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Pescara, 24/11/2024
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Data: 23/11/2017
Testata giornalistica: Rassegna.it
Manifestazioni in cinque piazze. Roma, Torino, Bari, Palermo e Cagliari. Alle 12.30 interviene Camusso nella capitale, in piazza del Popolo. La mobilitazione è solo all’inizio

Le rivendicazioni del sindacato sulle pensioni: "Partecipare per ottenere risposte concrete, ridare speranza e fiducia al nostro Paese"

“Per cambiare il sistema previdenziale, per sostenere sviluppo e occupazione, per garantire futuro ai giovani”. Questi i motivi della mobilitazione nazionale della Cgil di sabato 2 dicembre, proclamata dopo l’esito del confronto con il governo sul tema della previdenza, considerato “insufficiente”.

Sono cinque le manifestazioni organizzate dalla Confederazione con lo slogan “Pensioni, i conti non tornano!”. L’appuntamento è per le ore 10.30, a Roma in piazza del Popolo, a Torino in piazza San Carlo, a Bari in piazza Prefettura, a Palermo in piazza G. Verdi e a Cagliari in piazza Garibaldi. A concludere tutte le iniziative sarà il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, che alle ore 12.30 prenderà la parola dal palco della capitale, in collegamento video con le altre città.

Le rivendicazioni per le quali si scenderà in piazza, come si legge nel volantino, sono “bloccare l’innalzamento illimitato dei requisiti per andare in pensione, garantire un lavoro dignitoso e un futuro previdenziale ai giovani, superare la disparità di genere e riconoscere il lavoro di cura, garantire una maggiore libertà di scelta ai lavoratori su quando andare in pensione”. E ancora, “favorire l’accesso alla previdenza integrativa” e “garantire un’effettiva rivalutazione delle pensioni”. Ma le motivazioni della mobilitazione non si fermano alla previdenza, il sindacato di corso d’Italia chiede anche di “cambiare la legge di bilancio per sostenere lo sviluppo e l’occupazione”, di “estendere gli ammortizzatori sociali” e di “garantire a tutti il diritto alla salute”.

La Cgil invita lavoratori, pensionati e giovani a partecipare “per ottenere delle risposte concrete e per ridare speranza e fiducia al nostro Paese”.


La mobilitazione è solo all’inizio. Baseotto (Cgil) a RadioArticolo1: “Mandiamo un messaggio a governo e Parlamento, e a tutti coloro che guardano a noi con speranza e convinzione. Andremo avanti fino a quando non otterremo dei risultati. Questo è il mestiere del sindacato”

“Le cinque piazze del 2 dicembre solo l'inizio di una mobilitazione che proseguiremo nelle forme e con le modalità che poi verranno di volta in volta decise. Ma noi non molliamo, non ci fermiamo a 5 manifestazioni, andiamo avanti”. Con queste parole Nino Baseotto, segretario confederale della Cgil, ha spiegato ai microfoni di RadioArticolo1, nel corso di Italia Parla, modalità e ragioni della mobilitazione sulle pensioni, indetta dal sindacato per il 2 dicembre con cinque appuntamenti (Roma, Torino, Bari, Cagliari, Palermo).

Quello della Cgil – prosegue Baseotto – “è un messaggio che va innanzitutto al governo, che va al Parlamento e che va anche a coloro che guardano alla Cgil con speranza e con convinzione che possa essere quel soggetto di rappresentanza collettiva che provi a cambiare le cose. Naturalmente io spero sempre che alla fine si possa tentare di cambiarle insieme anche ai nostri amici di Cisl e Uil. Ormai è partita la mobilitazione, è partita la preparazione di queste cinque manifestazioni, che saranno caratterizzate anche dalla tecnologia”. Spiega il dirigente sindacale: “Avremo il comizio di Susanna Camusso che parlerà a Roma e sarà trasmesso in diretta in tutte le altre quattro piazze, e avremo la possibilità di collegamenti video con le varie piazze nel corso delle manifestazioni. Naturalmente prima di Susanna Camusso ci saranno altri interventi, segretari confederali, delegati, pensionati, ci sarà il mondo che noi vogliamo rappresentare, in una manifestazione nazionale e insieme territoriale, profondamente radicata nel territorio”.

Quanto ai motivi della mobilitazione, la Cgil li ha già ampiamente elencati, ma Baseotto sottolinea che “quelle tre paginette (la proposta fatta dal governo ai sindacati, ndr) sono la fotografia di tante rinunce. La prima è la rinuncia a occuparsi del futuro dei giovani, e mi pare la rinuncia più drammatica, la più incomprensibile. La seconda è la rinuncia a guardare a come è fatto davvero il lavoro e alle condizioni di chi oggi lavora, sapendo che i lavori sono diversi e non possono essere riassunti in quelle 15 categorie che hanno qualche beneficio e qualche sconto, ‘sconto di pena’ oserei dire. La terza è una rinuncia a dare al paese il messaggio che c'è un governo e c'è una maggioranza parlamentare che affrontano un grande tema sociale, qual è quello delle pensioni e del sistema previdenziale , assumendo anche il punto di vista di chi lavora e di chi è in pensione”.

Per Baseotto “la politica ancora una volta sceglie altre priorità, le priorità della quadratura contabile senza un'etica e senza un senso di equità. Noi proponiamo un'altra cosa evidentemente, proponiamo il fatto che si riparta dal lavoro e dalle pensioni per dare un'altra traiettoria di sviluppo a questo paese, a parte il fatto che è l'unica traiettoria di sviluppo possibile, perché con queste politiche così fortemente liberiste e così sorde alle istanze sociali, di sviluppo ne stiamo vedendo molto poco”.

La Cgil ha inviato ai presidenti dei gruppi parlamentari una richiesta di incontro urgente sulle questioni che riguardano le pensioni e più in generale la legge di bilancio. Al riguardo – spiega sempre il segretario confederale – “noi insistiamo, abbiamo mandato questa richiesta di incontro per dare un segnale chiaro. Il confronto con il governo è andato male, ma c'è ancora un dibattito parlamentare e noi le tenteremo tutte perché sortisca degli effetti migliori rispetto a quanto ha concesso, anzi non ha concesso, il governo. Però il nostro segnale va anche al di là: ci saranno le elezioni politiche, chiunque vinca si scordi che la Cgil abbia messo in archivio il tema della previdenza. Noi continuiamo. Tra l'altro le proposte che il governo Gentiloni ha stupidamente, io credo, rifiutato, sono proposte che non avevano nessun impatto sul bilancio 2017, nessun impatto sul bilancio 2018. Ha perso un'occasione il governo Gentiloni, noi questa occasione non intendiamo perderla e riproporremo il tema, insieme a tanti altri”.

“Non si illudano – conclude Baseotto – che, siccome finisce la legislatura, ci dimentichiamo che c'è in Parlamento la nostra proposta di Carta dei diritti universali del lavoro. Continueremo anche su quella. Ma sul tema delle pensioni iniziamo adesso una mobilitazione che continua a prescindere dal quadro politico che avremo. Ci sono già importanti proclamazioni di sciopero. Andremo avanti e continueremo fino a quando non otterremo dei risultati. Questo è il mestiere del sindacato”.

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