C'è tempo «fino al 3» dicembre per «provare a rimettere insieme i cocci» del centrosinistra. Matteo Renzi indica la data di fine delle trattative per la coalizione. Ed è la data dell'assemblea di Mdp-Si-Possibile per la lista unitaria della sinistra che potrebbe essere guidata da Pietro Grasso. Per allora, il leader Dem spera di incassare l'alleanza con Pisapia da un lato e Ap dall'altro: per favorire l'accordo, sosterrà gli emendamenti alla manovra di Cp sui superticket e degli alfaniani sul bonus bebè. Ma con Mdp non sembrano esserci spiragli. Anzi, sale lo scontro. È netto il «no» di Renzi a reintrodurre l'articolo 18. E altrettanto netto il «no» di Mdp alla proposta del governo sulle pensioni. Il «campo» dello scontro si sposta così sul terreno dei sindacati. Perché Mdp sposa la linea della rottura della Cgil: per partecipare alla mobilitazione indetta il 2 dicembre contro il pacchetto pensioni, i bersaniani rinviano anche l'assemblea per la lista unitaria al 3. E il Pd sposa la mediazione e tessitura di Paolo Gentiloni: è stato lui a riaprire il tavolo alle Confederazioni, dopo lo stop della stagione renziana. E i Dem sottolineano che anche se alla fine è arrivato il sì di Cisl e Uil ma non della Cgil, è acquisito un metodo di confronto che la stessa Camusso riconosce. E, anche in vista del voto, si riapre un canale di dialogo non scontato. «Non credo - dice un dirigente - che Cgil voglia fare di Mdp la sua «cinghietta di trasmissione », tanto più che i pensionati Spi stanno con noi». E se da Mdp sottolineano l'autonomia del sindacato, Renzi la mette così: «Camusso rappresenta la Cgil non Mdp». E Camusso afferma: «Facciamo scelte sindacali, non possiamo essere assimilati al centrosinistra figuriamoci a una formazione». Un'altra pietra tombale sul dialogo tra sinistra e Pd promette di essere il voto che domani rispedirà in commissione la proposta di legge di Mdp per il ritorno all'articolo 18. Formalmente però i Dem tengono aperto il tavolo: in mattinata Piero Fassino e Maurizio Martina vedranno i capigruppo di Si Giulio Marcon e di Mdp Maria Cecilia Guerra. «Diremo che il tempo è scaduto», dichiara però alla vigilia Nicola Fratoianni. E Pier Luigi Bersani ribadisce che col Pd ci si vedrà dopo il voto: «Non chiudo, venite, ma non faccio la lista civetta». «Vederci dopo per commentare che abbiamo perso non mi pare una buona idea», replica Piero Fassino. «Siamo pronti a scrivere una pagina nuova ma non ad abiurare il passato», dichiara Renzi, con un messaggio rivolto a tutti i potenziali alleati. E così, accogliendo la richiesta di Pisapia, dice sì a un tavolo su future modifiche al Jobs act per aumentare il peso dei contratti a tempo indeterminato, anche se è netto il no al ritorno all'articolo 18. E dal salotto di Porta a Porta, Renzi afferma inoltre che anche se lui è segretario e candidato premier Dem, il Pd «si apre a considerazioni della coalizione» sulla premiership.