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Pescara, 24/07/2024
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Data: 26/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
La tragedia di Rigopiano - «Quelle telefonate sono lo specchio di tutta la gestione»

PESCARA «La frase del dirigente della Provincia è lo specchio di come è stata gestita l'emergenza o meglio di come non è stata gestita. Volendo usare la sua stessa parola, diciamo pure a cavolo. Ora se lui e gli altri 22 indagati hanno una coscienza, devono solo dimettersi, lasciare i loro prestigiosi incarichi per non fare altri danni». Così Gianluca Tanda, il portavoce del Comitato Familiari Vittime di Rigopiano sull'intercettazione pubblicata ieri dal Messaggero. Una conversazione telefonica avvenuta il 18 gennaio, giorno della tragedia, alle 9.30 tra il dirigente del servizio viabilità della Provincia, Paolo D'Incecco e il responsabile del settore operativo sul campo Mauro Di Blasio, che già dalle prime ore del mattino stava raccogliendo le richieste d'aiuto che provenivano da ogni angolo del territorio per l'ondata di maltempo eccezionale. E a chiamare per chiedere interventi è anche la direzione dell'hotel Rigopiano.
Lì la situazione è critica, i clienti hanno paura e vogliono lasciare il resort, c'è bisogno di una turbina per liberare la strada. Di Blasio lo fa presente a D'Incecco, la cui risposta è che quelli di Rigopiano non devono rompere le scatole. «Quello di Rigopiano dice testualmente non deve rompere il c...Deve stare calmo». Per i parenti delle 29 vittime, parole che rappresentano l'ennesima pugnalata. Un'altra morte nel cuore. Le hanno lette, ieri mattina, mentre tutti insieme erano riuniti a Pescara per assistere alla visione in anteprima di un documentario sulla tragedia curato dalla DocLab di Marco Visalberghi, il quale prima di proiettarlo ha voluto che i familiari dessero l'ok. «Siamo senza parole sottolinea Marco Foresta, che sotto le macerie dell'hotel ha perso entrambi i genitori -. L'intercettazione è la dimostrazione del menefreghismo e della mancanza di professionalità che c'è stata. Ora vogliamo vedere negli occhi il funzionario della provincia. In realtà, già qualche settimana fa, durante un sit-in sotto Palazzo dei Marmi, l'avevamo cercato. Eravamo saliti in Provincia, avevamo bussato alla sua porta. C'era stato subito detto che non c'era. Poi abbiamo scoperto che si era chiuso dentro per non incontrarci».
Per Francesco Di Michelangelo, il cugino del piccolo Samuel, sopravvissuto alla tragedia, in cui ha perso il papà e la mamma, le parole contenute nell'intercettazione sono un macigno. «Samuel dice Francesco all'apparenza sta bene. E' molto coccolato. Però i suoi genitori gli mancano tanto. E quelle persone non so se si rendono conto di cosa e soprattutto di chi l'hanno privato. Del bene e del sostegno più grande. Avrebbero dovuto provvedere a pulire la strada, ma per loro Rigopiano era solo una scocciatura. Ciò che ho letto stamattina sul giornale prosegue - è qualcosa di allucinante. Nel 2017 non si può sentire una cosa del genere. Spero adesso che gli inquirenti facciano tutti gli accertamenti. Speriamo tutti di arrivare al più presto alla verità».
Amarezza e rabbia da parte di Alessio Feniello, papà di Stefano, inizialmente inserito nella lista dei sopravvissuti. «Se quella frase è vera sottolinea è davvero incredibile. Un dirigente non può rispondere in quel modo. Vanno presi provvedimenti. Queste sono le persone che dovrebbero tutelarci. Parlo del dirigente come anche dell'ex prefetto Provolo. Sto ancora aspettando, a tal proposito, una risposta del ministro Marco Minniti sul suo trasferimento-promozione a Roma». «Tutta gente aggiunge Mario Tinari, padre di Jessica che si è dimostrata superficiale, non attenta ai compiti che doveva svolgere. Gente che, a questo punto, deve dimettersi».

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