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Pescara, 24/07/2024
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Data: 29/11/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Inchiesta Rigopiano. «C'è bisogno, fate presto». Il caos prima della tragedia. Nelle intercettazioni l'affanno di tecnici e politici travolti dalle richieste di aiuto

PESCARA La conta di uomini e mezzi rispetto all'allarme meteo della settimana successiva, la fanno il lunedì 9 gennaio il dirigente della Protezione civile per la Regione, Silvio Liberatore, e il dirigente del servizio viabilità della Provincia di Pescara Paolo D'Incecco, intercettati per altre vicende dalla squadra Mobile di Pescara.Liberatore: «Scusami, ma io ho il presidente D'Alfonso... allora mi chiedeva dei numeri... perché sta andando penso dal presidente del consiglio... tu più o meno hai idea di quanto ... sale... di quanti mezzi... quanti impegni... avete fatto come provincia di Pescara?»D'Incecco: «Sono in arrivo altre 220 tonnellate... e abbiamo impegnato circa 28 mezzi privati più sei nostri... Sei nostri di cui tre, sono tre turbine.L.: «Oh, naturalmente diciamo una cinquantina di persone, al lavoro, o no?»D'I.: «Eh, secondo me anche di più».L.: «Metto 70... 70?»D'I.: «Tra 60/70 persone».È così che viene presentata, sulla carta, la macchina perfetta messa in piedi dalla Provincia per gestire sulle strade l'emergenza maltempo prevista tra il 17 e 18 gennaio. Una macchina che quando l'emergenza arriva davvero, perde pezzi sin da subito e si sfalda di ora in ora fino all'epilogo più terribile. Il crollo dell'hotel Rigopiano, alle 16,49 del 18 gennaio, dopo che dalla mattina presto dall'hotel, come da tutta la provincia, arrivavano continue richieste perché andassero a liberare le strade. Insistenze e sollecitazioni da tutte le parti, tanto che non solo D'Incecco sbotta alle 9 con la frase «quello dell'albergo non rompesse...», ma mezz'ora prima anche il geometra Mauro Di Blasio, al telefono con lo stesso D'Incecco sulle priorità da gestire dice: «Abbiamo telefonato all'hotel Rigopiano, anche lì ci sta ancora traffico e non prende la corrente. Gli abbiamo detto di darsi una calmata che per il momento dobbiamo prima liberare Farindola, e dopo possiamo pensare a lui». Ma dopo neanche mezz'ora scoppia il caso turbine e anche Farindola deve aspettare. Anzi non è proprio una priorità, come raccontano gli appunti sequestrati a Di Blasio (tabella a fianco) dai carabinieri forestali che hanno ricostruito tutto l'operato della Provincia. La turbina del tratto Penne-Farindola è rotta dal 6 gennaio ma nessuno sembra ricordarlo, un'altra che va a Sant'Eufemia, dove la situazione è molto critica, si rompe alla prima passata. D'Incecco, convinto di avere tre turbine, ne chiede conto a Di Blasio, che lo corregge, «ne abbiamo due. L'altra turbina è rotta da quest'altra parte e io non so più che fare! Provo a chiamare l'Anas, se riescono a prestarmi una turbina». Intanto però il bollettino è già da brividi: «Dice che è 12 ore che Sant'Eufemia è bloccata, è 18 ore che Rocca... Roccacaramanico sta isolata, a questo punto chiama Cardinale, autostrada dei Parchi». Ma neanche Cardinale ha la disponibilità della turbina. E intanto scoppia anche il caso Villa Celiera, con tre famiglie che non rispondono, come segnalerà a Di Marco il capogruppo di Forza Italia alla Regione Lorenzo Sospiri. Mentre Farindola no, «non è vero quello che dice il sindaco... perché gli stiamo dando una grossa mano... poi cominceremo ad andare su a Rigopiano e vediamo un po'... però quello abbiamo già avvertito l'albergo... dunque lui non dovrebbe rompere le scatole più di tanto... già lo sa... ma a Farindola ci si arriva, non è vero che è isolata». Poi cominciano le comunicazioni con il presidente della Provincia Di Marco che alle 9,50 chiama D'Incecco facendogli presente che sta andando in prefettura per la riunione di emergenza fissata per le 10: «Ho parlato mo con Mario Mazzocca, che addirittura mi chiama e mi chiede collaborazione per il comune di Caramanico che i mezzi sono tutti quanti fuori gioco... poi me lo chiede anche Farindola e me lo chiede anche Carpineto della Nora... quindi mi devi dire se io devo chiedere l'aiuto all'esercito che è quello che stanno chiedendo i sindaci, perchè non vorrei che noi diciamo che ce la facciamo... poi non ce la facciamo, e poi la responsabilità è nostra». A mezzogiorno e mezzo il nervosismo è alle stelle. Due sono le turbine individuate dalla Provincia, ma una bisogna andare a recuperarla a Valle del Salto e per un'altra manca il conducente. Da Penne, alle 12,54 arriva a D'Incecco la telefonata del presidente del consiglio comunale Antonio Baldacchini: «Abbiamo bisogno di una turbina, abbiamo urgente bisogno altrimenti soccombiamo, perché stiamo veramente agli sgoccioli, hanno tutti bisogno. Da ieri sera, l'ho chiesto alla prefettura, l'ho chiesto a voi, l'ho chiesto alla Protezione civile». Anche Lacchetta si fa sentire nuovamente (già aveva scritto alle 7,51) con un messaggio a D'Incecco: «Siamo in difficoltà, abbiamo bisogno di aiuto. Tutto il territorio è senza energia elettrica e telefonica. Tutte le contrade sopra a 500 metri sono completamente isolate. Ci sono bambini piccoli e anziani. Abbiamo bisogno di mezzi adatti per questa neve e di uomini. Per favore fate presto».La situazione, dopo le 14, è degenerata ovunque. «Sta bloccata pure San Valentino», dice Di Marco a D'Incecco, pure la strada che va verso il paese mio... va verso Roccamorice... tutto bloccato... la neve è più alta di un metro... io nemmeno pensavo questo». Alle 15,08 si decide di spostare una turbina dell'Anas su Farindola. Alle 15,35 D'Incecco parla proprio con un dipendente dell'Anas, chiedendo quanto ci si metterebbe ad arrivare fino a Rigopiano: «Se ne parla almeno almeno domattina. Ci vuole tempo». E D'Incecco: «È una questione di una giornata intera». Alle 15,39 si decide di chiudere la strada di Passolanciano per recuperare una turbina. Alle 15,40, come dice Di Marco a D'Incecco dopo la riunione in Prefettura, «il governatore è nero con noi». Dieci minuti dopo aggiunge anche «mi ha dato del pagliaccio davanti a tutti incluso il prefetto». Alle 15,52 quelli che non sembravano problemi diventano «grossi problemi sulla Penne-Farindola». Alle 16,02 si chiede formalmente la turbina all'Anas, da utilizzare per Farindola, ma manca ancora un conducente per la turbina dell'Autostrada. «Mi ha chiamato il mondo intero, sta succedendo un casino», si sfoga Di Marco con D'Incecco: «Ti pare che dobbiamo stare ad aspettare e c'abbiamo un mezzo che può aiutare la gente? Qua sta morendo la gente, sono morte già tre persone, hai capito qual è il problema?».Alle 16,19 chiama l'assessore regionale Donato Di Matteo: «C'è il problema a Roccamorice, la turbina dove sta?». A Sant'Eufemia alle 18,15 mentre si continua a parlare di turbine attese da Avezzano e Campobasso, il sindaco Francesco Crivelli minaccia di non far passare la turbina diretta a Roccacaramanico se non si ferma prima da lui: «Se mi fa un'altra scossa di terremoto, c'ho la gente in piazza... non può più rientrare a casa». Poi il sindaco di Caramanico Simone Angelucci: «Ho 850 persone bloccate, e ora passano una turbina e tre mezzi a pala e vanno a Sant'Eufemia e non entrano dentro... Sant'Eufemia ha cento persone, dov'è la ratio?». Ma non c'è più ratio. L'hotel Rigopiano è crollato. Alle 7,53 del 20 gennaio Luciano D'Alfonso chiama D'Incecco: «Si tratta di gestire la situazione... tu lo hai capito che ti voglio dire? C'è da gestire una situazione documentale nel rispetto della legge». E D'Incecco: «Eh lo so lo so purtroppo sto a mezzo servizio...». «Mo parlo con il presidente, senti le turbine della Provincia come stanno messe», chiude D'Alfonso.

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