E' a margine di una conferenza stampa sul welfare dell'università di Teramo che il rettore Luciano D'Amico, ieri, ha svelato di aver appena ricevuto un avviso di chiusura delle indagini preliminari. L'inchiesta lo vede indagato per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato per il doppio incarico, dal 14 agosto del 2014 al 5 febbraio del 2017, come rettore e come presidente dell'Arpa, prima, e della società Tua, poi. Insieme a lui nell'elenco compaiono altri due nomi: Mauro Mattioli, all'epoca direttore generale della fondazione dell'Ateneo, accusato di peculato in concorso con D'Amico, e un'altra persona alla quale l'atto non è stato ancora notificato. Al rettore viene anche contestata l'accusa di peculato per i dieci tablet consegnati al personale tecnico di Ficarra e Picone durante la cerimonia Welcome matricole il 25 novembre del 2013, beni di proprietà dell'Università. «Chi amministra risorse pubbliche deve essere controllato precisa il rettore Luciano D'amico -. Io ritengo di aver operato in modo legittimo già dalle contestazioni che mi sono state mosse mi sembra di ricavarne un quadro di piena legittimità del mio operato. Ci sono alcuni dettagli che chiarirò al più presto». Ricevuto l'avviso di chiusura delle indagini preliminari, infatti, ora entro il termine di venti giorni, può presentare memorie, produrre documenti e chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio.
«In due anni e mezzo di presidenza dell'Arpa e poi di Tua (la società unica abruzzese di trasporto, ndr) non ho percepito niente prosegue D'Amico -, ma ho investito tempo, risorse ed energia. In passato su questa vicenda del doppio incarico per evitare dubbi interpretativi ho chiesto un parere all'Avvocatura dello Stato che mi ha dato ragione».
CONTESTAZIONI Secondo l'accusa, invece, «nella sua qualità di rettore e docente ordinario a tempo pieno di Economica aziendale della facoltà di Scienze della comunicazione, mediante l'omissione di informazioni dovute e, comunque, adottando un comportamento di mero silenzio antidoveroso, conseguiva indebitamente per sé erogazioni pubbliche» pari a 57.129 euro (il periodo è dal 14/08/2014 al 5/02/2017). Secondo D'Amico l'equivalente dell'indennità lorda annua del rettore, circa 25mila euro. In quanto alla carica di presidente della società di trasporto, «a causa dell'impegno profuso per lo svolgimento di tali incarichi, non avendo conseguentemente svolto le attività per il docente a tempo pieno, bensì quelle a minor impegno professionale per il docente a tempo definito, ometteva di darne comunicazione agli organi preposti dell'Ateneo, in tal modo conseguendo indebitamente l'indennità carica accademica (indennità rettore), ruolo che può essere rivestito unicamente da docente a tempo pieno». E così, sempre secondo l'accusa, D'Amico avrebbe autorizzato la società a rimborsare l'Università di 76.731 euro quale restituzione a titolo di copertura della quota di retribuzione percepita da lui stesso in qualità di docente a tempo pieno rispetto a quella prevista per il docente a tempo definito. In quanto a Mattioli, invece, si parla di compensi (un totale di 11.600 euro) che l'allora direttore generale della Fondazione dell'Ateneo avrebbe richiesto ed ottenuto con procedure irregolari, ma secondo l'accusa non poteva percepire perché posto in aspettativa senza assegni.