacità del depuratore, porteranno un grande beneficio alla costa e a tutta l'economia collegata» perché la speranza è che l'apertura da della diga «migliori la qualità delle acque per la prossima stagione balneare». Ma anche che «i tempi siano davvero rispettati».


Gli operatori portuali: riacquistiamo fiducia ma controlleremo
Gianni Leardi: «Dopo tanti annunci finalmente si parte»
Gli armatori sollecitano una polizza per i pescherecci

PESCARA«Eravamo sfiduciati ma ora sono uno dei più contenti». La consegna dei lavori per il taglio della diga foranea e la realizzazione di una soffolta è un'ottima notizia per Gianni Leardi, rappresentante degli operatori portuali, che ieri mattina c'era, davanti alla diga. «Ci sono stati tanti annunci», ha ricordato, ma non si è mai visto nessuno». Nel frattempo, le condizioni del porto si sono fatte sempre più difficili e «noi non possiamo più lavorare». Leardi sa che i tempi non saranno brevi. Ci vorranno «circa due anni» prima che la situazione diventi ideale per l'accesso delle navi. Ma gli effetti benefici dell'intervento si avvertiranno anche prima «se in questi nove mesi si comincerà a movimentare qualcosa e si libererà il fondale». Gli operatori non staranno a guardare, anzi «staremo qui a controllare ogni giorno», annuncia. E spera che «tutto sia finito per agosto» anche il presidente della Camera di commercio Daniele Becci che vede positivamente il primo atto, quello di ieri, «propedeutico al cantiere».Sono alla finestra, invece, gli armatori. «Gli effetti del taglio della diga possono essere positivi», dice Massimo Camplone, proprietario di tre pescherecci. «Ma anche della diga ci era stato detto che avrebbe avuto effetti positivi. E invece l'hanno fatta troppo vicina, per cui non c'è deflusso dell'acqua». Non resta che aspettare, quindi, per studiare le conseguenze. Ma, nel frattempo, gli armatori chiedono garanzie. Anche perché il periodo è nero. E potrebbe diventare più nero. «Abbiamo chiesto e ottenuto dalla Regione di stipulare una polizza assicurativa per le nostre imbarcazioni per il periodo che va dall'inizio alla fine dei lavori» consegnati ieri. Gli armatori temono che con il taglio della diga «l'acqua entri nel porto canale, rischiando di danneggiare le imbarcazioni. Ecco perché nei giorni scorsi abbiamo suggerito alla Regione di ricorrere ad una assicurazione e continuiamo a credere che sia opportuno seguire questa strada». Servono garanzie, dicono intimoriti, perché i problemi sono già tanti. E nell'ultimo periodo ci sono già stati degli episodi preoccupanti. «Sono stato costretto a portare una delle mie barche a Ortona, dopo aver provato ad entrare a Pescara, senza riuscirci», continua Camplone ricordando i due incidenti della sua imbarcazione più grande, la Sharon. «Una volta abbiamo preso la secca e poi dei sacchi con le pietre vive che erano stati posizionati a pelo, in porto, ma si sono dispersi e rotti. Un'altra volta abbiamo preso la secca. I danni sono diversi, dalla carena al motore, dai cuscinetti all'elica per cui mi chiedo come faccio a rientrare a Pescara in queste condizioni. Se non succede qualcosa di positivo dovremo spostarci, ma ad Ortona non ci sono posti». Sulla stessa linea anche Mimmo Grosso, altro armatore, il quale sollecita «l'assicurazione che ci è stata promessa. Forse a lavori ultimati tutto tornerà come una volta, per noi. Ma siccome ci sono delle secche e andiamo incontro al periodo invernale, chiediamo l'assicurazione». Quanto alla diga, ha avuto «un effetto sicurezza, ma non dimentichiamo che doveva stare più in là, a un miglio dai moli guardiani».L'armatore descrive uno scenario complicato. «Le nostre imbarcazioni sono distrutte anche perché in banchina mancano dei parabordi idonei, oltre che l'approvvigionamento idrico ed elettrico. A gennaio dello scorso anno, col maltempo, abbiamo subito danni enormi e l'autorità portuale di Ancona ci promise che il porto sarebbe stato rimesso in ordine. Ma gennaio sta per tornare e non è cambiato niente. Anzi, le due banchine sembrano dei letamai. E i soldi per i danni che ci erano stati promessi dalla Regione non sono mai arrivati». (f.bu.)

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