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Pescara, 24/07/2024
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Data: 29/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Il direttore disse che era tutto a posto» alle 17,11 il primo allarme cadde nel vuoto

PESCARA L'informativa che la squadra mobile di Pescara invia al sostituto procuratore Andrea Papalia, titolare dell'inchiesta sulla tragedia di Rigopiano, si incentra su quanto accadde il 18 gennaio 2017 nella sala operativa della Prefettura dove c'era il coordinamento dei soccorsi. I punti salienti emergono dalle sommarie informazioni di Mauro D'Agostino del 118 che si trovava nella sala operativa. «Alle 17,11 una collega mi comunicò che pochi istanti prima aveva ricevuto una richiesta di soccorso per una valanga che si era abbattuta sull'hotel Rigopiano. Immediatamente ho veicolato la notizia a tutti gli operatori presenti nella stanza tra i quali Vincenzino Lupi mio diretto superiore. Ho cercato di contattare l'utenza che mi aveva fornito la collega, ma non era raggiungibile. Mi sono allora messo in contatto con la Guardia costiera che gestisce i voli di soccorso degli elicotteri per effettuare il sorvolo su Rigopiano per verificare l'accaduto, che mi comunicò che non era possibile per le cattive condizioni meteo. Lupi si era messo in contatto con il direttore dell'albergo che affermava che aveva sentito da poco l'albergo e che era tutto a posto. Allora ci siamo tutti tranquillizzati. Alle 19,01 arrivò una seconda telefonata e l'interlocutore ribadiva la richiesta di soccorso specificando che a Rigopiano si era abbattuta una valanga che aveva distrutto l'hotel. Alle 19,21 la nostra centrale operativa di Pescara è riuscita ad attivare i soccorritori dell'Aquila».
Scrive la mobile: «La richiesta di soccorso di Parete (il cuoco che si trovava in albergo con la famiglia, che aveva effettuato la prima telefonata e che contattò l'amico Quintino Marcella che era a Pescara in cerca di aiuto) dà luogo ad una serie di errori ed equivoci che sfociano paradossalmente nella comunicazione con cui, alle 17,42 seguenti, D'Agostino informa la centrale operativa che la segnalazione di Rigopiano non era veritiera, per cui si sarebbe proceduto per procurato allarme nei confronti della persona che aveva chiamato». A mettere poi in moto l'operazione soccorsi, partita in ritardo di ore, è addirittura un volontario della protezione civile che aveva intercettato la seconda telefonata di Quintino Marcella che era disperato perché nessuno gli dava credito.

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