L'AQUILA. Dimissioni? «Assolutamente no».
Luciano D’Amico, rettore dell'Università di Teramo, dopo la chiusura delle indagini a suo carico per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, per il doppio incarico anche come presidente di società regionali dei trasporti, non pensa a dimettersi, sospendersi o lasciare l’incarico.
Ad assicurarlo oggi, rispondendo ai cronisti a margine di una conferenza stampa, il pro rettore vicario dell'ateneo teramano Dino Mastrocola intervenuto in un evento al quale però era atteso lo stesso D’Amico che invece ha preferito far perdere le proprie tracce oggi.
«Non ci sono impedimenti a continuare l'attività» di rettore ha aggiunto Mastrocola.
«Ogni approfondimento alle questioni quotidiane dell'Università è benvenuto - ha detto - Penso che il professor D'Amico, e non devo essere io a dirlo, avrà l'occasione di chiarire qualunque tipo di accusa, com'è già stato fatto a diversi livelli, attraverso l'Avvocatura dello Stato e anche la Corte dei conti».
Su come avverrebbe la possibile restituzione dei fondi percepiti, qualora le accuse fossero dimostrate in tribunale, Mastrocola ha detto «Non lo so dire, sarà una questione da verificare. È stata notificata la fine delle indagini, è tutto da fare».
Il pro rettore ha spezzato una lancia in favore di D'Amico facendo notare che «negli ultimi 5 anni sotto la sua guida, l'Università ha fatto passi eccezionali: abbiamo aumentato gli iscritti, aumentato gli addetti, sono state ridotte le sedi e messe in atto iniziative impressionanti per gli studenti - ha aggiunto - direi che possiamo vivere con orgoglio quello che abbiamo fatto e non abbiamo paura di scoprire nessuna carta. Spero che le indagini vadano avanti per dimostrare la nostra assoluta trasparenza e linearità».
Sulla stessa linea anche la Filt Cgil che ieri in una nota ha sottolineato la “felice” gestione di Tua spa da parte di D’Amico.
ALTRE BRUTTE NOTIZIE ACCADEMICHE
Nell'inchiesta però c'è anche un terzo indagato: è il professor Stefano Traini, al quale l'avviso di conclusione delle indagini è stato notificato solo nelle ultime ore e che deve rispondere di abuso d'ufficio.
Reato che gli viene contestato in relazione al doppio incarico, a D'Amico, di Rettore e presidente del cda di Arpa (oggi Tua).
Secondo la Procura, infatti, Traini nella sua veste di preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione, ad ottobre del 2014, con un parere espresso l'8 ottobre e con il successivo nulla osta del 21 ottobre, avrebbe permesso a D'Amico di assumere l'incarico retribuito come presidente dell'Arpa, procurandogli un ingiusto vantaggio patrimoniale.
Al docente l'accusa contesta di aver emanato i relativi atti in violazione di tutta una serie di norme che prevedono l'incompatibilità per il professore a tempo pieno di assumere qualsiasi incarico retribuito.
Nell'inchiesta, a firma del pm Davide Rosati, a D'Amico vengono contestati diversi capi di imputazione.
Il primo è quello di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato: sotto la lente d'ingrandimento della Procura oltre 57mila euro che quest'ultimo avrebbe percepito indebitamente tra l'agosto 2014 e il febbraio 2017 e questo perché, secondo l'accusa, avendo assunto l'incarico all'Arpa (e successivamente alla Tua) avrebbe smesso di fatto di svolgere l'attività di docente a tempo pieno, requisito che la legge prevede come necessario per poter ricoprire la carica di Rettore.
La Procura gli contesta in particolare di aver omesso di dare formale comunicazione all'Ateneo di aver svolto le attività di «minor impegno professionale previste per il docente a tempo definito», percependo così indebitamente l'indennità connessa alla carica di Rettore.
Ma non solo. Perché nella stessa inchiesta a D'Amico vengono contestati anche due capi di peculato: il primo in relazione alla consegna, nell'ambito della cerimonia 'Welcome Matricole' del novembre 2013, di 10 tablet di proprietà dell'Università al personale tecnico di supporto all'intervento degli artisti Ficarra e Picone, con un danno patrimoniale di 2.671 euro per l'Ateneo; il secondo in concorso con il professor Mauro Mattioli per l'erogazione, a quest'ultimo, nel 2013, dell'indennità di risultato prevista come docente ordinario a tempo pieno della Facoltà di Medicina Veterinaria. Indennità a cui Mattioli, che in quel periodo era in aspettativa in quanto ricopriva il ruolo di direttore generale della fondazione dell'Ateneo, non avrebbe avuto diritto.