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Pescara, 24/07/2024
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Data: 24/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Provolo responsabile dei ritardi»

PESCARA Il coinvolgimento del vertice della Prefettura è la grande novità dell'inchiesta bis su Rigopiano. E nel mirino finiscono sia il ritardo nell'attivazione della macchina dei soccorsi, sia il caos della sala operativa, ben riassunto dalla famosa telefonata della vergogna tra una funzionaria e lo chef Quintino Marcella, amico di uno dei sopravvissuti. Una straziante richiesta che, quasi in tempo reale, avvisava della valanga che aveva distrutto il resort. «Senta - rispose la funzionaria - questa storia gira da stamattina. I vigili del fuoco hanno fatto le verifiche. È crollata una stalla». E alle insistenze di Marcella lei ribatteva così: «La mamma degli imbecilli è sempre incinta». Una frase terribile che fece il giro d'Italia e indignò tutti.
Ma al di là di questo sconcertante episodio, comunque decisivo per il ritardo nella partenza della colonna dei soccorsi, la procura ha individuato una serie di inadempienze da parte dell'ex prefetto Francesco Provolo, del suo capo di gabinetto Leonardo Bianco, e della dirigente che aveva la responsabilità della sala operativa della protezione civile, Ida De Cesaris. Premesso che la prefettura, scrive la procura, «assumeva la direzione unitaria dei servizi di emergenza da attivare a livello provinciale, assicurando i primi soccorsi, con il concorso degli altri enti e istituzioni del sistema di protezione civile», e che era in atto una emergenza neve; che erano stati emanati bollettini valanghe dal servizio Meteomont e che il sindaco di Farindola aveva chiuso le scuole dal 15 gennaio. Nonostante Bianco avesse avvertito Regione, ministero dell'Interno e presidenza del Consiglio dei ministri, e il Prefetto in data 17 gennaio avesse scritto alla Presidenza del Consiglio che si era attivato per garantire la presenza operativa della Prefettura e del comitato operativo per la viabilità per il monitoraggio delle strade provinciali; nonostante tutto questo, il prefetto Provolo «soltanto all'esito della riunione del Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza del 18 gennaio, invitava gli operatori della prefettura a scendere nella sala della protezione civile, determinando, non prima delle ore 12 di detto giorno, la reale operatività del centro di coordinamento soccorsi».
I RITARDI
In questo modo, afferma la procura, «il prefetto attivava tardivamente il Centro soccorsi e così ometteva di svolgere tempestivamente il ruolo assegnato dalla legge, di coordinamento nella individuazione delle deficienze operative, compresa l'inefficienza della turbina sgombra neve e di farvi fronte disponendo per la sua sostituzione, ovvero disporre il divieto di percorrenza e conseguente evacuazione tempestiva del suddetto hotel. Attivandosi il prefetto, ormai troppo tardi, solo alle ore 18,28 del 18 gennaio, nel chiedere l'intervento di personale e attrezzature dell'Esercito italiano per lo sgombero della neve nei paesi montani della provincia di Pescara e poi alle 18,28 di quello stesso giorno nel far richiedere, tramite mail, 3 turbine spazzaneve alla sala operativa della Regione Abruzzo». Tutti questi ritardi e omissioni «determinavano le condizioni per cui la strada provinciale dell'hotel Rigopiano, al bivio Mirri, fosse impercorribile per ingombro neve, di fatto rendendo impossibile a tutti i presenti in detto albergo di allontanarsi dallo stesso, tanto più in quanto allarmati dalle scosse di terremoto della giornata del 18 gennaio». Per questi motivi sarebbero responsabili anche i vertici della prefettura del concorso nei reati di omicidio e lesioni colpose «connotate da negligenza, imperizia, imprudenza e violazione di norme di legge, regolamenti». La vicenda di Rigopiano è stata la causa del trasferimento per prefetto Provolo alla direzione dell'ufficio ispettivo del dipartimento dei vigili del fuoco.

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