ROMA Era stata fissato oltre 20 anni fa, quando c’erano le lire: da allora il limite di reddito al di sotto del quale si può essere considerati familiari a carico ai fini Irpef era rimasto inchiodato a 2.840,51 euro l’anno, ovvero appunto 5 milioni e mezzo di lire. Ieri in commissione Bilancio del Senato la maggioranza ha annunciato l’intenzione di ritoccare verso l’alto questa soglia, portandola idealmente verso i 5 mila euro ma più realisticamente intorno ai 4 mila.
DISINCENTIVO Se confermata con un emenda- mento alla legge di Bilancio, questa sarà una novità apparentemente piccola ma di grande impatto: oggi se in una famiglia uno dei coniugi o un figlio supera magari di poco il limite, svolgendo piccoli lavoretti anche discontinui, fa perdere al principale percettore di reddito detrazioni per carichi di famiglia per centinaia e centinaia di euro. Di fatto si tratta anche di un disincentivo a lavorare oppure di un incentivo a farlo in nero. Di qui la scelta di intervenire con un rialzo che dipenderà dalle risorse disponibili. La questione si intreccia con quella del bonus bebè: il contributo di 960 euro l’anno per tre anni per i nuovi nati, riservato alle famiglie che non superano i 25 mila euro di Isee (indicatore di situazione economica equivalente), è in scadenza e soprattutto la componente centrista della maggioranza preme per una proroga, che però potrebbe essere parziale, ovvero prevedere una soglia più bassa.
LA VALUTAZIONE Si sta poi facendo un’attenta valutazione finanziaria anche su un altro capitolo, quello della sanità. In questo caso le risorse vengono da un possibile aumento del prelievo sul fumo (un centesimo a sigaretta) e le destinazioni possibili sono tre: più fondi al sistema sanitario nazionale per l’acquisto di farmaci ontologici innovativi, intervento sulle liste d’attesa o riduzione del superticket sanitario. Tra gli emendamenti che porteranno la firma del governo i due importanti sono due: saranno presentati al più tardi entro questa mattina. Il primo è sostanzialmente la traduzione in un articolato di legge dell’intesa con i sindacati in tema di pensioni, condivisa dal Cisl e Uil ma non dalla Cgil. Il secondo è ugualmente controverso: si tratta della riforma delle agenzie fiscali che era al centro di un provvedimento ad hoc e poi era stata “travasata” nel decreto fiscale collegato alla manovra. All’ultimo momento però la norma è stata riturata e ora dovrebbe confluire nella legge di Bilancio. Un altro tema importante che dovrà essere definito nella manovra è quello della web tax. Ieri è stato riformulato un emendamento firmato dal senatore Massimo Mucchetti: lo schema prevede una tassa pari al 6 per cento dei ricavi relativi ad una serie di servizi digitali che saranno poi definiti con un successivo decreto del ministero dell’Economia. L’obiettivo è però applicare il prelievo alle multinazionali che non hanno una “stabile organizzazione” in Italia e quindi non versano sostanzialmente imposte nel nostro Paese. La norma nella nuova versione prevede per le imprese italiane (che le tasse le pagano) un credito di imposta di importo uguale alla tassa da versare. Infine come accade in quasi tutte le manovre si è tornato a parlare di condono edilizio: un emendamento di Milo (Ala) propone, relativamente alla sanatoria del 1994, di togliere i limiti di cubatura agli immobili non residenziali. Poche possibilità che sia accolto.