PESCARA «Ovviamente l'evento metereologico di precipitazione nevosa non poteva essere evitato né mitigato dall'uomo. Viceversa, la mitigazione tempestiva e indiretta delle sue conseguenze lesive, e quindi del rischio neve e del collegato rischio valanghe, si sarebbe potuta (e dovuta) attuare con la sospensione temporanea dell'esercizio dell'hotel Rigopiano e la tempestiva evacuazione delle persone presenti ben prima che i quantitativi di neve al suolo rendessero ingestibile la percorribilità della strada provinciale». È uno dei passaggi chiave contenuto nella corposa consulenza stilata dagli esperti della procura sulla tragedia di Rigopiano dove persero la vita 29 persone. Un punto fermo che ha inciso a fondo nella svolta impressa all'inchiesta dalla Procura di Pescara, con la nuova raffica di avvisi di garanzia che ha portato a 23 gli indagati per disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali. L'hotel Rigopiano andava sgomberato con ore e forse giorni di anticipo sulla valanga del 18 gennaio.
«Tale evacuazione - aggiungono infatti i periti - avrebbe dovuto avvenire già dal primo pomeriggio del 16 gennaio 2017 quando sia i bollettini metereologici, sia il bollettino valanghe emesso dal Meteomont aveva confermato lo scenario di precipitazioni nevose intense e di possibile attività valanghiva. In estrema ratio, l'evacuazione poteva avvenire ancora il 17 gennaio, dopo le operazioni di sgombero neve grazie alle quali paradossalmente alcuni clienti ancora arrivarono all'hotel».
LE OMISSIONI I consulenti riepilogano poi le condotte omissive tenute dal Comune di Farindola, dalla Provincia e dalla Prefettura. «Se il Centro coordinamento soccorsi della Prefettura - si legge - fosse stato attivato in tempo e correttamente, la contemporanea presenza degli Enti competenti nella gestione della viabilità avrebbero potuto portare in tempi rapidi alla soluzione del problema turbina Unimog non funzionante, come è stato poi nella realtà, purtroppo con due giorni di ritardo e quando la valanga era già occorsa. La reale operatività del Centro si è invece avuta soltanto a partire dalle ore 12 del 18 gennaio 2017, con l'effettiva apertura della sala operativa provinciale, prima non funzionante. L'attivazione della funzione trasporti, circolazione e viabilità paventata nella comunicazione della Prefettura del 16 gennaio non si era concretizzata in tempo, se non nella tarda mattinata del 18 gennaio. La Prefettura, nonostante il vasto areale interessato dagli eventi metereologici avversi da tempo segnalati, si è attivata tardivamente non gestendo da subito l'emergenza e non effettuando quel ruolo di coordinamento al quale è preposta che avrebbe portato alla soluzione del problema relativo alla turbina evitando l'isolamento dell'hotel Rigopiano».
LA PREFETTURA E i periti sottolineano anche il fatto che neppure la Prefettura si è avvalsa dell'ausilio della commissione comunale valanghe nonostante l'emergenza metereologica. Quanto al Comune di Farindola i consulenti evidenziano i precisi avvertimenti che il membro della commissione valanghe, Pasquale Iannetti, già nel 1999 aveva messo nero su bianco, fornendo anche i suggerimenti per evitare il ripetersi di un analogo episodio risalente al 1959. «La segnalazione del pericolo valanghe nell'area dell'hotel effettuata anni prima evidenziava come quell'area sarebbe rientrata tra quelle a rischio». E qui puntano il dito sulla mancata individuazione del rischio a livello del piano di emergenza e soprattutto sulla mancata attivazione della commissione locale valanghe, nonostante i bollettini parlassero chiaro. «Risulta evidente - aggiungono per quanto riguarda le responsabilità di palazzo dei marmi - l'inerzia della Provincia le cui omissioni sono ancora più manifeste se si considera che solo due anni prima si era già verificato l'isolamento dell'hotel. Inoltre la stessa Provincia era ben a conoscenza della pericolosità dell'area per il rischio valanghe visto che essa stessa aveva commissionato nel 2003 appositi monitoraggi in merito, da cui tale pericolosità era abbastanza esplicitamente emersa».