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Pescara, 24/07/2024
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Data: 25/11/2017
Testata giornalistica: Il Centro
«Teodoro non fu scelta perché capace». Il giudice assolve la Sabatini (M5S) dall'accusa di diffamazione nei confronti di Gianni, papà dell'ex assessore Veronica. I legali dell'assessore «Stiamo valutando se proporre appello»

PESCARA «La nomina della Teodoro venne fatta senza alcuna comparazione meritocratica con altre figure, senza previa considerazione dell'effettiva corrispondenza ai requisiti di capacità, competenza ed esperienza richiesti e necessari per il buon governo della res publica». È una delle frasi scritte nella sentenza che assolve in primo grado Enrica Sabatini nella causa civile intentata nei suoi confronti da Gianni Teodoro, papà di Veronica, l'ex assessore al patrimonio del Comune di Pescara. Il giudice del tribunale di Pescara Gianluca Falco ha dato ragione alla capogruppo M5S che aveva criticato in consiglio la scelta di Veronica come componente della giunta fino ad ottobre dell'anno scorso, ma il padre Gianni, oggi assessore comunale, aveva ritenuto offensive quelle parole pronunciate pubblicamente dalla Sabatini. Da qui la causa civile per diffamazione con la richiesta di un risarcimento danni alla capogruppo di 250mila euro. Il giudice non solo ha rigettato la richiesta, ma ha condannato Teodoro al pagamento delle spese processuali quantificate in 8.500 euro.Termina così una querelle durata tre anni e la capogruppo tira un sospiro di sollievo perché ha rischiato di dover pagare 250mila euro di risarcimento danni. «Oggi è una giornata radiosa perché viene sconfitto il bullismo giuridico», ha commentato la Sabatini, difesa in tribunale dall'avvocato Andrea Colletti, nonché deputato dei 5 Stelle.Tutto comincia il 25 giugno del 2014, giorno della nomina di Veronica Teodoro ad assessore. La Sabatini sul suo profilo Facebook scrive che «la nomina della figlia di Teodoro è il più chiaro e triste esempio di quanto la vecchia politica si dimostri come sempre inadeguata, ricattabile e ricattatoria, oltre che assolutamente incapace di perseguire il bene comune. L'assoluta mancanza di libertà ed onestà intellettuale che caratterizzano la scelta fatta dal sindaco Marco Alessandrini fanno il pari con le richieste di Teodoro, che ricordano così tanto uno dei principali difetti della nostra società, il familismo amorale...». Nella seduta del consiglio del 7 luglio di quell'anno la Sabatini ribadisce la propria critica alla nomina di Teodoro: «...Mi sto riferendo alla scandalosa e immeritata nomina dell'assessore Teodoro». Gianni Teodoro, dopo essersi sentito offeso per quelle dichiarazioni, il 22 dicembre 2014, cita in giudizio la Sabatini con la richiesta di risarcimento danni. Ma il giudice ora non ha ritenuto offensive quelle parole. «La considerazione del caso oggetto di causa», ha scritto nella sentenza emessa martedì scorso, «legittima la conclusione della riconducibilità delle opinioni espresse dalla Sabatini all'esercizio legittimo del diritto di critica politica».Il giudice Falco è andato oltre e ha affermato: «Tanto basta per ritenere, da un lato, corrispondente al vero il nucleo del messaggio politico della Sabatini, in ordine alla logica spartitoria, post elettorale, insensibile alla valorizzazione delle reali professionalità, sottesa alla nomina di Veronica Teodoro, scelta per il solo fatto di essere stata indicata dalla Lista Teodoro, dall'altro che quella scelta fosse maturata con la mediazione del padre».



I legali dell'assessore «Stiamo valutando se proporre appello»

PESCARA«Rispettiamo la decisione del tribunale ma non la condividiamo. Da un primo e sommario esame della sentenza, che ha disatteso la richiesta risarcitoria proposta dal nostro assistito, emergono elementi di criticità tali da indurci a valutare la possibilità di proporre appello». È il commento a caldo degli avvocati di Gianni Teodoro, Dante Angiolelli e Fabio Di Paolo, in merito alla sentenza di assoluzione di Enrica Sabatini.«Riteniamo infatti che la motivazione portata a corredo della decisione di rigettare la domanda risarcitoria», hanno scritto in una nota, «si ponga in radicale conflitto con le risultanze istruttorie, dalle quali è invece emerso incontrovertibilmente come Gianni Teodoro mai abbia chiesto o preteso o imposto od estorto al sindaco Alessandrini la nomina della figlia Veronica, avendo anzi il nostro assistito subito una vera e propria imposizione dal sindaco e dal Partito democratico, che, nonostante la ferma contrarietà di Gianni Teodoro e della lista civica (che proponevano per l'incarico solo nomi di genere maschile), pretendevano che la lista civica indicasse esclusivamente un nome di genere femminile, pena, in difetto, l'esclusione dalla rappresentanza in seno alla giunta comunale». «Questa verità storica e processuale è stata diversamente interpretata dall'organo giudicante», hanno rilevato, «il cui sindacato ci sembra essersi esteso e dilatato a tal punto da investire anche profili di apprezzamento sulle modalità e sulle scelte di opportunità che dovrebbero invero appartenere alla esclusiva valutazione della sfera politica».

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