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Pescara, 24/07/2024
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Data: 23/11/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Sorpresa Brucchi: «Convoco il consiglio». Il sindaco prende tutti in contropiede: «Basta con i tatticismi, vengano a confrontarsi in aula se ne hanno il coraggio»

TERAMO Si andrà in consiglio lunedì per discutere della situazione politica in Comune. È il sindaco Maurizio Brucchi a prendere tutti in contropiede e convocare la seduta che si rivelerà decisiva per il futuro suo e dell'amministrazione comunale. Tra richiesta di dimissioni, sfiducia e appuntamento dal notaio per la raccolta delle firme dei consiglieri intenzionati a mandarlo a casa, il primo cittadino prende l'iniziativa e fissa data e ora del confronto che metterà un punto fermo nel vortice politico in da inizio novembre è stata risucchiata la maggioranza. Tra quattro giorni alle 16 Brucchi si presenterà in aula e si sottoporrà al giudizio di oppositori, dissidenti, ex alleati, contestatori e anche fedelissimi. «In considerazione degli ultimi accadimenti e dei ripetuti tentativi di delegittimare questa amministrazione dal mandato conferito dai cittadini all'esito delle elezioni amministrative», afferma il sindaco, «ritengo che debba essere io a portare la discussione in consiglio». Brucchi sfrutta una norma che gli consente di chiedere la convocazione di sedute consiliari straordinarie senza passare per l'avallo della conferenza dei capigruppo, ma al di là dei tecnicismi la sua mossa spariglia il gioco tra la sfiducia in aula invocata da un pezzo dell'opposizione e la raccolta delle dimissioni di fronte notaio promossa da Gianluca Pomante e che, oltre a Pd e Movimento 5 stelle, avrebbe coinvolto anche "Al centro per Teramo" e "Futuro in". «In tale sede istituzionale ho iniziato la mia bellissima e straordinaria avventura da sindaco», continua Brucchi, «ed è nella stessa sede, per rispetto dei cittadini e del consiglio comunale tutto, che evidentemente essa deve concludersi». Parole che si avvicinano molto alle argomentazioni intavolate da "Insieme possiamo", "Teramo cambia", Maria Cristina Marroni e Paola Cardelli che, dall'opposizione, hanno sollecitato un sbocco consiliare della crisi con una piena assunzione di responsabilità di tutte le forze in campo. «I tatticismi non m'interessano», scandisce il sindaco, «io il coraggio di confrontarmi ce l'ho, altri lo devono ancora dimostrare». La sfida, dunque, è lanciata non solo nei confronti dI Pomante, che secondo Brucchi «ha rimediato l'ennesima figuraccia» perché dal notaio non averebbe raccolto le 17 firme dei dimissionari necessarie allo scioglimento del consiglio, ma anche verso "Futuro in" e il suo leader Paolo Gatti, pronti a dare man forte all'iniziativa promossa dal Pomante. Proprio quest'ultimo, a detta del sindaco, si è dovuto «abbarbicare alla posizione presa dal Pd per nascondere il fallimento dell'operazione notarile». I dem, infatti, hanno chiesto un rinvio dell'appuntamento per le dimissioni, che era fissato per ieri alle 16 nello studio del notaio Giovanni Battista Bracone, allo scopo di approfondire la riflessione con gli altri gruppi di opposizione e convincerli ad aderire all'iniziativa. La sollecitazione è stata raccolta da Pomante, che pur confermando l'incontro di ieri per esaminare il testo delle dimissioni, ha annunciato per l'inizio della prossima settimana l'appuntamento per la raccolta delle firme. Il passaggio dal notaio, però, a questo punto passa in secondo piano sebbene da "Al centro per Teramo" arrivi una netta presa di posizione contro il consiglio straordinario. «È una farsa», afferma Giorgio Di Giovangiacomo, ex assessore e portavoce della lista civica che fa capo a Mauro Di Dalmazio, «il sindaco potrebbe limitarsi a sue comunicazioni senza consentire il dibattito sulla situazione politica e in ogni caso la seduta non sarà deliberativa, per cui non si voterà nulla». Si tratterà, insomma, secondo il consigliere, dell'ennesimo atto «di una guerra personale sulla pelle della città».


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