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Data: 23/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il nuovo porto al via ipotesi terrazza sulla vasca di colmata

«Ritrovarsi oggi con la vasca di colmata piena dopo un dragaggio costato 13 milioni è la prova del 9 di come quell'appalto sia stato eseguito male. Vorrei portare qui Giampieri (presidente dell'Autorità portuale di Ancona, ndr) e i firmatari di quel contratto, il pubblico e il privato. E anche il direttore dei lavori, di cui ho un buon giudizio, l'ingegner Bentivoglio, che sulla questione non ha mai potuto esprimere una propria idea».
Così Luciano D'Alfonso a Carlo Masci, ieri, nella seduta della commissione Grandi infrastrutture, a Palazzo di città, dedicata al porto che verrà. Seduta che si è animata nella seconda parte, a cominciare dal siparietto provocatorio aperto da Marcello Antonelli: in risposta alle polemiche di questi giorni, con i riferimenti del governatore a presunti incontri ad alto tasso etilico, il capogruppo di Forza Italia ha stappato un Montepulciano d'Abruzzo e un crodino per un brindisi e D'Alfonso è stato al gioco.
Masci, Antonelli e Testa si sono poi concentrati sul tanto discusso appalto milionario per il dragaggio del 2013 chiedendo lumi sulla possibilità di rimuovere almeno in parte i 300mila metri di fanghi accumulati. D'Alfonso ha espresso perplessità per ragioni ambientali, oltre che per i costi: «Non intendo spendere altri 14 milioni per questo lavoro» ha chiarito. E ancora: «Credo non sia un materiale facilmente eliminabile, al direttore dell'Arta vorrei chiedere altri prelievi». Quesiti che gli esponenti di centrodestra avrebbero voluto porre di recente al Provveditorato delle Opere pubbliche dell'Aquila ma hanno trovato porte sbarrate: «A lei, governatore, una risposta dovranno pur darla» ha detto Masci. D'Alfonso ha rispedito la palla al mittente: «Ero impegnato altrove quando fu assegnato quell'appalto. Farò in modo che intervenga il presidente dell'Autorità portuale» ha ribadito il presidente, il quale ha ipotizzato sì un abbattimento della montagna di fanghi sfruttandone la parte riciclabile: «Ci vedrei un balcone sull'Adriatico, la vorrei comprimere per realizzare l'infrastruttura», chiarendo tuttavia che «il di più va tolto» e ha quindi esortato i consiglieri a suggerire una proposta in tempi brevi. D'Alfonso ha anche chiamato in causa il contraente dell'appalto: «Mi farò carico di chiedere a quella società un lavoro al contrario», cioè la rimozione della quota di fanghi che richiede un trattamento più rigoroso. Testa ha ricordato che «il primo dragaggio approvato al Ministero alle Infrastrutture costava solo 700mila euro e senza l'azione degli ambientalisti oggi saremmo in un'altra fase dei lavori: si disse che la vasca di colmata non si poteva usare, invece è lì che sono finiti i fanghi».

UN ITER LUNGHISSIMO Il governatore era stato invitato a declinare contenuti, modalità e tempistica dei lavori al porto, e lo ha fatto con il supporto di appunti e sfoderando un dossier che riassume ogni passaggio fino all'appalto alla Rcm Costruzioni per lo sfondamento della diga e alla Mac Costruzioni realizzazione della barriera soffolta. I lavori dovrebbero iniziare entro la fine dell'anno. D'Alfonso ha ricordato gli inizi farraginosi e i costi moltiplicati e ha citato i nomi di chi si diceva pronto ad aiutare e che invece ha remato contro. La svolta c'è stata con l'approvazione del Piano regolatore portuale e con una modifica di regolamenti per cui il Consiglio superiore dei Lavori pubblici non avrebbe più potuto chiedere atti suppletivi dopo 45 giorni. La copertura finanziaria è così suddivisa, ha spiegato D'Alfonso: «Tre milioni e mezzo per aprire la diga, 800mila euro per la soffolta, 15 milioni per i due moli guardiani e mi darò da fare nei primi sei mesi del 2018 per reperire i 5 milioni che mancano, e chissà che non ci aiutino i ribassi di gara». Previsto anche il prolungamento dell'asse fino al porto.


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