TERAMO L'Abruzzo ricomincia a crescere. Il sistema economico è in ripresa, anche se un po' più lentamente della media del Paese. E questo sostanzialmente a causa di due freni: il terremoto e l'ondata di maltempo che hanno, di nuovo, flagellato l'inizio del 2017 hanno inciso negativamente sugli indicatori economici, soprattutto sull'occupazione.E' quanto emerge dal rapporto sull'economia dell'Abruzzo stilato dalla Banca d'Italia e presentato ieri all'università di Teramo in un convegno moderato dal rettore Luciano D'Amico. I dati, relativi al primo semestre dell'anno con l'innesto dei risultati di un sondaggio eseguito a ottobre su un campione di 110 industrie con più di 20 addetti, sono stati illustrati dal capo della filiale regionale dell'Aquila Massimiliano Marzano e da Valter Di Giacinto e Alessandro Tosoni, del settore analisi e ricerca economica territoriale di Bankitalia. «L'Abruzzo è in linea con il quadro nazionale, seppur gli indicatori siano meno accentuati», ha osservato Marzano, «la ripresa economica è caratterizzata da una crescita delle esportazioni, in minore accentuazione rispetto al 2016. Rileviamo anche una flessione significativa, rispetto al resto d'Italia, del mercato del lavoro: è concentrata soprattutto sul primo trimestre e riteniamo sia influenzata da terremoto e maltempo». LE IMPRESE. Stando al sondaggio circa il 40% delle imprese ha fatto registrare un aumento del fatturato (il 20% una diminuzione). «Rispetto all'anno precedente è significativamente aumentato il grado di diffusione della crescita fra le imprese più piccole», ha esordito Di Giacinto, «inoltre prevalgono, a sei mesi, aspettative di un consolidamento della ripresa».Una ripresa sostenuta dall'export, cresciuto nei primi sei medi dell'anno dell'1,9% (9,7% nel 2016). «Il traino sono i mezzi di trasporto», aggiunge Di Giacinto, «anche se non è da trascurare il contributo dato, per mezzo punto percentuale, da abbigliamento e pelletteria, oltre che dall'alimentare. Il mercato principale di riferimento è l'area euro (+5,7%). Tra i Paesi extraeuropei sono diminuiti i flussi verso l'Asia e aumentati verso gli Usa (+3,9%)».In questo scenario positivo prosegue, anche se lievemente, la riduzione del numero di imprese attive in regione: -0,4% rispetto allo stesso periodo del 2016. Per l'andamento dei diversi settori, è in affanno l'edilizia, tranne che all'Aquila dove è trainata dalla ricostruzione del 2009. Altrove, anche per la riduzione degli appalti di opere pubbliche (-43,3% sul corrispondente semestre del 2016) si evidenzia un forte calo dell'occupazione e un aumento del ricorso alla cassa integrazione.IL LAVORO. Nel primo semestre in Abruzzo il numero degli occupati è sceso del 2,8%. «Il calo è riconducibile soprattutto al settore agricoltura (-30%) per il maltempo e alle costruzioni (-8%). L'industria invece è in lieve aumento», fa notare Di Giacinto. Dati che fanno il paio con il calo del 9,3% nei lavoratori autonomi (tipici dei due settori in crisi) e dell'0,4% dei dipendenti. Nei primi sei mesi il tasso di occupazione è sceso al 55% (56% nel 2016), il numero di persone in cerca di occupazione è aumentato del 2,7% e il tasso di disoccupazione è salito dal 12,1 al 12,7%, rimanendo superiore al dato nazionale dell'11,5%. Scende inoltre il ricorso alla cassa integrazione, ma aumenta quella ordinaria (+60%) nell'edilizia. LE FAMIGLIE. Le famiglie tornano a spendere. Lo fanno per un'auto nuova, visto che le immatricolazioni sono aumentate del 2,2%. Ma meno per la casa. Il numero delle transazioni di immobili residenziali, in ripresa nel biennio precedente, è sceso (-6%) e i prezzi sono continuati a scendere (-1,5%). «I finanziamenti erogati da banche e finanziarie alle famiglie sono aumentati del 2,5% su base annua. E' il credito al consumo che ha avuto un vero balzo in avanti (+7,3%), soprattutto per l'acquisto di beni durevoli», sottolinea Tosoni.IL CREDITO. I prestiti hanno continuato ad espandersi, non solo alle famiglie, ma anche alle imprese. «Questo nel manifatturiero e nel terziario», specifica Tosoni, «e anche per nuovi investimenti». Per quanto riguarda la qualità del credito, il grado di deterioramento è sceso al 3,5% rispetto al 4,1 del 2016. All'illustrazione dei dati è seguita una tavola rotonda a cui hanno partecipato Sergio Galbiati (vice presidente L Foundry), Pino Mauro (università D'Annunzio) e Guido Serafini (Bper Banca).