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Data: 30/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
L'allarme valanghe bloccato per giorni nell'ufficio deserto

PESCARA Non c'era soltanto la polvere, quattro dita accumulate sullo scatolone con le carte del pericolo valanghe abbandonato da sei anni. A sette giorni esatti dalla tragedia di Rigopiano, nell'ufficio della Regione delegato alla gestione del rischio, non c'era neanche anima viva: l'ultimo impiegato, il geometra Giuseppe Trasatti, pensionato d'urgenza l'undici gennaio, il dirigente Domenico Macrini bloccato a casa dalle nevicate nei giorni cruciali del 17 e 18. È successo così che il comunicato con l'annuncio dell'allerta valanghe, richiesto dal servizio Meteomont dei Carabinieri forestali con una mail del 9 gennaio, ha visto la luce soltanto il 19, con dieci giorni di ritardo e le vittime del resort ancora sepolte da neve e macerie. Eppure si tratta dell'atto fondamentale per l'adozione di tutti i provvedimenti amministrativi di tutela pubblica, ma anche per la piena consapevolezza dei cittadini. Che, ad esempio, in presenza di un rischio elevatissimo avrebbero potuto rinunciare alle loro vacanze in montagna.
La fotografia dell'ufficio fantasma è contenuta nell'informativa dei Carabinieri forestali che analizza il flusso delle mail tra i vari responsabili della Regione Abruzzo, in una ricostruzione cronologica che arriva fino alla disperata corsa ai ripari del febbraio scorso, con la nomina in fretta e furia di un nuovo dirigente e la ricerca affannosa nelle pieghe del bilancio dei soldi necessari, 1,3 milioni, per la redazione della Carta di localizzazione del pericolo valanghe, imposta dalla legge del 1992.

LA RICHIESTA IGNORATA Il giorno chiave è il 9 gennaio. «Vi scrivo - digita nella sua mail il maggiore Marta De Paulis del servizio Meteomont - in relazione al pericolo valanghe, che sul versante della Majella e nella zona Appennino centro-meridionale risulta essere pari a 4, ovvero pericolo forte. Vorrei sapere chi è il referente regionale per questa materia, ovvero il sostituto del dottor Sabatino Belmaggio, che prima operava con noi».
La richiesta cade nel vuoto e il perché lo spiega questa mail del giorno 11. Il dirigente Domenico Macrini scrive al suo superiore Carlo Giovani, quello che lasciò l'ufficio prevenzione rischi dopo la scoperta dello scatolone abbandonato a prendere polvere: «Ti ribadisco l'urgente necessità di personale tecnico al posto del geometra Giuseppe Trasatti, improvvisamente collocato in pensione». Non hanno dubbi, i Carabinieri forestali, che alla Procura riferiscono: «La mancanza di personale presso l'ufficio rischio incendi boschivi e valanghe ha avuto anche un riflesso negativo sulla tragedia di Rigopiano». Lo conferma la mail datata 19 gennaio, inviata da Macrini a Giovani con la proposta del comunicato stampa sollecitato dieci giorni prima dai Forestali: «Come ti ho già comunicato - si giustifica Macrini - sono rimasto bloccato per due giorni a causa dell'emergenza neve che ha colpito anche la mia località di residenza. Solo oggi sono riuscito a raggiungere il posto di lavoro e a preparare il comunicato che ti allego». Eccolo il documento: «L'Appennino abruzzese a rischio forte per caduta valanghe...». Ventiquattr'ore dopo la tragedia dell'hotel Rigopiano suona come una macabra beffa.

LO SCARICABARILE Come in Provincia, come in Prefettura, come al Comune di Farindola. Dopo la tragedia scatta la fuga dalle responsabilità. Il 27 gennaio il presidente della Regione Luciano D'Alfonso porta in giunta la proposta di nomina di Sabatino Belmaggio a dirigente del Servizio di prevenzione rischi di protezione civile. Il primo febbraio, primo giorno di lavoro, Belmaggio scrive al direttore delle Opere pubbliche Emidio Primavera: «Si segnala la stima delle necessità economiche occorrenti per la Carta di localizzazione probabili valanghe sul territorio regionale... la somma occorrente è stimabile in euro 1300000». È l'inizio della maratona per trovare i soldi attesi almeno dal 2007: «La richiesta di fondi oggi pervenuta - scrive D'Alfonso il 6 febbraio - oggi stesso va riscontrata dai vertici tecnici del Dipartimento bilancio». La girandola di mail tra presidenza, Primavera, Belmaggio e Paolucci si conclude il giorno dopo: i soldi saltano fuori dai risparmi per i prepensionamenti. Molti anni e 29 morti dopo.

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