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Data: 29/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Atac, sui bonus dei manager ora indaga la Corte dei Conti

I calcoli fatti dall'ufficio del Personale di Atac rimarranno solo sulla carta. La notizia, pubblicata ieri dal Messaggero, dei maxi-premi da elargire entro Natale ai dirigenti della disastrata società del Campidoglio, ieri mattina ha suscitato una ridda di polemiche e malumori, anche tra i Cinquestelle. Roberta Lombardi, la deputata in corsa per la Regione Lazio, ha detto chiaro e tondo che sarebbe una misura «stridente» con la difficile situazione in cui versa la partecipata dei trasporti di Roma. La Cgil, che solo poche ore prima aveva siglato l'accordo sul nuovo piano industriale che apre anche a possibili prepensionamenti, ha detto che avrebbe immediatamente ritirato la firma se l'azienda non avesse smentito. E allora, in tarda mattinata, mentre l'opposizione attaccava a testa bassa da Forza Italia al Pd, è arrivata la nota di via Prenestina: i 3,15 milioni di euro che un documento interno aveva stimato come «premio Mbo teorico» per dirigenti e quadri, non saranno pagati nel 2017. Nella foga smentitrice, l'azienda del Campidoglio arriva a negare perfino quanto affermato nel gennaio scorso dall'assessore comunale ai Trasporti, Linda Meleo, che aveva confermato pubblicamente l'esistenza di un accordo tra azienda e sindacati per pagare una parte dei premi arretrati, maturati dai dirigenti tra il 2012 e il 2016: l'Atac, scriveva Meleo il 13 gennaio scorso, per evitare cause legali aveva deciso «di trattare in questo caso con i dirigenti concordando di pagare loro un terzo di ciò che avrebbero dovuto avere». Per l'azienda dei trasporti però «Atac non paga premi di risultato ai dirigenti sin dal 2012». Verrebbe da chiedersi se una delle due versioni - quella di Meleo di gennaio o quella di Atac di ieri - sia una fake news.
L'assessore ieri ha dichiarato che «non sarà pagato alcun premio ai dirigenti». C'è però un verbale di accordo del 12 dicembre 2016, firmato dall'ex amministratore unico Manuel Fantasia, prima scelto dai grillini e poi silurato, che sanciva lo sblocco di una parte delle vecchie indennità. Viene il dubbio che ad arenare l'effettiva erogazione dei premi sia stata un'indagine aperta a fine gennaio, quindi pochi giorni dopo le vecchie dichiarazioni della Meleo, dalla Procura della Corte dei Conti. Quell'intesa milionaria siglata con la rappresentanza sindacale dei manager infatti è finita al vaglio dei magistrati di viale Mazzini. O meglio: i pm contabili vogliono capire se le modalità con cui i premi sono stati congelati per anni - accumulandosi in modo esponenziale - e poi sbloccati in un solo colpo possano aver danneggiato le casse dell'azienda comunale, configurando un danno erariale.
IL DOCUMENTO
Nel documento dello scorso dicembre si leggeva che «la situazione di estrema criticità economico-finanziaria dell'azienda richiede un contributo straordinario da parte del management». E si concordava poi un nuovo «impianto di retribuzione incentivante» per garantire «lo sviluppo delle professionalità manageriali». Atac si impegnava ad adeguare a quanto previsto dal contratto nazionale gli stipendi dei vertici aziendali, anche se nelle casse della municipalizzata negli ultimi anni è cresciuto un debito da 1,3 miliardi.
Quell'accordo garantiva a 52 manager più di due milioni di arretrati e suscitò ovviamente diverse polemiche. All'epoca Meleo provò ad argomentare spiegando che, in sostanza, i bonus erano stati sbloccati per evitare futuri contenziosi. Ora i magistrati contabili dovranno stabilire se la procedura sia stata regolare o se ci siano state anomalie. E dovranno anche verificare se, come sostiene l'assessore, le passate amministrazioni abbiano agito in modo negligente, non assegnando ai dirigenti obiettivi chiari da raggiungere.

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