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Pescara, 24/07/2024
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Data: 24/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Rigopiano, ecco chi doveva evitare i morti dell'hotel

PESCARA Pioggia di avvisi di garanzia, dall'ex prefetto Francesco Provolo in giù, per la strage dell'hotel Rigopiano, spazzato via dalla valanga che il 18 gennaio scorso fece 29 morti e diversi feriti tra gli 11 superstiti. Il procuratore di Pescara Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia hanno inviato 23 inviti a comparire ad altrettanti personaggi delle principali istituzioni pubbliche coinvolte in questa drammatica vicenda. I magistrati hanno in sostanza individuato i presunti responsabili in base ad una serie di condotte colpose, ai vari livelli istituzionali: Regione, Provincia di Pescara, Comune di Farindola e Prefettura, oltre ai due titolari della struttura e qualche tecnico autore di consulenze di parte. Sconfessando in parte il lavoro iniziale portato avanti dall'allora procuratore Tedeschini, Serpi e Papalia hanno ampliato di molto la platea dei presunti responsabili, coinvolgendo la Regione per la mancata redazione della carta di localizzazione dei pericoli di valanga; il Comune di Farindola per le concessioni rilasciate al resort e per aver omesso di redigere un nuovo piano regolatore che avrebbe dovuto individuare a Rigopiano un «sito esposto a forte pericolo di valanghe»; la Provincia per le inadempienze relative alla manutenzione e sgombro delle strade di accesso all'albergo; la Prefettura per il tardivo allestimento del centro di coordinamento soccorsi. Tutti, pertanto, secondo la procura, avrebbero concorso ai reati di omicidio colposo e lesioni colpose per le vittime e i superstiti della tragedia.
I VARI FRONTI
I dirigenti regionali Pierluigi Caputi, Carlo Giovani, Sabatino Belmaggio, Vittorio Di Biase ed Emidio Primavera (accusati anche di disastro colposo) sono coinvolti Perché la carta valanghe, «laddove emanata - scrivono i magistrati - avrebbe di necessità individuato nella località di Rigopiano un sito esposto a tale pericolo», consentendo la segnalazione del sindaco al Comitato tecnico regionale per lo studio della neve e valanghe (Coreneva). «Tali informazioni avrebbero determinato l'immediata sospensione di ogni utilizzo, in stagione invernale, del suddetto albergo, fino alla realizzazione di idonei interventi di difesa anti valanghiva». Sul fronte comunale, varie le responsabilità del sindaco Ilario Lacchetta, dei predecessori Antonio De Vico e Massimiliano Giancaterino, di Enrico Colangeli e Luciano Sbaraglia (accusati anche di disastro doloso). In particolare avrebbero omesso certi passaggi amministrativi, nonostante una serie di delibere di giunta che partivano dal 1996 e una relazione stilata dal geologo Angelo Izzi nel 2001. «Si ometteva - si legge nel capo di imputazione - di adottare un nuovo piano regolatore che avrebbe individuato a Rigopiano un sito esposto a forte pericolo valanghe (sia per obiettive evidenti ragioni morfologiche sia per note vicende storiche), nonché si licenziava un piano di emergenza comunale totalmente silente in punto di pericolo valanghe e di rischio neve/ghiaccio». In Provincia gli indagati sono il presidente Antonio Di Marco, Paolo D'Incecco, il responsabile viabilità della protezione civile, Mauro Di Blasio, Giulio Honorati, comandante della polizia provinciale e Tino Chiappino, tecnico reperibile secondo il piano provinciale. Nessuno di loro avrebbe adottato le condotte idonee e necessarie in quella circostanza. Non ci fu la dovuta ricognizione dei mezzi spazza-sgombra in dotazione; non venne disposta la chiusura al traffico della strada provinciale in base alla quale «il sindaco di Farindola avrebbe dovuto dichiarare l'inagibilità dell'hotel Rigopiano e conseguentemente ordinare la sua evacuazione da tutti i presenti». Così facendo, «volendo assicurare, al solo fine della prosecuzione dell'attività imprenditoriale, la raggiungibilità dell'hotel ai potenziali clienti-ospiti, determinavano le condizioni per cui la strada fosse percorribile sino alle ore 17 del 17 gennaio e poi non transitabile agli automezzi di sgombro, così rendendo impossibile a tutti i presenti in albergo di allontanarsi dallo stesso, tanto più in quanto allarmati dalle scosse di terremoto della giornata del 18 gennaio».

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